Recensione 35: Rubrica Ci provo con... "Storie del mio zoo" di Gerald Durrell 3/5
Come sempre un grazie particolare a Dolci Carloni che ogni mese ci regala il banner.
L'autore lo dice subito: alla tenera età di sei anni o giù di lì quasi tutti i bambini hanno per la testa i più improbabili progetti, il pompiere o il macchinista. Ma io, a quell'età non avevo certo ambizioni così banali: io avrei avuto uno zoo mio. Questa idea insensata o scandalosa lo porterà a creare il Jersey Zoo, tutt'oggi ancora attivo, sull'isola di Jersey nel Canale della Manica. Il libro racconta in modo leggero, ironico, divertente la vita nello zoo, sia delle specie animali, sia dell'uomo. Un lavoro che impegna h24, senza sosta.
Negli otto capitoli si passa dalla presentazione dei protagonisti, alla storia dell'istrice africana crestata Dally con le peripezie affrontate per il suo complicato trasferimento in un alloggio adatto. Dalla dettagliata descrizione degli abitanti del rettilario con cui si cerca di sfatare l'idea che i serpenti risultano viscidi mentre sono solo freddi e asciutti, all'importanza di un buon adattamento degli animali nell'ambiente in cui dovranno vivere, perché fino a quando non impareranno a considerare la nuova gabbia come casa loro e a fidarsi di noi sono dei disadattati. Si passa dall'attenzione nella scelta del cibo, fondamentale insieme alla pulizia per la prevenzione delle malattie, perché gli animali liberi - a eccezione di quelli che mangiano carogne - si nutrono costantemente del cibo più fresco che ci sia, cioè di frutta appena colta e di animali appena uccisi, al difficile ruolo di medico. Le specie selvatiche sono i peggiori pazienti, ci dice Durrell: non sono collaborativi, è necessario trovare strataggemi sempre diversi per somministrare le medicine e succede, non così di rado, che dopo averli curati bisogna pensare anche a se stessi, perché la cura diventa una lotta tra il medico ed il paziente. Si passa dalla felicità per una nuova nascita, tutti gli animali selvatici possono riprodursi in cattività ma succede solo se la specie ha accettato la gabbia come casa, alla frustrazione per una morte improvvisa, non preannunciata.
E ora andate a curiosare dalle altre partecipanti alla rubrica:
ecco un altro titolo che non conoscevo ma che sembra davvero di piacevole lettura. mi piace l'idea dello zoo, nuova, stramba e perchè no, un vero sogno nel cassetto
RispondiEliminaNon lo conoscevo. Le illustrazioni sono spettacolari
RispondiEliminaMolto interessante, anche se non è una lettura nelle mie corde, devo dire che le immagini sono molto belle
RispondiEliminaPraticamente anche io, per assecondare una passione di mio marito, vivo in uno zoo: pappagalli, tartarughe, carpe koi, acquari vari, gatti cani e chi più ne ha più ne metta. Io che non amo particolarmente gli animali ma che a viverci insieme ho imparato ad amarli!
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