Rensione 24: "Isolati" di Iris Bonetti 3 e mezzo su 5


Come per ogni cosa, le tragedie più grandi oscurano quelle minori fino a farle quasi sparire. Ancora un giorno o due e gli effetti dell'inedia su ciascuno avrebbero azzerato il passato, i loro problemi irrisolti, per convogliare in un unico grande bisogno comune: sopravvivere




Trama
Cinque uomini, una donna. 
Uno scrittore. Uno studente. Un chirurgo. Un narcotrafficante. Un poliziotto. Un'aspirante attrice. 
Ognuno con la propria vita in  paesi lontani: Irlanda, Spagna, Francia, Messico, Canada, Stati Uniti. 
Sei motivazioni diverse che spingono i personaggi ad intraprendere un viaggio con un'unica meta: Bali. Volo 962 della Qatar Airlines diretto in Indonesia. 
Un incidente.  Un naufragio nell'oceano Indiano. 
Un'isola che non risulta tracciata da nessun satellite. Segnata in nessuna mappa. 

In questo spazio inesplorato, primordiale, remoto Ryan, Maurice, Ramon, Matt, Javier, Avril dovranno trovare il modo per sopravvivere. Le regole della società civile non servono più, sono sostituite dall'istinto, dal coraggio, dalle attese e dalle rese. Il ruolo di ognuno nella natura selvaggia si definisce in base alle abilità, alle attitudini nel saper fare, agire. Inevitabile il confronto con i propri limiti, con le paure, con la propria storia. Inevitabile il cambiamento che li porterà a ritrovare la propria essenza, nascosta ma viva dentro di loro. 
L'autrice  immerge il lettore in una Natura  amena, feconda, superba, sulle tracce dei naufraghi. Ad accompagnarlo il mistero e la sorpresa. 

Il mio punto di lettura
Il libro si legge velocemente. Il lettore è catapultato in una serie di avventure/disavventure, malvagità, scoperte. Non c'è un attimo di respiro. 
Ho molto apprezzato la scrittura che dà il ritmo veloce degli avvenimenti attraverso fotogrammi, come se fossimo in un film; alcune riflessioni personali dei personaggi sulla loro vita e sulla forza primordiale della natura; le descrizioni dell'isola. 
L'inizio mi ha fatto entrare repentinamente nella storia e l'ho trovato originale: la presentazione dei protagonisti, ad ognuno il suo spazio per offrirli in tutta la loro caducità umana e poi il primo incontro in aeroporto dove ciascuno, ignaro ed inconsapevole del futuro, entra in contatto con l'altro in modo fortuito. 

C'è stato però un elemento che non ha toccato le mie corde: la strana relazione che si crea tra i sei naufraghi, anzi tra Avril ed i personaggi maschili. 
Avril è il perno su cui ruotano tutti gli altri, spinti da un istinto primordiale. La ragazza subisce le volontà altrui ed a volte sceglie di agire, cercando la via del male minore.  Si trasforma così nella grande madre che accoglie, salva, redime e libera, riportando equilibrio.  
Il tema trattato è sicuramente originale, un modo diverso di affrontare la ricerca di equilibrio  in un isolamento coatto prolungato nel tempo, ma a me è risultato, nelle pagine, eccessivo. 

Altra nota che, come lettrice, mi sento  in dovere di segnalare sono i refusi trovati qua e là. 

Consiglio la lettura a chi cerca un momento di evasione. A chi ama l'avventura estrema e la scoperta. 

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