Recensione 6/53: "Il quaderno dell'amore perduto" di Valérie Perrin

Eppure io, che passo le giornate ad ascoltare storie, più di chiunque altro dovrei sapere che l'amore non tollera spiegazioni. 

punto di lettura, francesca
Edizione cartacea - pag. 348 
valutazione
 ⭐⭐⭐⭐/5


È stato l'approccio sbagliato ad impedirmi di apprezzare sin da subito il quaderno della Perrin. L'amore non tollera spiegazioni ed io invece le andavo cercando queste spiegazioni razionali  sfogliando le pagine, scorrendo le parole di un'autrice che usa la poesia, l'ironia e la forza per raccontarci  l'amore, la morte, la vita.
L'unica attenuante miei signori sta, probabilmente, nell'aver iniziato questa lettura senza pausa dalla precedente,  Borgo sud. 

Uscivo da una storia sporca di terra, avrei dovuto saperlo, avrei dovuto farlo,  lavare via il fango dalle mani prima di toccare il quaderno. 
Non l'ho fatto e così fino ad un certo punto non sono riuscita a capire la vita di Justine, la ventenne impiegata alle Ortensie, una casa di riposo per anziani, a cui piace passare il tempo ad ascoltare le storie dei degenti; a cui sono morti i genitori in un incidente stradale insieme a quelli del cugino Jules. Non ho voluto ascoltare il quaderno azzurro che racchiude  la vita di Heléne Hel l'anziana donna ricoverata alle Ortensie, la donna che avresti potuto sollevare sulla punta delle dita, tanto era minuta, non ho carpito da subito la forza, la gentilezza, la silenziosa, operosa bellezza di chi veglia sul fuoco dell'amore.  Non ho voluto credere in quell'uomo dai capelli neri, grandi occhi azzurri, Lucien Perrin, nato quasi per sbaglio, a cui la guerra imporrà una pesante perdita personale, ed allo sconfinato  amore che  lo investe la prima volta in cui guarda la giovane sarta Heléne. Osservare, ammirare attraverso lei la grazia del mondo, conoscerla  a tal punto da saperla recitare a memoria, anche quando la memoria è perduta. 
No, all'inizio non ci ho voluto credere.

E così ho vissuto la lettura con due sentimenti opposti. Prima lo scetticismo  associato al mio naso arricciato,  protrattosi fino ad oltre la metà del quaderno,  evaporato in un punto preciso. Dopo la lettura a perdifiato fino alla fine, senza soste. So esattamente a quale pagina è avvenuto il cambiamento grazie al quale ho ritrovato la Perrin di Cambiare l'acqua ai fiori, lei c'era sempre stata, fin dalla prima pagina,  ero io a non essere allineata. 

Non starò qui a raccontarvi la trama, sarebbe inutile ed una perdita di tempo riassumere la matrioska di storie racchiuse nel quaderno, vi dirò però che in questo primo romanzo dell'autrice sono già presenti i  tratti tipici del suo narrare: poetico e graffiante, ironico e malinconico; sono presenti i temi della vita, della morte, della memoria e dei ricordi.  
Mi sono innamorata di Heléne come mi ero innamorata di Violette figure quasi evanescenti per la loro delicatezza ma anche così  terrene e salde nel ruolo di custodi contro le asperità della vita.
Violette custodiva la memoria dei morti per non dimenticare, Eugéne custodisce la memoria degli anziani per non perderli, Heléne custodisce l'amore per Lucien per tornare a ricordare.

Bisogna sempre mettere un po' di verità nei propri sogni, oppure il contrario. 
Ecco leggere il quaderno dell'amore perduto fa fare entrambe le cose.

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