Recensione 19: "La casa delle voci" Donato Carrisi - Rubrica "L'assassino è il maggiordomo" 4/5

Per un bambino la famiglia è il posto più sicuro della terra, oppure il più pericoloso: ogni psicologo infantile lo sa bene. Solo che un bambino non sa distinguere la differenza





Con questa recensione partecipo ad una nuova rubrica L'assassino è il maggiordomo ideata da Desirèe Melano del blog La biblioteca dei desideri
Si sceglie con una votazione un libro da leggere dal 1 del mese. 
Si legge la metà del libro per il 15 del mese e se ne discute nel gruppo di lettura votando quello che secondo ognuno di noi è  l'assassino.  
L'ultimo giorno del mese si pubblica la recensione e si parla del libro.
La scelta di partecipare è stata dettata dalla voglia di mettermi in gioco: leggere gialli o thriller e dalla curiosità.
Per il mese di maggio abbiamo letto Donato Carrisi





Trama
Regola numero tre: non dire mai il tuo nome agli estranei
Regola numero quattro: non avvicinarti mai agli estranei e non lasciarti avvicinare da loro
Regola numero cinque: se un estraneo ti chiama per nome, scappa
Regola numero due: gli estranei sono il pericolo
Regola numero uno: fidati soltanto di mamma e papà

Un inizio in apnea. Cinque regole, inflessibili inviolabili, che la bambina Hanna Hall registra nella sua mente mentre racconta la sua vita nella casa delle voci o meglio nelle tante case delle voci dove abita con i suoi genitori.
Ma quella che trova davanti a sé Pietro Gerber non è una bambina. È l'adulta Hanna pronta per iniziare con lui, proprio con lui, una terapia psicologica che prevede delle sedute di ipnosi. Perché se qualcuno chiedeva a Gerber in cosa consistesse il suo lavoro, lui non rispondeva mai <<psicologo infantile  specializzato in ipnosi>>. Usava un'espressione coniata da chi gli aveva insegnato tutto e che riassumeva meglio il senso della sua missione. 
Addormentatore di bambini.

Gerber è restio, lui non lavora con gli adulti, lavora solo con i bambini. Hanna Hall però è arrivata direttamente dall'Australia, annunciata da una assurda telefonata della collega Theresa Walker, che ha avuto in cura Hanna per pochissimo tempo. Gerber non ha il tempo di pensare ad un rifiuto. Hanna è lì, seduta sulla rampa che conduce al suo studio. L'addormentatore di bambini [...] si bloccò a guardare quella fragile creatura che non aveva mai visto prima, riconoscendola all'istante. [...] Gerber si sorprese perché non riusciva a distogliere lo sguardo da lei.
Hanna ha bisogno di ricostruire il suo passato e lo può fare solo con l'ipnosi perché il ricordo che si è affacciato nella sua mente, durante la prima seduta con la dott.ssa Walker,  è quello di un omicidio avvenuto quando Hanna era solo una bambina e la vittima è ancora sepolta in Italia. Hanna ha bisogno di aiuto e più  andrà avanti nelle sedute più Pietro si renderà conto che l'incompletezza della vita di Hanna è molto simile alla sua.


Il mio punto di lettura
E' il primo libro che leggo di Donato Carrisi, uno degli autori più celebrati negli ultimi anni per il genere thriller/gialli.
Devo dire che sono rimasta  particolarmente colpita dallo stile.
Frasi brevi, concise. Un uso impeccabile della punteggiatura che determina il ritmo narrativo, musica per chi legge. Altra nota positiva la trama. Misteriosa. Suggestiva. Fino alle ultime pagine.
I capitoli sono costruiti con una alternanza tra l'evoluzione della storia presente ed  la ricostruzione del passato di Hanna. La protagonista entra nello studio, entra nello stato di semi coscienza dell'ipnosi, la sua discesa nel passato coincide con l'inizio di un capitolo interamente dedicato al ricordo. E' così che il lettore si trova in due tempi diversi con la Hanna bambina e con la Hanna adulta.

La storia scivola letteralmente tra le righe e non esagero se dico che La casa delle voci si può leggere in un giorno tanta è la voglia di trovare le risposte alle spinose domande che assillano il lettore.
All'intricato mistero di Hanna si affiancano altri due enigmi: il caso del bambino fantasma, Emilian, che Pietro sta seguendo quando arriva Hanna e la storia personale di Pietro. La figura del padre, il signor B.,  con cui Pietro deve fare i conti, il mistero della  stanza chiusa, accanto allo studio di Pietro, dove lavorava il padre; il mistero di una parola detta all'orecchio del figlio, in un letto di ospedale, che nessuno conosce e per questo stuzzica la fantasia del lettore.
Misteri nel mistero con cui Carrisi  che corrono paralleli ed a tratti si intersecano.

L'autore, forse, non risponde a tutte le domande che il lettore si pone, non dirime  i tanti elementi messi nella storia per giungere ad un epilogo naturale,  io però, chiusa l'ultima pagina,  sono rimasta appagata per il modo in cui Carrisi ha saputo rapire la mia attenzione tenendomi incollata alle pagine come un'ape al miele, come il sole alla luna, come il lettore al suo libro.

Commenti

  1. io invece dal finale sono rimasta delusa. credo che manchi qualcuno, è tutto finito troppo in fretta e i dubbi rimasti sono davvero troppi per quanto mi riguarda. però leggere insieme è stato molto divertente

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  2. Carrisi è sempre Carrisi, ma mi ricordo che questo capitolo mi è rimasto meno impresso rispetto ad altri suoi che avevo letto.

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