Recensione 40: "Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri" di Daniele Germani 4/5

Ricordatevi però che quel pazzo aveva ragione: io sono Pazzo solo perché siete voi a voler essere sani.

daniele germani,
Edizione cartacea 2019, pag. 183

Schumann toccata  in do maggiore nr 7.  Ho voluto ascoltarla con le mie orecchie l'opera universalmente riconosciuta come uno dei pezzi più difficili nella storia delle composizioni per pianoforte,  citata ripetutamente dall'autore, per calarmi  dentro alle note delle parole che compongono Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri.
Questa volta non racconterò la trama, sarebbe riduttivo e soprattutto  servirebbe a poco. Vi dirò che nelle 183 pagine ci sono tre racconti, alternati tra loro, con tre protagonisti, un pazzo, un uomo, una donna. Vi dirò che  leggendo vi ritroverete seduti in una poltrona, spettatori di una rappresentazione teatrale in cui i capitoli si trasformano nei diversi atti  e vi dirò che il finale incredibile vi farà rizzare in piedi per scrollarvi la polvere di dosso o per cercare di trattenerla.

Daniele Germani ci porta sul quel filo sottile che divide la pazzia dalla "normalità" rovesciando i ruoli attraverso una prosa a tratti riflessiva, a tratti dissacrante; attraverso le domande pertinaci; attraverso  l'unica voce narrante in prima persona, quella del pazzo. È lui che ci parla, ci da del Voi, racconta della vita nei manicomi e della vita fuori dai manicomi, dopo la legge Basaglia, ci chiama in causa spingendoci a sentirci scomodi su quella poltrona fatta di routine, di ripetitività, di schemi sociali:
io l'ho vista questa realtà, quella che vi piace, che vi fa competere l'uno con l'altro, che inquina, stupra, che ruba il tempo a chi non ne ha più.

Perché forse questo non vi è chiaro, i matti sono matti quando sono fuori, quando sono in giro, quando sono a contatto con voi che siete normali.

Per un' amante, come me, delle parole questo libro è un rompicapo. In tutti i racconti c'è un ritmo che si ripete, costruito, per l'appunto, con le parole e poi c'è una nota stonata, anche questa  ripetuta. 
C'è questa nota stonata che si ripete ogni tanto, è quasi ritmica, prende e leva. Sembra un jazz suonato male, un jazz suonato talmente male da diventare quasi logico, quasi buono. 
Più si va avanti nella lettura più si va alla ricerca degli accordi nelle pagine già lette tra l'odore di gelsomino, la solitudine dei personaggi, la ricerca di libertà, il desiderio di essere speciali, un futuro lucido che arriva per tutti e quella polvere onnipresente, il trend d'union. 

Il pazzo ha quei granelli di polvere nella testa: Ma non ero io a parlare, erano certi granelli di polvere che ho dentro la testa e che non riesco a definire così su due piedi.

La donna tirò su con il naso e starnutì, una volta, due, più volte. Era allergica alla polvere.

L'uomo ha una nota stonata ed una domanda che decide di farsi:
Come faccio a eliminare la polvere e i brutti pensieri?

Immersi nelle pagine saremo a tratti spaesati, non riuscendo a comprendere dove ci sta portando la storia, a tratti ci sentiremo scomodi nei nostri panni, a tratti ancora ci identificheremo con l'uomo o con la donna o con il pazzo fino a chiederci se davvero il problema sono quei granelli di polvere perché forse:
Forse siete voi a essere in errore, forse la vita è più di quello che vi hanno sempre assicurato. Forse siete voi a essere Pazzi e non io.

La prosa di Germani mi ha talmente convinto che ho deciso di acquistare il suo primo romanzo:  Manuale di fisica e buone maniere.

Commenti