Recensione 26: "Lontano dagli occhi" di Paolo di Paolo 3/5

Mastica pizza e mastica domande, ma la sera di giugno non gli risponde. Com'è che mi sono ritrovato qui? Com'è questa stranezza della  vita che mi sballotta come un pulmino scassato e mi deposita proprio qua, ...



Trama
Tre coppie, anzi tre donne e tre uomini  che si trovano ad affrontare un evento  a cui ognuno risponderà in modo differente. Sarà un evento spaventoso, misterioso, preoccupante, sfortunato, drammatico, a tratti imbarazzante, ma per tutti sarà sicuramente imprevisto ed ineluttabile.
Una gravidanza inattesa cambia il punto di osservazione della propria vita. 
 
Da un lato le donne, le future madri:  Lucina, Cecilia, Valentina  che come le definisce l'autore nelle prime pagine sono visibili, stupefatte e sole in quella devastante metamorfosi.
Dall'altro lato gli uomini: l'irlandese, Gaetano, Ermes, che partecipano al concepimento ma il cui ruolo di padre diventerà effettivo, forse,  solo dopo la nascita perché un uomo che sta per diventare padre non lo riconosci da niente. Può lui stesso, per qualche ora, dimenticare, e non sarà certo il corpo a ricordarglielo. Affamato, eccitato, stanco, però come sempre. 
I protagonisti maschili potranno approfittare di questa possibilità: confondendosi nella folla negando i fatti. Del resto non c'è alcune legame,  escluso l'atto del concepimento, con le future madri. 
L'irlandese lo farà, lasciando Luciana da sola o meglio lasciando ad Ettore, se Luciana vorrà, il compito di crescere il figlio. 
Gaetano ci  proverà ma  non fino in fondo, tornando da Cecilia nel momento del parto.
Ermes troppo giovane per decidere sarà travolto dagli eventi e dalle decisioni inoppugnabili dei genitori di Valentina.


Punto di lettura
Il romanzo di Paolo di Paolo è una lunga, sottile a tratti dolorosa riflessione per trovare la risposta alla domanda di Gaetano: Com'è che mi sono ritrovato qui?  
E va oltre. Ogni personaggio di fronte alla nascita di un figlio, il punto zero, si trova a ripensare al prima. Con atteggiamenti ondivaghi  si va alla ricerca di quello che c'era, come si era, cosa si sognava di essere, di diventare quando tutto era ancora possibile.  
Quella carta non è niente. Sta lì a dirle la differenza tra ciò che sognava di avere, quando doveva limitarsi a sognarlo, e ciò che ha conquistato. Né è valsa la pena? Resta sempre questa angosciante sproporzione fra voler essere e diventare.

Leggere Paolo di Paolo spinge inevitabilmente a porsi domande e questo è un valore aggiunto. Altro valore aggiunto la scrittura che ho apprezzato perché parlare di sogni, delusioni, emozioni,  non è mai semplice e qui l'autore riesce a trasportarci dentro a ciò che è intangibile.
Accanto a questo, però, ho trovato dei periodi troppo descrittivi poco funzionali alla storia, che ho faticato a leggere,  ma è stata la mancanza del finale a farmi storcere il naso. 
Le ultime pagine sono una riflessione personale dell'autore che non chiudono il cerchio lasciando il lettore orfano dell'epilogo. Non sappiamo  se Luciana accetterà Ettore accanto a sè; se Cecilia si riprenderà, se Gaetano rimarrà; se Valentina perdonerà ed Ermes riuscirà ad incontrarla.
Le vite dei personaggi rimangono lì. Idealmente continuano a fluire. Il  lettore si è affacciato in un frammento delle loro esistenze, ha  scattato un'istantanea. Il dopo, non ci è dato sapere. Possiamo solo immaginarlo o no.

Chiusa l'ultima pagina il libro è rimasto in bilico dentro di me tra la bellezza di periodi che cantano e incantano e la difficoltà di amarlo nella sua totalità. 




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