Recensione 2 : "Quello che non siamo diventati" Tommaso Fusari (Reading Challenge 2.0)

C'era una minuscola crepa  nell'angolo in alto dello specchio, che stava lì e forse nessuno l'aveva notata [...]  
Chissà se facciamo così  anche con le persone, se trascuriamo le loro incrinature e ci accorgiamo di loro solo quando si rompono in mille pezzi, e allora vorremmo tornare indietro per sistemare le cose. E Dio solo sapeva quanto Sara aveva provato in quegli anni a sistemare le cose, quelle degli altri, quelle di Michael, senza risolvere mai nulla, e le crepe di entrambi avevano creato voragini tra di loro.
Si asciugò le mani e lascio il suo riflesso lì, a rimuginare.



Punto di lettura



Scelta del libro:
Il libro era da un po' nella lista dei da leggere e così la traccia 42,  "libro con tazza o tazzine", della Reading Challenge 2.0 organizzata dalla pagina Leggere è viaggiare è stato il gancio per leggere Fusari. 
Certo questa tazza è incrinata ma la lettura è stata piena.


Trama:
Sara e Michael sono fratello e sorella che vivono insieme in una qualunque abitazione di un palazzo nella periferia di Roma. 
La loro è una convivenza fatta di isolamento ed estraneità vivono  quasi come due sconosciuti, ad unirli le poche  frasi o monosillabi che si scambiano tra un'entrata ed un'uscita dalla casa. 
Sara lavora a tempo pieno e si occupa di tutti gli impegni domestici con non poca fatica. La sua vita è fatta di casa e lavoro spostandosi tra le due mete con il bus, il  542 e gli auricolari del cellulare che trasmettono la sua musica.
Michael, fratello minore, passa nell'appartamento solo per mangiare e dormire. Con il motorino e  la musica delle cuffiette percorrere i diversi quartieri di Roma alla ricerca di un lavoro, cercato ma non voluto, alla ricerca di un qualcosa, quel qualcosa che può riempire il senso di non appartenenza. Michael refrattario a qualsiasi sentimento, a qualsiasi richiesta, chiuso, impenetrabile, che reitera comportamenti distruttivi ed apparentemente inspiegabili. 
Eppure nei ricordi che affiorano narrati dall'uno e dall'altra, in prima persona, si capisce che la loro infanzia e quasi adolescenza è stata felice,  due bambini complici e compagni di giochi, in una famiglia borghese tranquilla e felice come ce ne sono tante. 
Come hanno fatto due fratelli così uniti a diventare così estranei, lontani, assenti l'uno per l'altra?
Il lettore scoprirà mano mano l'evento drammatico che ha portato Sara e Michael ad essere quelli che sono oggi, l'evento passato che ha fagocitato tutto  l'amore che c'era ed anche  l'evento presente che inevitabilmente riporterà a galla l'origine della crepa. 


Il mio punto di lettura:
Di Fusari non avevo letto nulla, diverso tempo fa avevo preso in prestito in biblioteca il suo primo libro "Tempi duri per i romantici" ma senza dare seguito alla lettura. Ora mi sono ripromessa di leggerlo.
La lettura  di "Quello che non siamo diventati" è stata per me piena e con questo termine intendo che ho sentito il libro fisicamente: le emozioni  si sono propagate nel corpo rendendo le parole vive. 
Diversi elementi hanno contribuito a questa immersione profonda. 
Primo elemento: l'ambientazione nella città di Roma, città dove vivo che amo ed odio, in una delle tante estati calde, dove l'afa si alterna alle piogge. 
Secondo elemento: le descrizioni. Fusari contestualizza sempre i personaggi rendendo al lettore non solo i pensieri e le sensazioni fisiche ma anche quello che Sara e Michael  vedono intorno a loro: le persone che affollano i luoghi;  i luoghi ed i quartieri romani, il Colosseo, Monte Mario, Trastevere, il Gianicolo; descrive i sampietrini di alcune zone romane; le macchine, i motorini, il traffico romano; gli odori della città; le musiche e le canzoni che entrambi ascoltano attraverso gli auricolari. Dettagli che ricostruiscono in chi legge uno scenario preciso e per me facilmente identificabile. 
Terzo elemento: la scelta, originale direi, di utilizzare come rapporto centrale quello fraterno e non il solito cliché del rapporto di coppia, perché spesso le relazioni che si perdono nel tempo, senza rendersene conto, sono altre ed oltre la coppia. 
Ultimo elemento il tema del romanzo, l'elemento più coinvolgente:

E se tutto andasse male?  
Ci pensi mai a quello che non siamo diventati?
Ti sei mai chiesto come saremmo diventati  se le cose fossero andate diversamente?

Attraverso la storia di amore e distacco dei due fratelli Fusari pone il lettore davanti ad alcuni interrogativi: perché le relazioni profonde nel tempo cambiano? Come si fa  ad arrivare alla rottura definitiva di rapporti, un tempo forti e vivi, senza vedere le incrinature che nascono, crescono e che poi spaccano il vetro? 
E l'autore affronta il tema attraverso le domande di  Michael e soprattutto di Sara che osserva quello che sono diventati lei e Michael, che osserva le foto di un tempo passato che ha immortalato momenti felici, immagini che amplificano i ricordi, moltiplicano le sensazioni gli odori di ciò che era: 
Ci pensi mai a quello che non siamo diventati?

Vi è successo mai di porvi queste domande? A me sì.
Come Sara, con cui mi sono spesso identificata, mi trovo a volte a guardare quella che sono oggi in relazione alla mia famiglia, rievocando i momenti del passato, caricando  tutto il ricordo, sentendo sulla pelle la sensazione di quel momento e la nostalgia per ciò che siamo stati e che non può tornare. Osservo le foto di oggi, di ieri,  chiedendomi "E se tutto andasse male?" se quello che costruisco oggi nel  rapporto  per me più importante, quello con mia figlia, un giorno cambiasse? Si perdesse? Come fare a non perdersi, a rimanere uniti nel cambiamento?

Fusari ci da la sua  risposta che è una promessa rinnovata, una richiesta  pertinace, sempre la stessa che diventa chiara nelle ultime pagine. Una risposta semplice, ma risolutiva, l'unica direi. 

La scrittura è  armonica, dialoghi, descrizioni, flusso di pensieri, sensazioni che si alternano come in una composizione musicale, ben orchestrata. Forse nella parte finale c'è stata una certa ripetitività nel descrivere le emozioni di Sara che mi ha tolto la fluidità della lettura, ma è stato solo un attimo.
Lo stile di Fusari mi ha ricordato molto quello di Roberto Emanuelli, altro scrittore romano, di cui avevo letto "Davanti agli occhi". 
L'unica nota un pochino stridente è  stata l'inserimento di alcune parole colorite che non amo trovare nei libri, anche se, devo ammettere hanno permesso di  caratterizzare la tinta forte del personaggio di Michael.

Infine un apprezzamento alle ultime due pagine, quelle dei ringraziamenti, che mi sono piaciute, dove  Fusari racconta un po' di sé attraverso il grazie agli altri.

Consiglio il libro a chi ha il coraggio di immergersi in un tempo di  ascolto per ripercorrere la strada a ritroso delle relazioni, tornando all'origine della crepa per comprendere.


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