Recensione 35: Rubrica Ci provo con... "Storie del mio zoo" di Gerald Durrell 3/5

Nuova recensione per la rubrica a cadenza mensile Ci provo con... ideata da Chiara del blog La lettrice sulle nuvole in cui si legge un autore o autrice per la prima volta. Questo mese oltre all'autrice mi sono cimentata anche con una storia insolita, una breve autobiografia dello zoologo Gerald Durrell.

Come sempre un grazie particolare a Dolci Carloni che ogni mese ci regala il banner.

punto di lettura, recensione


... Incrementare il numero degli animali in condizioni controllate, allevandoli nei parchi e nei giardini zoologici, di modo che, se dovesse succedere il peggio e la specie allo stato libero si estinguesse, per lo meno non l'avremmo perduta per sempre. [...] Questa, ne sono sempre stato convinto, dovrebbe essere la funzione principale di uno zoo.



 
Il caso ha voluto che durante la lettura di questo libricino dello zoologo Gerald Durrell (1925-1995) mi sono imbattuta, una sera, nel film documentario sulla vita di Jane Goodall prodotto dal National Geographic. La riflessione personale che ne è scaturita era inevitabile.
Un sogno univoco li accompagna fin da quando sono piccoli: conoscere, proteggere, salvaguardare gli animali, nel loro ambiente o in cattività. Il fine è lo stesso i mezzi sono diversi. L'uno apre uno zoo dove accoglie le specie in via di estinzione, ma non solo; l'altra  sceglie di vivere con i primati nel loro mondo, imparando da e con loro.

L'autore lo dice subito: alla tenera età di sei anni o giù di lì quasi tutti i bambini hanno per la testa i più improbabili progetti, il pompiere o il macchinista. Ma io, a quell'età non avevo certo ambizioni così banali: io avrei avuto uno zoo mio. Questa idea insensata o scandalosa lo porterà a creare il Jersey Zoo, tutt'oggi ancora attivo, sull'isola di Jersey nel Canale della Manica. Il libro racconta in modo leggero, ironico, divertente la vita nello zoo, sia delle specie animali, sia dell'uomo. Un lavoro che impegna h24,  senza sosta.

Negli otto capitoli si passa dalla presentazione dei protagonisti, alla storia dell'istrice africana crestata Dally con le peripezie  affrontate per il  suo complicato trasferimento in un alloggio adatto. Dalla dettagliata descrizione degli abitanti del rettilario con cui si cerca di sfatare l'idea che i serpenti risultano viscidi mentre sono solo freddi e asciutti, all'importanza di un buon adattamento degli animali nell'ambiente in cui  dovranno vivere, perché fino a quando non impareranno a considerare la nuova gabbia come casa loro e a fidarsi di  noi sono dei disadattati. Si passa dall'attenzione nella scelta del cibo, fondamentale insieme alla pulizia per la prevenzione delle malattie, perché gli animali liberi - a eccezione di quelli che mangiano carogne - si nutrono costantemente del cibo più fresco che ci sia, cioè di frutta appena colta e di animali appena uccisi, al difficile ruolo di  medico. Le specie selvatiche  sono i peggiori pazienti, ci dice Durrell: non sono collaborativi, è necessario trovare strataggemi sempre diversi per somministrare le medicine e succede, non così di rado, che dopo averli curati bisogna pensare anche a se stessi, perché la cura diventa una lotta tra il medico ed il paziente. Si passa dalla felicità per una nuova nascita, tutti gli animali selvatici possono riprodursi in cattività ma succede solo se  la specie ha accettato la  gabbia come casa,  alla frustrazione per una morte improvvisa, non preannunciata.

La lettura è stata piacevolissima, strappa non pochi sorrisi, ed interessante, mi ha permesso di conoscere  la storia di Gerald Durrell e del suo zoo, che è un unico nel suo genere. Il libro è corredato da diversi disegni di Ralph Thompson, un amico dello scrittore,  che uniti alla narrazione mi hanno ricordato il bellissimo volume intitolato Il mondo di Beatrix Potter, dove gli animali  diventano esseri pensanti in azione.



Chiusa l'ultima pagina sono tornata sulla  riflessione iniziale. 
Gerald Durrell si dedicherà  al suo zoo anima e corpo, cercando di offrire agli animali selvatici, che acquista di volta in volta, una casa il più somigliante possibile all'habitat naturale.  Ho ammirato incuriosita il progetto di questo zoologo, ma accogliere le specie in via di estinzione in un ambiente costruito dall'uomo per salvarle da altri uomini non rientra nella mia idea di aiuto. Nella titanica impresa di preservare la Natura dalla ferocia distruttiva della specie umana la scelta della Goodall rimane quella  a cui il mio spirito più si avvicina.


E ora  andate a curiosare  dalle altre partecipanti alla rubrica:

Commenti

  1. ecco un altro titolo che non conoscevo ma che sembra davvero di piacevole lettura. mi piace l'idea dello zoo, nuova, stramba e perchè no, un vero sogno nel cassetto

    RispondiElimina
  2. Non lo conoscevo. Le illustrazioni sono spettacolari

    RispondiElimina
  3. Molto interessante, anche se non è una lettura nelle mie corde, devo dire che le immagini sono molto belle

    RispondiElimina
  4. Praticamente anche io, per assecondare una passione di mio marito, vivo in uno zoo: pappagalli, tartarughe, carpe koi, acquari vari, gatti cani e chi più ne ha più ne metta. Io che non amo particolarmente gli animali ma che a viverci insieme ho imparato ad amarli!

    RispondiElimina

Posta un commento