Recensione 21: "Da oggi voglio essere felice" di Valeria Benatti 3/5 Rubrica "Ci provo con..."

Nuova recensione per la rubrica a cadenza mensile Ci provo con... ideata da Chiara del blog La lettrice sulle nuvole in cui si legge un autore o autrice per la prima volta. Un grazie particolare a Dolci Carloni che ogni mese ci regala il banner.



Nino si alza da tavola lentamente, mette a posto la sedia, si avvia per il corridoio con le spalle curve come quelle di un vecchio, perché sente un peso grosso che lo schiaccia giù e non sa cos'è. Comincia così la prima giornata di una vita tutta nuova che non ha cercato e nemmeno immaginato. Una vita da vero bambino, quella che non ha ancora mai avuto."


Trama
Caos, abbandono, degrado, negligenza, disattenzione, disillusione, distanza, infanzia rubata. Parole che non dovrebbero essere associate alla famiglia.

Tranquillità, quotidianità, accoglienza, attenzioni, protezione,  fiducia, sogni, magia, infanzia, gioco. Parole legate ai centri in cui i bambini vengono affidati quando i genitori non sono in grado di accudire se stessi ed i propri figli.

Nino ha 5 anni. Un soldo di cacio, un mucchietto d'ossa, così lo chiamano gli "amici" di mamma perché è piccolo piccolo e molto più maturo per la sua età.
Occhi liquidi, enormi. Sguardo disilluso. Porta sempre con sé la sua nocciolina magica perché ha i superpoteri, lo fa scomparire, volare e trasformare in quello che vuole, se lo desidera. La tiene premurosamente nascosta. Nessuno deve vederla altrimenti i poteri svaniscono. Ed in effetti succede, quando sta  in quella casa piena di gente diversa che viene e che va a tutte le ore. Succede che Nino diventare trasparente, invisibile persino agli occhi di Gianna,  come è solito chiamarla non per suo volere è lei che glielo ha chiesto, lui la chiamerebbe volentieri mamma.

Un giorno di una qualsiasi settimana di un qualsiasi mese  Nino viene portato in una comunità per bambini. Gianna è ricoverata in ospedale per droga.
Chi lo avrebbe mai detto che lontano da quella mamma, sì quella mamma che ha sempre seguito come un fantasma,  si può ritrovare una dimensione a misura di bambino. 
Chi lo avrebbe mai detto che lontano da Gianna Nino  piano piano si riappropria della magia, dei sogni, delle fiabe, della fiducia, di un mondo che dovrebbe appartenere di diritto ai bambini. 
Chi lo avrebbe mai detto che lontano da mamma Nino scopre che i giorni non sono tutti uguali e che esiste il Natale ed il suo  Compleanno si può festeggiare.
Chi lo avrebbe mai detto che lontano dalla famiglia la sensazione di sentirsi colpevole, sporco, cattivo, viene sostituita dalla voglia di dire: da oggi voglio essere felice.

Il mio punto di lettura
L'autrice con una scrittura chiara ed uno stile essenziale affronta, attraverso la storia di Nino e Gianna, un tema complesso e forte a livello emotivo: la violenza perpetrata ai danni dei più piccoli all'interno della famiglia di origine.
Nelle tante storie  che arrivano alle nostre orecchie come notizie di cronaca i protagonisti sono tutti vittime. I bimbi in primis, subito dopo i genitori i cui comportamenti esecrabili sono il riflesso di quanto hanno vissuto a loro volta da piccoli. Nel racconto Gianna partorisce Nino a 16 anni. A 16 anni non si può essere madri, si è ancora ragazzi.

Un aspetto sul quale la Bennati pone l'accento è il dissidio interiore che vivono le piccole vittime. Il senso di colpa nei confronti dei loro genitori come se riuscire a stare bene,  ad essere felici  stando semplicemente in comunità, o essere affidati significasse tradire i genitori naturali, perderli per sempre. Un conflitto emotivo insostenibile per quelle piccole spalle. 

Del libro ho apprezzato la scrittura, lo stile, alcune riflessioni, le parole utilizzate per i titoli dei capitoli che hanno risuonato dentro di me: Fame di carezze. Ferito eppure vivo. I danni originari.  Per citarne alcuni.
Eppure non sono riuscita ad entrare in empatia con la storia. Due elementi mi hanno fatto allontanare.  Il primo è stato i dialoghi  costruiti tra Nino e gli adulti e soprattutto tra Nino ed i bambini che vivono nella comunità, li ho trovati dissonanti.  Ho avuto la percezione che le parole utilizzate siano dell'adulto che scrive più che del bambino che vive la storia, anche se questo bambino è dovuto crescere in fretta.
Il secondo elemento è legato a come è strutturato il libro. In queste 220 pagine la scrittrice utilizzando Nino e Gianna apre una finestra nei luoghi dove vengono accolti i minori, luoghi senza i quali i figli della nostra società sarebbero irrimediabilmente perduti. Ci racconta la vita ed il lavoro dei volontari, degli psicologi, del personale specializzato, le loro difficoltà, l'amarezza che accompagna sempre e comunque queste storie.  Alla fine però ho avuto la sensazione che la storia non è né un reportage, né un romanzo e un po' entrambe le cose, con poca armonia. 

Chiudo con una frase che condivido pienamente e che va al di là del libro.  Un concetto legato alla profanazione dell'infanzia dei "nostri" bambini perché non si può pensare che i figli degli altri sono degli altri e chi se ne frega e non si può sempre girare la testa credendo che ciò che non si vede non esiste.

"Abbiamo tutti il dovere di lavorare a fondo con i nostri bambini, finché sono piccoli, per cercare di farli diventare degli adulti sufficientemente sani"




E adesso se vi va andate a curiosare negli altri blog che  partecipano alla rubrica


Commenti

  1. Un libro con una tematica forte, non mi sento al momento di approcciarlo.

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  2. Bella la tua recensione, un romanzo particolare, alquanto intenso, carico di motivazioni, bello!!!

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  3. Non conosco questo libro, ma anche io come Dolci al momento non credo di riuscire a leggerlo.

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  4. Bellissimo… e hai descritto il tuo punto di vista in modo fantastico. Io me lo segno, grazie di averne parlato

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    1. Grazie. Quando lo leggerai poi fammi sapere la tua impressione.

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  5. Bello. Non credo di avere periodi dell’anno “giusti” per affrontare certi delicati momenti, ma momenti miei. Questo potrebbe esserlo!

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    1. Io l'ho letto per una challenge altrimenti forse avrei rimandato.
      Fammi sapere le tue impressioni sono curiosa.

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  6. che bella recensione, non so se sia il libro per me, ma ho adorato leggerti

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  7. Storia molto interessante, un argomento non facile. Me lo segno

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