Recensione 27: "Un ristretto in tazza grande" Federico Maria Rivalta 2 e mezzo /5

Eccomi arrivata al terzo appuntamento con la rubrica mensile "L'assassino è il maggiordomo" ideata da Desirèe Melano. Una rubrica in cui si sceglie un giallo, se ne parla a metà mese arrivando a metà libro,  ci si confronta a fine mese. 
La domanda centrale a cui rispondere è: chi potrà essere mai l'assassino?





Trama
Nel circolo sportivo  Golf Club Frassanelle frequentato dal giornalista economico Riccardo Ranieri viene ritrovato il cadavere dell'amico e compagno di gioco  Massimo Salvioni. 
Da qui iniziano una serie di eventi in cui lo stesso Riccardo, che non ha di certo lo stile di un detective,  sarà coinvolto insieme alla procuratrice del Nero. Scoprire l'assassino ed il movente  diventa una priorità per evitare che il nostro protagonista, preso di mira dall'omicida senza conoscerne il motivo, finisca  come il suo amico. 



Punto di lettura, recensione


Il mio punto di lettura 
Nell'ultimo anno non è successo spesso di imbattermi in letture non piacevoli. Probabilmente sono stata fortunata oppure ho scelto bene i titoli,  fino a questo.
Un ristretto  in tazza grande è un giallo tutto italiano: autore, ambientazione, personaggi, un made in italy che però mi ha deluso. 

La tentazione di abbandonare la lettura a metà libro è stata tanta ma essendo una lettrice ottimista,  che prima di chiudere la copertina anzitempo spera sempre di trovare nella pagina successiva la sorpresa, sono andata avanti. Avanti pagina dopo pagina fino ad arrivare all'ultima. Purtroppo per me niente sorprese, niente colpi di scena, niente di niente.
Sarà stata colpa di Donato Carrisi, Tana Frech letti in precedenza sempre per questa rubrica, di Barbara Baraldi letta per una lettura di gruppo,  che sicuramente  mi hanno abituato a thriller con  suspence, fitti misteri, articolate congetture, sarà stato il caldo impietoso di questi giorni di fine luglio, ma io qui dentro non ho trovato nulla. Ad un certo punto ho dovuto ricordare a me stessa che stavo leggendo un giallo e non  le vicende che investono il giornalista e la sua eclatante goffaggine. 
Il libro è una continua descrizione di contorno: la vita in provincia, il  circolo sportivo, i vicini del protagonista, il luogo di lavoro e soprattutto  il comportamento sgraziato ed imbranato del protagonista a cui fa da spalla  il poliziotto Paolo Battiston, la sua guardia personale. Le gag dei due che inondano le pagine le ho trovate stucchevoli.  In tutto questo il mistero e le indagini  intorno alle morti, ben 4 di cui un suicidio, svaniscono ancora prima di iniziare, per non parlare del movente e della risoluzione del caso. 

Non posso dire che sia scritto male e nemmeno che la lettura non scorra, se ci fossero stati anche queste due fattori allora sì che lo avrei abbandonato, ma manca il nocciolo: un giallo deve coinvolgere, deve tenere il lettore attaccato alle pagine mentre io l'unica cosa che avrei voluto fare era  riporre il testo nella libreria.


Commenti

  1. mi dispiace che non ti sia piaciuto, mi dispiace però meno non essere riuscita a partecipare stavolta ;)

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  2. Si non è stato il massimo come lettura. Forse trattata in modo superficiale. Eppure la scrittura dell'autore a me è piaciuta abbastanza.

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