Recensione 4/103. Il paradiso degli orchi. Daniel Pennac
- Ho una sorpresa per te, Benjamin.
Quando nella numerosa famiglia di Benjamin Malaussène, Ben, si pronuncia questa frase beh c'è da sorridere e da preoccuparsi!
Un cocktail esplosivo questo primo episodio in cui la curiosità non ha avuto il tempo di assopirsi. Con un linguaggio ricco, direi colto, Pennac fa esplodere la meraviglia: torniamo bambini in una fiaba che ha punte di cinismo tipico degli adulti.
I personaggi ci vengono presentati tutti nelle prime pagine, accatastati gli uni sugli altri, in fila scomposta ad interloquire o cercare di interloquire con Ben, ognuno di loro ha qualcosa da dirgli, un vero assembramento. Non ho cercato anticipazioni sulla trama, non ho voluto spoiler ecco perché la mia curiosità è stata tanta in mezzo a questa folla variopinta, la prima domanda che mi sono posta è stata: cosa li lega a Benjamin?
Louna. L'infermiera entra in scena con una telefonata a Ben per sfogarsi della gravidanza inattesa, non da lei, bensì dal compagno. Louna è decisa a far saltare il piccolo inquilino nella sua pancia per non perdere il suo amato dottore, Laurent, perché lui di figli non ne vuole.
Thérèse. Di lei conosciamo subito la voce stridula al citofono con cui avvisa Ben che Jérémy non vuole fare i compiti. Thérèse è rigida come una cancelliere, stenografa tutte le storie narrate da Ben al Piccolo, le serve come esercizio per la scuola di segretarie, ma la sua abilità è prevedere il futuro, avvenimenti nefasti sotto congiunture astrali negative.
Jérémy. Il ragazzino di cui sopra alle prese con la scuola e qualche bomba fai da te.
Clara. La cui voce a differenza di Thérèse è calda e vellutata, sarà perché Ben avrebbe potuto amarla se non fosse stato per la loro parentela? Clara è un'appassionata fotografa e con la Laica regalatale da Benjamin anestetizza l'orrore a colpi di otturatore.
Clara. La cui voce a differenza di Thérèse è calda e vellutata, sarà perché Ben avrebbe potuto amarla se non fosse stato per la loro parentela? Clara è un'appassionata fotografa e con la Laica regalatale da Benjamin anestetizza l'orrore a colpi di otturatore.
Il Piccolo. Il più piccolo per l'appunto, disegnatore ossessivo di orchi di Natale a cui Ben racconta le storie in cui finzione e realtà copulano allegramente.
Julius. Il cane epilettico vive insieme a Ben sempre d'accordo per uscire, sempe contento di rientrare.
La mamma. L'apice dell'albero genealogico, la prima ad entrare in scena con una telefonata al figlio Ben per sapere come stanno tutti gli altri, i fratellastri di Ben: Louna, Thérèse, Jérémy, Clara, il Piccolo. Ecco la risposta alla mia domanda: il nostro narratore è il fratello maggiore, il capo famiglia direi dato che i padri, quelli biologici, sono sparpagliati: la mia povera mamma sparpaglia gli uomini.
Julius. Il cane epilettico vive insieme a Ben sempre d'accordo per uscire, sempe contento di rientrare.
La mamma. L'apice dell'albero genealogico, la prima ad entrare in scena con una telefonata al figlio Ben per sapere come stanno tutti gli altri, i fratellastri di Ben: Louna, Thérèse, Jérémy, Clara, il Piccolo. Ecco la risposta alla mia domanda: il nostro narratore è il fratello maggiore, il capo famiglia direi dato che i padri, quelli biologici, sono sparpagliati: la mia povera mamma sparpaglia gli uomini.
Ben è colui a cui tutti fanno riferimento ed è il capro espiatorio è questo il suo lavoro nel Grande Magazzino di Belleville, un quartiere di Parigi. Il capro espiatorio è un'evoluzione o un'involuzione del controllo tecnico: Benjamin viene pagato per addossarsi le colpe di ogni malfunzionamento che i clienti riscontrano con i prodotti acquistati. Ben è bravo in questo lavoro li convince sempre che sarà lui a pagare per il problema ecco perché gli acquirenti per evitargli un licenziamento ritirano il reclamo senza spese aggiuntive per il Magazzino.
Il racconto è ambientato nel periodo di Natale ed inizia con una bomba esplosa proprio dentro al Magazzino a cui ne seguiranno altre che daranno il via al giallo in cui il nostro protagonista verrà invischiato perché il signor Malaussène è la causa misteriosa ma evidente di qualsiasi evento inspiegabile.
Dentro a questa storia un po' fiaba, un po' reale, un po' noir tutto è strampalato: i personaggi sono estrosi, gli eventi a dir poco bizzarri, ma il modo in cui ci vengono offerti, privo di affettazioni li rende autentici e per questo non difettano in nulla. Pennac grazie ad una scrittura unica sfonda il muro dell' incredulità portandoci là dove tutto è possibile e reale: Ben è davvero il capro espiatorio nel Magazzino, ma lo è anche per la madre assente generatrice di figli senza padri, lo è per la società quando è necessario trovare l'artefice delle uccisioni; le premonizioni di Thérère sulle date delle esplosioni sono vere; Clara con il suo obiettivo riesce davvero a scoprire dettagli impensabili e la mamma è davvero in giro per il mondo a riposarsi e procreare.
Ben - Pennac narratore in prima persona funziona alla perfezione. Protagonista e autore coincidono e ad un certo punto ho sentito Pennac vicino a me con la voce di Ben ed ho goduto di un punto di vista privilegiato: dentro al personaggio grazie alle digressioni ed ai voli pindarici piacevoli ed ironici. Digressioni che Pennac inserisce spesso con l'utilizzo delle parentesi tonde, segno che non amo nella narrazione tanto da saltarle a pie' pari ma che qui ho apprezzato tantissimo.
Mi sono divertita non poco a leggere questo primo episodio anche se il sorriso spesso ha un retrogusto amaro e lo sguardo sulla società è impietoso.
Le ultime pagine preannunciano l'arrivo di altri personaggi, lo spoiler mi rende felice: La fata carabina e La prosivendola sono già pronti nella libreria con le loro copertine fumettistiche che adoro.
nono mai letto pennac e dubito di farlo in futuro, non è un autore che mi attrae nonostante i suoi libri spesso abbiano stuzzicato il mio interesse
RispondiElimina