Recensione 15: "La gemma di Ceylon" di Amalia Frontali 3 e 1/2 su 5

Solo talvolta si scopriva assorta in confronti impossibili  fra la compita gentildonna inglese e una creatura nuova, silvana, priva di contegno e talvolta di principi, che si confondeva con i nativi, incapace di giudicare se stessa e loro con la chiarezza che sarebbe stata necessaria. Si sentiva smarrita ed esitava a cercarsi.




Trama 
Siamo nel 1817, Dido Monika Monkford viene spedita dalla famiglia  nell'isola di Ceylon per diventare moglie di Henry Havishan.  Andare in una colonia inglese per contrarre matrimonio quando è possibile trovare corteggiatori in Inghilterra non depone certo in suo favore. Dido in effetti non ha le caratteristiche che si addicono ad una ragazza da marito. Non è civettuola ed ammiccante come la sorellastra. Non è  appariscente:  Dido a ventiquattro anni appena compiuti, pareva una vecchia zitella rispetto alla freschezza e alla vivacità della sorella.
Due qualità le vengono riconosciute da Mrs Monkford, la seconda moglie del padre di Dido, qualità che anche noi lettori non tarderemo a scoprire. Dido è una donna acculturata con un buona dose di ironia ed un' impeccabile conoscenza dell'etichetta inglese a cui si aggiunge l'abilità nel ballo. Durante le serate in società il carnet, con la lista dei ballerini in attesa, è sempre pieno.
Di certo gli altri meriti che lei stessa si riconosceva - una mira eccellente sia con l'arco che con la pistola, un infallibile senso dell'orientamento ed una certa predisposizone a reggere l'abuso di alcool non possono essere spuntati nella checklist degli elementi che servono per diventare moglie di un inglese.

La promessa sposa arriva nell'isola di Ceylon e mentre fantastica sull'immagine del suo promesso sposo trova ad accoglierla Eliza, la sorella minore di Henry ed una notizia del tutto inattesa: il futuro sposo è morto di febbre cerebrale mentre Dido era in viaggio. La nostra acuta protagonista non si perde d'animo, del resto quel marito non lo ha conosciuto e grazie all'accoglienza della famiglia Havisan protrarrà il soggiorno più del previsto. 
La scoperta  della prorompente natura selvaggia nella parte nord-est dell'isola in cui non è bene avventurarsi per una donna inglese, l'incontro con un nativo del posto,  Asiri  dagli occhi grigio ardesia, saranno l'occasione per mettere a confronto due mondi lontani, antagonisti e contemporanemente così vicini nello spirito di Dido.



Il mio punto di lettura 
La gemma di Ceylon è stata una lettura spensierata. Mi ha divertito  l'ironia della protagonista, i pensieri sagaci ed acuti. Il meglio di Dido emerge nei dialoghi con Asiri, le pagine più riuscite del libro.
La storia, l'ambientazione ed i personaggi hanno riportato alla mente i romanzi con le avventure di Sandokan, mi sono sentita dentro ad una fiaba ed il viaggio per quanto è durato è stato piacevole.
Dido  conosce alla perfezione l'etichetta inglese dell'800 ma ha uno spirito indomito, reffrattario al formalmente corretto. Agisce reiterando azioni che la portano ad oltrepassare l'argine fissato per le gentildonne. Lo straripamento le permette di  inondare nuove terre, accogliere nuove consapevolezze invertendo l'ordine prestabilito. Il colonizzato è simbolo di libertà, ricchezza di vita mentre il colonizzatore rimane prigioniero delle proprie regole.
Dido vive un conflitto interiore cercando di demarcare più volte, con un pennarello a punta grossa, la linea di confine dettata dalla sua inglesità  ma Asiri è la gomma da cancellare che farà sparire, ad ogni incontro, il tratto tracciato.

Ho trovato interessante il modo di affrontare sia il tema classico della contrapposizione tra cultura colonizzatrice inglese e cultura dei nativi colonizzati, sia il tema del ruolo della donna nella società del tempo, il cui  unico posto è quello di moglie e madre, niente altro all'orizzonte. Non a caso il  libro inizia con il viaggio di Dido verso la colonia esotica di Ceylon dettato dalla difficoltà  di contrarre un buon matrimonio:
In famiglia, a fine della stagione, quando Maria aveva declinato  [...] quattro proposte di matrimonio, di cui almeno una eccellente, si decise che sarebbe stato più facile che la maggiore si sposasse all'estero. 
Tutto contribuisce a prepararci per un banchetto ricco ma durante il pasto ci sono stati degli elementi che  non mi hanno convinto.  
Il primo fra tutti l'utilizzo eccessivo degli incisi che allontanano  dal discorso  principale costringendoci  a rileggere alcuni  passi troppo lunghi. Il secondo elemento è la velocità con cui l'autrice arriva al finale quasi come se avesse fretta di chiudere. Il lettore si affeziona ai personaggi, all'ambiente rigoglioso, alla storia,  segue le vicende  e poi  tutto gli viene tolto repentinamente offrendogli un epilogo da  centometrista.

La scrittrice ha creato una buona impalcatura ma poi ad un certo punto ha smesso di mettere i mattoni uno sull'altro, con sapiente pazienza. Il risultato è  una storia piacevole ma che avrei volentieri seguito in una evoluzione più corposa per far sentire il lettore, una volta chiuso il libro, appagato. 


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