Recensione 20: La linea del colore di Igiaba Scego 4/5

Niente mi ha reso davvero libera come viaggiare. Sono nata dentro quel piroscafo che mi portava a Liverpool, in Europa. Nata a diciannove anni. Solcando quel mare dove la mia gente, la gente nera, ha sofferto l'inferno. Ed è superando l'inferno che sono rinata. Ora sto di nuovo partendo da questa grigia Inghilterra a quell'Italia che bramo tanto.



punto di lettura recension


Trama
Lafanu Brow, alta, capelli crespi occhi grandi, fronte ampia piedi grossi. [...] Della defunta madre le erano rimasti il collo lungo e le labbra turgide  nasce in una tribù Chippewa nell'America del XIX  sec. Suo padre, l'haitiano, si era fermato nel villaggio solo il tempo per vederla nascere, due stagioni, ed era ripartito lasciandole in eredità l'inclinazione per il disegno, la voglia di dare forma ai volti e l'attrazione per i viaggi. Lafanu sognava, come aveva forse sognato il padre, di attraversare il globo con i suoi piedi grandi.
Ed il viaggio inizia presto. Inizia quando le donne "civilizzate" arrivano nel villaggio, scelgono e portano via i  bambini lasciando in cambio alla tribù  tanti soldi. In una di queste incursioni Lafanu finisce nelle grazie di Betsebea Mckenzie, una delle dame più ambiziose e caritatevoli. Ad attrarre l'attenzione di Betsebea non sono i  caratteri somatici di Lafanu, troppo indigeni, bensì ciò che la bambina le ispira: questa ragazzina ha qualcosa dentro. Non me la farò sfuggire. La trasformerò nel migliore elemento della sua razza. Sarà un gioco da ragazzi farla diventare come io desidero.
Lafanu è felice. Finalmente parte. Il suo viaggio sarà lungo e travagliato. Dalla valle Chippewa alla città di  Salenius e poi all'istituto di Corbelin per tornare nuovamente a Salenius, dopo la notte del 1859, notte che segna indelebilmente la vita ed il corpo della giovanissima Lafanu. Arrivare in Inghilterra ed infine in Italia a Roma, dove inizia la realizzazione del suo sogno: diventare la pittrice più brava di tutti.

Leina è una donna dei nostri tempi, figlia di migranti, nata e cresciuta in Italia mischiando i tratti somali ed un italiano a volte più pulito di tante persone che si sentono più italiani di lei. In  Leina convivono più culture, mischiate.
Leina, curatrice di mostre ed esposizioni d'arte, entra in contatto con le opere di Lafanu Brown grazie alla conoscenza di Alexandria Mendoza, una studiosa di storia dell'arte che sta svolgendo una ricerca sulle artiste nere del XIX sec.
Leina inizia a  studiare la vita di Lafanu Brown, ricostruendola attraverso le tante lettere, taccuini, appunti, lasciati  dall'artista e decide di organizzare una mostra alla biennale di Venezia per rendere Lafanu pop, farla rivivere e far conoscere l'arte nera.

Intorno a queste due  protagoniste, così lontane nel tempo e così vicine nello spirito, ruotano tante altre figure femminili e tanti personaggi maschili che ci offrono un affresco fedele dei costumi, degli usi, dell'ideologia del tempo.  


Il mio punto di lettura
Sei una fallita Lafanu Brown. Non riuscirai a combinare nulla nella vita.

La storia di Lafanu Brown è una storia di catene, di libertà, di sofferenza e soprattutto di resilienza.
La protagonista lotterà contro l'ideologia di un periodo storico che la vuole donna, nera, schiava.
Lotterà contro una violenza selvaggia che ferirà il suo corpo  e la sua anima. Lotterà contro una violenza strisciante sempre pronta ad abbatterla.
Lotterà contro quella donna salvatrice, Betzabea, che la vuole modellare  e poi sistemare bene come un pupazzo.
Lotterà anche quando l'uomo  per cui prova un sentimento profondo le chiederà di sposarlo  al prezzo di lasciare la sua arte per  assumere il ruolo di moglie.
Lotterà contro i  fantasmi, che la seguono nelle notti insonni.
Lotterà per non permettere che quella frase abbia la meglio.
Lotterà per arrivare in Italia, a  Roma,  intraprendendo un viaggio proibito alle donne. Alle donne nere.

Leina non ha bisogno di lottare come Lafanu.
Leina ha un passaporto forte, può viaggiare liberamente, non come i suoi parenti, non come la sua  amata cugina, Binti,  bloccata in Somalia,  come tanti uomini e donne.
Leina però ha nel sangue la Somalia e negli occhi un paese moderno, l'Italia,  che  non sa esattamente dove collocarla, dove sistemare, nella struttura sociale, questi nuovi italiani, nati da migranti.

Il romanzo di Igiaba Scego tratta temi attuali in una storia che  si ripete sempre uguale: oppresso ed oppressore, la migrazione dei popoli, la schiavitù, la violenza, la negazione della Vita, ma lo fa ponendo l'accento  sui corpi e sul viaggio. 
La scrittrice parla spesso dei corpi, il nostro biglietto da visita con cui ci presentiamo al resto del mondo. Corpi in movimento, straziati, azzittiti, preda dell'altro, umiliati.  La sofferenza fisica che si può toccare e vedere è una delle due facce della stessa medaglia. Sull'altro lato troviamo la perdita di dignità. A questo si aggiunge il tema del viaggio. Negato. 
La ricerca della libertà, la possibilità di riscattare la propria vita che non è per tutti un diritto, non lo è affatto per chi non ha un passaporto forte, per chi non nasce nella parte "fortunata" del mondo.

La scrittura è ricercata, la costruzione della trama complessa. Si alternano capitoli della vita attuale di Leina scritti in prima persona e capitoli  con  la storia di Lafanu, in terza persona,  utilizzando anche un font di scrittura diverso.  
Un libro di non facile lettura per il complesso ingranaggio, per i tanti  personaggi che si intrecciano, per i temi trattati.
Se all'inizio ho  faticato a mettere insieme i pezzi della storia e ad entrare in empatia con la scrittura, poi mi sono immersa ed ho amato Lafanu, la sua forza, la sua intelligenza, il suo essere rediviva. 
Mi sono sentita coccolata dall'attenzione che la scrittrice ha riservato al lettore, un testo ricco di  citazioni alle arti: la scultura, la pittura, la letteratura. Citazioni che sono state per me consigli  da cui ho tratto due interessanti spunti: il primo di lettura, appuntandomi il libro di Madame de Stael Corinna o l'Italia, spesso citato nel libro come un mantra per le  donne del tempo, ed uno sulla musica brasiliana che mi ha accompagnato nei pomeriggi di lettura.

Non posso che apprezzare e consigliare la Linea del colore attraverso cui il lettore ne uscirà arricchito.

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