Recensione 23: "C'è un leopardo in terza, C" di Angela Molfetta 4/5

Andare a scuola certi giorni equivale a farsi del male


Trama
Leopoldo, Leo per gli amici, Poldo per alcuni.
Ha due genitori entrambi musicisti, innamorati della musica e di Mozart a tal punto da assegnare ai due figli ed al gatto  di casa nomi legati al grande musicista. 
E' obbligato a seguire delle lezioni di  clavicembalo di cui farebbe volentieri a meno.
Non ha un cellulare né tanto meno un pc, per imposizione dei suddetti genitori che non vogliono assolutamente deviarlo con le diavolerie social. 
Frequenta  l'ultimo anno della scuola secondaria di primo grado e  conta i giorni che mancano alla fine dell'anno. La scuola l'ha scelta lui, i genitori lo avrebbero iscritto ad un istituto di musica. Ci si è trasferito da poco,  prima di Natale, per seguire il lavoro del papà, maestro di orchestra,  in una nuova città. 
Tiene un diario in cui annota quello che gli succede, soprattutto quello che succede nella  scuola, perchè Leopoldo è oggetto di bullismo da parte del suo compagno  Gabriele e del gruppo di suoi amici.
Leopoldo non urla, non dissentisce, non aggredisce, subisce passivamente, ma il fisico non mente e tradisce la sua rabbia  implosa: dentro sento tutto un ribollire. Agnese sostiene che i lobi delle orecchie mi diventano di un rosso intenso e le froge si dilatano come quelle di un toro piccato nell'arena.
 
Le uniche ancore di salvezza, oltre al già citato diario che si è rivelato il miglior amico che avessi, sono la nonna paterna e l'amica Angela.  Entrambe un portento. 


Il mio punto di lettura
La storia di Leopoldo potrebbe essere la storia di tanti altri ragazzi che come lui sono  oggetto di bullismo. Il tema centrale per usare le parole del protagonista è: essere accolto per quello che sono e non per quello che qualcuno decide io debba essere. L'accettazione dell'altro. Leopoldo narra le continue vessazioni che subisce da Gabriele, ma anche la distanza siderale con la mamma che presa dalle sue passioni ed ossessioni riversa sul figlio paure, ideali, progetti che  nulla hanno a che vedere con Leopoldo e con la sua identità in divenire. 

La scrittrice utilizza una narrazione in  prima persona che ho molto apprezzato. E' facile entrare in contatto con Leopoldo è come se fossimo lì accanto a lui, ad ascoltare le rocambolesche giornate scolastiche. Ho sentito la sua voce nelle orecchie. Ed in effetti la sensazione che si ha durante la lettura è che questo diario, un conto alla rovescia verso la fine della scuola, sia stato scritto da un adolescente mentre  si tratta di un'adulta, di una scrittrice che dimostra una  grande empatia e un'attenzione verso il mondo dei ragazzi.

Altro elemento  che ho apprezzato è l'ironia. Leopoldo  vive le continue angherie con un atteggiamento tragicomico. L'ironia ha il pregio di rendere i temi difficile più digeribili. Le vicende del protagonista le ho seguite a denti stretti,  il sorriso mi ha permesso di allentare la tensione creata dall'apparente ineluttabilità degli eventi. 

La scrittura di Angela  è elegante. Io ho un amore per le parole. Le parole risuonano, riecheggiano, mi portano lontano. Amo ripeterne alcune tra me e me per sentirne la musica.  Ecco Angela ha costruito uno spartito musicale fatto di parole. 
Chiudo con  due passi che cantano e incantano,  raccontano il rapporto intimo tra Leopoldo ed il suo diario:

Qualche sera avrei voluto provare a riempire fogli di parole a svuotare il cuore ma palpebre gonfie di sonno sembravano porre una barriera tra intenzione e azione. 

Dopo un iniziale impulso a gettarlo nella carta straccia insieme ai vecchi libri, ho deciso di conservarlo con la cura e l'affetto che si dedica ai ricordi d'infanzia: ti rammenta o com'eri quando sai di non esserlo più. 

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