Recensione 4/51: "Oggi siamo vivi" di Emmanuelle Pirotte

Non so dirvi ancora se la lettura mi è piaciuta o no. Non ho una valutazione con cui etichettarla,  di una cosa però sono sicura, con le parole di Patrick Ness vi dico che questa storia è una creatura selvaggia e indomita. Sì, lo è.


Loro due, di nuovo soli al mondo, che vanno a caccia per mangiare e in cerca di ripari di fortuna dove dormire.
[...]
Quei due formavano una coppia che non aveva senso, che non poteva esistere; non era opportuna, diceva Berthe. 


Punto di lettura, Francesca
Edizione digitale - pag. 185


Loro due  non hanno legami di sangue, non sono amici, non sono amanti. 
Renée è una bambina ebrea di cui ci verrà detto  pochissimo sulle sue origini, perché quando conosciamo Renée i suoi genitori sono stati già deportati nei campi di concentramento. Lei stessa non  ricorda la sua età, pensa di avere sei anni, decide che ha sei anni.
Mathias è una spia tedesca, infiltrato nelle forze militari americane, partecipa all'operazione  Grifone, missione di sabotaggio concepita direttamente da Hitler.

Siamo sulle Ardenne, nel dicembre 1944. Loro due si incontrano in un gelido inverno, pochi giorni prima di Natale. Non potrebbero essere più distanti. 
Mathias deputato all'uccisione degli ebrei, Renée una vittima, come tante. In un bosco la nostra piccola protagonista sta per morire, ha una pistola puntata contro.
Ma stava davvero per morire in quel bosco dopo averla scampata tante volte? E cosa voleva dire esattamente morire? 
Renée non ci crede fino in fondo, lei la morte la sa riconoscere e sa anche sfuggirle, così decide che vuole guardarlo il suo assassino, voleva vederlo. Voleva che lui la vedesse. Così cominciò a girare su se stessa, lentamente, finché i suoi occhi non incontrarono quelli del soldato.
In quell'incontro di sguardi  si frantumano i ruoli. Non si è più carnefice e vittima, si torna ad essere persone. Due anime fino a quel momento estranee si scelgono. Ad avvicinarli la stessa guerra, la stessa fierezza, lo stesso amaro disincanto, la stessa serafica indifferenza, la stessa sorprendente lucidità, l'avversione verso la pietà altrui, la stessa natura selvaggia e la stessa prorompente forza nella sopravvivenza.
La foresta in cui si nascondono è testimone di quel patto, un tacito accordo suggellato solo dagli sguardi indagatori dell'essenza. Una bambina che finalmente si sente al sicuro con quell'estraneo ed un soldato tedesco incredulo del suo stesso comportamento. Quella bambina lo fa sentire diverso, ne ammira la presenza straordinaria e imperiosa, lo sguardo selvatico ed il portamento regale e lo travolge nel gusto per la vita, un gusto che Renée gli fa assaporare vivendo attimi di spensieratezza. Renée si proteggeva dall'arbitrarietà dell'esistenza e dalla volubilità degli uomini vivendo il presente. 

L'autrice costruisce una storia che si dipana nell'arco di pochi giorni, una storia concitata, drammatica e nello stesso tempo magica e misteriosa, una leggenda come quelle che ama raccontare Renée, storie antichissime, l'unico vero rimedio alla bruttura del mondo.
La magia, palpabile nelle pagine, si sprigiona dagli sguardi dei due protagonisti, tra di loro ci sono pochissime parole, non ce n'è bisogno, loro due si riconoscono annusandosi, guardandosi, toccandosi.
Gli eventi cruenti che si susseguono così come la presenza degli altri personaggi, di cui l'autrice ci narra le storie, fanno solo da sfondo alla forza magnetica che attrae Renée a Mathias e viceversa.
Emmanuelle Pirotte da vita a due anime potenti, a tratti incomprensibili come lo è la devastazione della guerra. Renée e Mathias colpiscono il lettore per la forza con cui gridano alla Vita, senza disincanto, nel deserto di morte che li circonda:
Oggi siamo vivi.

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