Recensione 3: "Se ti abbraccio non aver paura" Fulvio Ervas

Il deserto entra ed esce da miei pensieri. L'associazione tra deserto e autismo è immediata. La scarsità di relazioni, l'apparente monotonia. Il silenzio. L'essenzialità. La vita che si fa strada sgomitando, distante dall'esplosione delle foreste, infilata tra la sabbia, dentro le fessure delle rocce, che non disdegna mimetismi, adattamenti estremi, che accetta di perdere parti di sé pur di resistere.




Scelta del libro
Questa volta la scelta è stata guidata ed ispirata dalla Challenge "Viaggio nel caos: reading challenge",  una sfida itinerante, organizzata dalla pagina delle Ladre di libri al centro del caos
Il primo obiettivo è: libro che parla di un viaggio on the road.
Appena letto il tema sono rimasta sospesa, poi pensando e ripensando mi è tornato in mente il titolo Se ti abbraccio non aver paura scoperto durante una serata al cinema in cui,  in una delle tante sale non la mia, proiettavano il film. Visto che  tra libro e film scelgo sempre il primo, il titolo era finito nella lista dei da leggere.

La recensione sarà inserita anche nell'album dell'altra Challenge a cui partecipo, Reading Challenge 2.0 organizzata dalla pagina Leggere è viaggiare come traccia 15


Trama
La storia narrata da Fulvio Ervas è la vera storia di Franco Antonello e del suo viaggio con il figlio Andrea, su una moto, una Harley, tagliando l'America da costa a costa. Un viaggio classico, coast to coast, on the road, per la route 66 ed oltre, per Andrea che di classico ha molto poco, perché Andrea è autistico.
Franco in un'estate che avrebbe dovuto essere come tante, alla ricerca di centri estivi adatti dove parcheggiare Andrea, un'estate fatta di corse e incastri per andarlo a prendere e portare, decide di faticare per qualcosa di diverso, per una grande avventura, decide di prendere il largo.
La sua decisione non è appoggiata dai medici, dagli insegnanti, non è appoggiata da amici, che credono che Andrea abbia bisogno di luoghi tranquilli, di abitudini e di una regolarità quotidiana, di consuetudini, e non di certo  di un viaggio imprevedibile come quello che il padre sta pensando. Ma Andrea di viaggi ne ha già affrontati tantissimi, in lungo ed in largo per le cure di ogni tipo, uno in più per un'altro tipo di cura si aggiungerà solo alla lista.

E Franco parte, con tante paure e incognite: se mi perdo Andrea? Se la moto si rompe? Se mi sento male, se muoio? Se l'America non sarà così tollerante?  
Franco parte con un unico obiettivo: fare un viaggio senza mete fisse, tempi obbligati, senza chilometraggi, senza progettare, vivere un'esperienza fatta di libertà liquida. Franco e Andrea salutano la famiglia, mamma, fratello più piccolo,  il cane e partono. Saremo per tre mesi come l'aria. 

Il viaggio inizialmente doveva prevedere l'attraversamento dell'America dalla Florida alla California ma, una volta arrivati e visto l'altro oceano,  Franco, pieno di energia, sente che il percorso non può finire lì, pensa a quell'invito del suo caro amico Lorenzo che vive a Tulum in America Latina, chiede ad Andrea se vuole andare in Messico. 
Lasciano la moto, prendono un aereo, noleggiano una macchina, poi una jeep ed anche un traghetto.
Ed una volta arrivati a Tulum proseguono ancora per Panama e poi ancora più giù 
perché ad Andrea viene affidato un compito, una lettera,  da una donna, Joana, che incontrano a Panama e allora si prosegue fino al Brasile.
L'itinerario si allunga, si allarga, si autodefinisce portando  Franco e Andrea lontano, sempre più lontano, dalla Florida ad Arraial d'Ajuda.

Il mio punto di lettura
Non è una biografia, non è un'autobiografia è un pezzo di vita, anzi un viaggio estivo di un padre ed un figlio, narrata da una terza persona in prima persona.
Detta così sembra un rebus ma il risultato di questo connubio  Franco-Andrea e Fulvio è perfetto.  Lo scrittore  narra in prima persona  percorsi, avventure, luoghi, persone, emozioni che non ha vissuto personalmente, in modo ineccepibile come se, invece, le avesse vissute sulla sua pelle e questo mi ha fatto apprezzare  la bravura di Fulvio Ervas come scrittore e  di Franco che ha donato le parole della sua esperienza e di quella di Andrea.

Un viaggio ricco di posti, di luoghi, di contraddizioni tra l'America del nord fatta di grandi spazi e l'America centrale, fatto di stupore, di gioco, di incontri tanti, con persone tante, di riflessioni, di avvicinamento al mondo di Andrea, un viaggio fatto di paesaggi mozzafiato e di miseria e povertà sconfinate, un viaggio della scoperta, dell'avventura.
Fatto di difficoltà, superate una alla volta: le crisi di Andrea, i suoi comportamenti ripetitivi che lo fanno sembrare un disco inceppato, il dialogo che si interrompe, il suo abbracciare e toccare la pancia delle persone, la stanchezza fisica e mentale di Franco. 

Durante l'itinerario ho sentito molto forte la dicotomia tra libertà e  prigionia.
Libertà liquida, come viene definita, di godere di un viaggio che si definisce strada facendo, in divenire. Decidere con le mappe in mano un percorso per poi modificarlo in base agli incontri lasciando che sia il viaggio a decidere e non le persone. Come se fossero trasportati dal vento, dalla strada da percorrere, sospinti dalle persone e dagli incontri. 
La prigionia legata al senso di impotenza, di inafferrabilità, di inadeguatezza,  che prova Franco che non riesce  ad entrare in contatto con suo figlio: che bello sarebbe avere un dialogo semplice e chiaro con suo figlio, interagire e comprendere con facilità. Perché l'impegno indefesso di questo padre, come di tanti altri genitori, a tratti si può trasformare in mancanza di aria, voglia di libertà. 
La prigionia di Andrea bloccato in un mondo tutto suo che in un passaggio scritto con il computer, l'unico mezzo con cui Andrea riesce a dare risposte più compiute alle domande del padre, dice:
Vuoi chiedermi qualcosa?
Andrea chiede aiuto testa confusa male sto
Che aiuto vuoi?
Guarire mia condizione di autismo. Sono stanco di stare così
Lo so Andre, lo so.

Libertà e prigionia di un rapporto familiare, dove la malattia altera la vita e le relazioni primordiali.
Le 319 pagine scorrono veloci, capitoli brevi ed una  scrittura  leggera che  fonde paesaggio, percorso, emozioni, interrogativi, esperienze. 

Da lettrice e spettatrice  ho seguito le tappe di questo on the road attraverso la mappa, mano mano che le pagine scorrevano  tra le dita.

Consiglio il libro a chi vive nella propria vita un rapporto familiare come quello di Franco ed Andrea ma soprattutto  a chi non lo vive. 

Commenti

  1. l'ho letto qualche tempo fa, mi ha colpito molto e mi è piaciuto. Per me è stata una lettura intensa, ma vivo una situazione simile. Sono contenta che ti sia piaciuto e la tua recensione è molto bella

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    1. Grazie Chiara, sono onorata per le tue parole perché ti ammiro come blogger di libri e perché conosci perfettamente il tema.
      Ti abbraccio.

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