Recensione 5: "Ascolta la mia ombra" Marc Levy (Reading Challenge 2.0)

Credevo di vedere cose invisibili agli occhi degli altri, ma ero ancora più cieco di loro


punto di lettura

Scelta del libro
Libro scelto per la Reading Challenge organizzata dalla pagina Leggere è Viaggiare  traccia  2:  libro scelto da una lettrice della Reading. 
La mia consigliera d'eccezione è stata Sara Prearo che ringrazio per la splendida lettura.
Sarà con te ogni titolo è una certezza!


Trama

Il protagonista ha un dono speciale: quando la sua ombra e quella della persona che gli è accanto si sovrappongono, si scambiano. L'ombra dell'altro nel suo corpo gli parla e racconta tanto di quello che non è visibile dall'esterno. Le ombre lo cercano e si confidano per farsi aiutare e trovare una soluzione ai mali, ai dolori che affliggono le persone a cui appartengono.
Nella prima parte ritroviamo  il protagonista bambino  che descrive gli eventi che lo investono: la difficoltà di socializzare con i compagni di scuola, ad eccezione di Luc il figlio del panettiere, per il problema delle ombre e perché è sempre il più piccolo della classe, i suoi genitori orgogliosi, lo hanno mandato a scuola con sei mesi di anticipo.
L'incubo rappresentato dal compagno di classe Marquès, il suo opposto in tutto.
L'amore per Elisabeth, una ragazzina elegante e piena di fascino che non riuscirà mai ad avvicinare. Ma soprattutto ci racconta l'evento familiare che segna, in silenzio, tutta la sua infanzia e l'età adulta.
Nella seconda parte lo ritroviamo adulto, lontano dalla casa dove è cresciuto, impegnato a studiare per diventare medico. E'  qui che il passato tornerà a trovarlo attraverso il ricordo di una bambina, Cléa, conosciuta durante una vacanza al mare, l'unica a cui ha potuto confidare il segreto delle ombre perché questa bambina non è come gli altri. Il passato ritornerà attraverso una scatola, lasciata dalla mamma nel sottotetto della loro casa, dove da bambino andava a parlare con le ombre, sotto la luce  della luna che filtrava dal lucernario.

Il mio punto di lettura
Il romanzo si apprezza in tutta la sua bellezza ed in tutta la sua potenza emotiva chiusa l'ultima pagina. A me è successo così. Probabilmente perché mi aspettavo una storia diversa dove le ombre fossero possenti e protagoniste, invece l'autore le lascia in sottofondo, onnipresenti, facendole emergere qua e là.

Nel raccontarci la sua storia in prima persona il protagonista, di cui non sappiamo il nome, lo fa con un tono distaccato, come un medico che osserva un paziente a cui deve comunicare il referto e questa  modalità mi ha colpito e  mi ha fatto storcere il naso  soprattutto nella prima parte dove è il bambino a narrare la sua infanzia. Mi sono chiesta perché non si ribella, perché non fa domande e cerca risposte a quello che succede nella sua famiglia? Perché accetta in silenzio gli eventi?
E poi ancora nella seconda parte lo troviamo adulto che con lo stesso distacco fa scorrere la vita e soprattutto le relazioni osservandole più che vivendole: con la mamma a cui promette spesso di andare a trovarla senza farlo, con l'amico Luc, con Sophie la sua amica-ragazza in una relazione mai definita chiaramente, ed anche con Cléa l'unica persona con cui entra veramente in contatto.
Lei non è curioso gli dice la signora che abita al piano di sopra, sei altrove gli dice l'amico Luc ed è così. 
Ecco cosa manca al protagonista bambino: la curiosità. 
Ecco cosa manca all'adulto: esserci.
Forse per questo non abbiamo il nome del protagonista, la sua identità.
Ascoltare le ombre altrui che si raccontano non è facile, tutt'altro, ma ascoltare la propria, di ombra, a volte è impossibile, soprattutto se dentro si ha un dolore mai affrontato.
L'autore è bravissimo nel renderci esattamente queste sensazioni con una narrazione veloce, che non lascia spazio a pause, ma anche attenta e raffinata nella scelta e nell'incastro delle parole.

È strano come ultimamente molti dei libri che leggo affrontino il tema delle relazioni familiari (Una domenica di F. Geda; Quello che non siamo diventati di T. Fusari) tema che mi colpisce nel profondo e che anche in questa elegante e potente storia emerge con forza.
In diversi punti, soprattutto in un capitolo verso il finale ho dovuto rimandare la lettura perché la forte empatia con quello che stava accadendo al protagonista mi ha portato a chiudere il libro in un atto di protezione.
Ho pianto con il libro tra le mani e sul petto. 
Ho sentito il libro toccarmi il cuore.
L'ho chiuso per non sentire e poi l'ho riaperto, per sentire nuovamente, perché la parte più importante e bella della vita è sentire e soprattutto decidere di esserci.

Un libro per chi vuole immergersi in una storia  diversa e potente ed in una scrittura elegante.

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