Recensione 8: "Tutto sarà perfetto" Lorenzo Marone valutazione 4/5
Sì, abbiamo le radici, è vero, e sì, sono una parte importante di noi perché, come dice il comandante, spesso ci riportano a casa, il luogo dell'accoglienza e degli affetti. Il problema è che per alcuni le radici diventano catene, qualcosa alla quale si resta aggrappatai con tutta la forza per paura, come l'erbaccia che mamma mi diceva sempre di sradicare dal vaso in giardino, che non si strappava nemmeno a tirarla via con due mani e alla fine venne via con tutta la terra appresso.
[...]
È che per non vivere in eterno nella paura bisogna saper strappare i cespi prima che tutto venga via insieme a te.
Altrimenti, quando poi un giorno torni, il vaso lo trovi vuoto.
La scelta del libro
Di Lorenzo Marone avevo già letto La tentazione di essere felici così quando nel gruppo di lettura formato dalla pagina delle "Ladre di libri al centro del caos", dalla pagina "Leggere è viaggiare" e "Libri itineranti" è stata proposto questo non ho avuto dubbi sulla scelta.
La trama
La storia inizia con una strana lista scritta nero su bianco da Marina, sorella di Andrea: le 10 regole che Andrea dovrà seguire per accudire suo padre Libero, gravemente malato, nei due giorni in cui la sorella, con la sua famiglia, ad esclusione del cane bassotto, parte per un breve viaggio.
Questa lista è il simbolo della mania di controllo, sulla vita, di Marina, che chiama il fratello ogni due ore, e contemporaneamente è il simbolo del comportamento refrattario alle regole di Andrea, fotografo quarantenne, single, e del padre Libero che convince, senza tanta fatica, il figlio ad andare a Procida, violando un po' tutte le disposizioni lasciate da Marina.
Andrea vorrebbe, apparentemente, seguire le regole ma ad ogni richiesta del padre cede e così si ritrova nell'isola in cui la sua famiglia ha vissuto fino all'improvvisa morte della madre Delphine, quando erano ancora bambini ed in cui Andrea non è più tornato.
L'isola riporta a galla ricordi, sensazioni, momenti che permetteranno ad Andrea di ricostruire la sua storia e quella della sua famiglia: della madre Delphine straniera un pò pazza che non amava l'isola e che, a dir loro, non era una buona madre; del padre Libero spesso assente, imbarcato nelle grandi navi da crociera, uomo severo e di poche parole verso cui Andrea sente ancora un rispetto reverenziale. Il ritorno a Procida, dopo tanti anni, porterà Andrea a riscoprire un mondo antico sommerso che come nelle maree riemerge e lascia scoprire aspetti della vita familiare che gli erano celati.
Il mio punto di lettura
Se in La tentazione di essere felici la narrazione segue il passo veloce di Cesare Annunziata, la sua vita presente, passata e quella dei suoi compagni-inquilini, qui le parole carezzano con un ritmo più lento il viaggio di Andrea e di suo padre Libero verso Procida, l'isola che contiene tutti i ricordi, il passato, da cui Andrea dovrà affrancarsi.
Un ritmo calmo, intervallato da dialoghi perfetti ed esilaranti, che ci accompagna nella discesa nella memoria, attraverso gli odori, i luoghi, le persone ed attraverso una macchinetta fotografica, Olympia regalata ad Andrea dal padre quando era piccolo, rimasta in disuso per tanti anni, con un rullino pieno di foto dimenticate.
L'infanzia di Andrea riemerge nel bel mezzo del presente attraverso la descrizione di un ricordo ed attraverso i Collage in cui ci viene data un'istantanea di un luogo, di un momento, di una emozione, come se fossimo davanti ad una fotografia.
L'autore sa armonizzare nostalgie, tristezze, verità scomode, a momenti di spassionato divertimento. Nelle prime 40 pagine mi sono ritrovata a ridere da sola, con il libro poggiato sul naso.
Anche in questo romanzo emerge lo stile inconfondibile che ci fa passare dal riso ai toni più malinconici e viceversa, ed in questo Marone è impeccabile, sa descrivere l'aspetto più contrastante della Vita: la sua tragicomicità.
I titoli dei capitoli li ho trovati evocativi e leggendoli mi hanno fatto immergere nella musicalità delle parole: L'odore dei limoni nei cortili dei limoni, In mare aperto, Il polpo fra le mani, L'erbaccia va sradicata, sono solo alcuni di questi.
Uno in particolare lo porterò con me: I ragnetti che portano i brutti pensieri con cui Andrea descrive lo stato in cui tutti cadiamo quando siamo colpiti dai perniciosi e pesanti pensieri, che faticano a lasciarci come se fossimo avviluppati in una ragnatela.
L'ultima nota alle descrizioni delle isole di Procida, di Vivara, al paesaggio marino che fa da sfondo alla storia, onnipresente, da cui ho percepito l'amore dello scrittore per questi luoghi.
Il cantastorie Marone è una certezza, anche se personalmente ho preferito il ritmo narrativo dato dal dissacrante Cesare Annunziata nella "La tentazione di essere felice".
Il filone Marone, nelle mie letture, non si esaurisce qui.
[...]
È che per non vivere in eterno nella paura bisogna saper strappare i cespi prima che tutto venga via insieme a te.
Altrimenti, quando poi un giorno torni, il vaso lo trovi vuoto.
La scelta del libro
Di Lorenzo Marone avevo già letto La tentazione di essere felici così quando nel gruppo di lettura formato dalla pagina delle "Ladre di libri al centro del caos", dalla pagina "Leggere è viaggiare" e "Libri itineranti" è stata proposto questo non ho avuto dubbi sulla scelta.
La trama
La storia inizia con una strana lista scritta nero su bianco da Marina, sorella di Andrea: le 10 regole che Andrea dovrà seguire per accudire suo padre Libero, gravemente malato, nei due giorni in cui la sorella, con la sua famiglia, ad esclusione del cane bassotto, parte per un breve viaggio.
Questa lista è il simbolo della mania di controllo, sulla vita, di Marina, che chiama il fratello ogni due ore, e contemporaneamente è il simbolo del comportamento refrattario alle regole di Andrea, fotografo quarantenne, single, e del padre Libero che convince, senza tanta fatica, il figlio ad andare a Procida, violando un po' tutte le disposizioni lasciate da Marina.
Andrea vorrebbe, apparentemente, seguire le regole ma ad ogni richiesta del padre cede e così si ritrova nell'isola in cui la sua famiglia ha vissuto fino all'improvvisa morte della madre Delphine, quando erano ancora bambini ed in cui Andrea non è più tornato.
L'isola riporta a galla ricordi, sensazioni, momenti che permetteranno ad Andrea di ricostruire la sua storia e quella della sua famiglia: della madre Delphine straniera un pò pazza che non amava l'isola e che, a dir loro, non era una buona madre; del padre Libero spesso assente, imbarcato nelle grandi navi da crociera, uomo severo e di poche parole verso cui Andrea sente ancora un rispetto reverenziale. Il ritorno a Procida, dopo tanti anni, porterà Andrea a riscoprire un mondo antico sommerso che come nelle maree riemerge e lascia scoprire aspetti della vita familiare che gli erano celati.
Il mio punto di lettura
Se in La tentazione di essere felici la narrazione segue il passo veloce di Cesare Annunziata, la sua vita presente, passata e quella dei suoi compagni-inquilini, qui le parole carezzano con un ritmo più lento il viaggio di Andrea e di suo padre Libero verso Procida, l'isola che contiene tutti i ricordi, il passato, da cui Andrea dovrà affrancarsi.
Un ritmo calmo, intervallato da dialoghi perfetti ed esilaranti, che ci accompagna nella discesa nella memoria, attraverso gli odori, i luoghi, le persone ed attraverso una macchinetta fotografica, Olympia regalata ad Andrea dal padre quando era piccolo, rimasta in disuso per tanti anni, con un rullino pieno di foto dimenticate.
L'infanzia di Andrea riemerge nel bel mezzo del presente attraverso la descrizione di un ricordo ed attraverso i Collage in cui ci viene data un'istantanea di un luogo, di un momento, di una emozione, come se fossimo davanti ad una fotografia.
L'autore sa armonizzare nostalgie, tristezze, verità scomode, a momenti di spassionato divertimento. Nelle prime 40 pagine mi sono ritrovata a ridere da sola, con il libro poggiato sul naso.
Anche in questo romanzo emerge lo stile inconfondibile che ci fa passare dal riso ai toni più malinconici e viceversa, ed in questo Marone è impeccabile, sa descrivere l'aspetto più contrastante della Vita: la sua tragicomicità.
I titoli dei capitoli li ho trovati evocativi e leggendoli mi hanno fatto immergere nella musicalità delle parole: L'odore dei limoni nei cortili dei limoni, In mare aperto, Il polpo fra le mani, L'erbaccia va sradicata, sono solo alcuni di questi.
Uno in particolare lo porterò con me: I ragnetti che portano i brutti pensieri con cui Andrea descrive lo stato in cui tutti cadiamo quando siamo colpiti dai perniciosi e pesanti pensieri, che faticano a lasciarci come se fossimo avviluppati in una ragnatela.
L'ultima nota alle descrizioni delle isole di Procida, di Vivara, al paesaggio marino che fa da sfondo alla storia, onnipresente, da cui ho percepito l'amore dello scrittore per questi luoghi.
Il cantastorie Marone è una certezza, anche se personalmente ho preferito il ritmo narrativo dato dal dissacrante Cesare Annunziata nella "La tentazione di essere felice".
Il filone Marone, nelle mie letture, non si esaurisce qui.
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