Rubrica: Ci provo con. Recensione 24/72. "Adorazione" di Alice Urciuolo

Nuovo appuntamento con la rubrica a cadenza mensile Ci provo con da un'idea di Chiara Ropolo  con la preziosa collaborazione di  Dolci Carloni
Questo mese ci ho provato con uno dei libri finalisti del premio Strega, l'opera prima dell'autrice Alice Urciuolo.


recensione, punto di lettura,
Edizione cartacea, pag. 357, valutazione 3/5

Quella preferita di Diana era una citazione di Catullo dedicata a una certa Chiara: AMO ET EXCRUCIOR.

Amo e odio i due opposti che si attraggono al centro di questa narrazione corale dove nessun personaggio riesce a fuggire, dove tutti  provano piacere e fastidio verso se stessi e verso gli altri. Il lettore entra nella storia all'inizio dell'estate, ascolta le tante voci e ne esce  nel pieno dei festeggiamenti  di ferragosto senza affezionarsi a nessuno perché nessuno emerge, le pagine sono di tutti, ad ognuno il suo spazio  senza nessuna preferenza.

Diana e Vera sono amiche, da sempre, in molti si chiedono come sia possibile, non potrebbero essere più diverse.
Diana ha una voglia che si estende sulla coscia e sulla natica destra. É una macchia poco più scura della  pelle ma, apparentemente, le intralcia il vivere, la rende  paurosa, schiva. Tutti con lei usano la stessa frase: sembri più grande della tua età, sarà per quell'aria da studiosa a tratti pedante  o per quei manuali di anatomia che porta sempre con se perché Diana vuole fare il medico ed ha iniziato a studiare anche se  ha solo sedici anni. 
Vera, apparentemente, è distaccata, caustica e a differenza di Diana, occupa lo spazio vitale con sicurezza. Vera ha un fratello Giorgio di due anni più grande, con cui non riesce ad entrare in confidenza. Lo adora ma non ci parla mai perché Giorgio si confida solo con Vanessa, la loro cugina e a Vera sembra invalicabile il muro di confidenze costruito da quei due. 
Giorgio allena la squadra di calcio dei bambini, lavora in uno stabilimento e si vede con Melissa. Suo padre ha lasciato lui, la sorella Vera e Enza, la madre,  molti anni prima, si è ricostruito una famiglia al nord, con loro ha accumulato solo assenze e Giorgio, apparentemente, non lo cerca più, non ne soffre più; tiene d'occhio sua sorella, la controlla da lontano assumendosi il ruolo di quel padre assente.  Giorgio ripensa spesso ad Elena, la adorava. Elena è il suo più grande rimpianto: non è mai riuscito a confidarle i suoi sentimenti ma soprattutto non è riuscito a proteggerla. 
Vanessa ha, apparentemente,  una vita invidiabile. É bella, la più bella di Pontinia ed è fidanzata con  Gianmarco Crociara il figlio del più importante costruttore  della zona e Gianmarco  la adora dimostrandolo  con atteggiamenti condiscendenti, protettivi  e stucchevoli. Ma Vanessa si interroga spesso sulla vita  e sul perché non è riuscita a salvare la sua amica Elena, perché non ha parlato.
Christian, apparentemente, è innamorato di Teresa ma Vera, la sorella del suo amico Giorgio,  con quel modo mordace di dire le cose lo attrae e così iniziano a scriversi in chat in modo sistematico.  E poi c'è quella storia con Elena, Christian lo sa bene, apparentemente sembra sia stata colpa sua, lo pensano tutti, perché  se non l'avesse tradita Elena non si sarebbe messa con Enrico ed oggi sarebbe ancora viva.

Un romanzo corale dove l'unico trait d'union è dato dalla morte  di Elena avvenuta un anno prima,  Elena l'amica di Vanessa e di Giorgio, l'ex ragazza di Christian uccisa dal suo ragazzo Enrico. Il femminicidio unisce con una linea invisibile ma onnipresente ogni personaggio all'altro.  Non si parla mai apertamente di quell'evento violento, non se ne parla tra i ragazzi, tra gli adulti e tra questi ed i rispettivi figli. Per paura, per dolore, per rabbia, per senso di colpa. Nessuno lo dice ma tutti ci pensano alla morte di Elena per mano di Enrico. Apparentemente tutto va bene ma dentro l'amore si confonde con l'odio e con forme di ossessione morbose: AMO ET EXCRUCIOR. 
Eppure basterebbe parlarsi, parlarne.
Entrò in bagno e si sedette sulla tazza. Forse, se qualcuno si fosse preso la briga di parlarle, se qualcuno le avesse spiegato che cosa era amore e cosa no, forse lei sarebbe stata in grado di evitare un sacco di cose. Forse ne avrebbe accettate di meno e ne avrebbe tenute lontane di più. Ma nessuno parlava.

Adorazione è pregno di figure umane che pensano, agiscono, si relazionano ma attenzione senza comprendersi mai fino in fondo. 
Intimità, una parola assente nel vocabolario affettivo di questo romanzo. Bandita nonostante ognuno ne abbia un urgente bisogno.
Ho letto Adorazione in pochissimi giorni perché volevo capire dove mi avrebbe portato la storia ed alla fine non sono approdata da nessuna parte. Sono entrata e uscita da spettatrice  silente, sullo sfondo la provincia di Latina con i suoi retaggi fascisti e le difficoltà della periferia. L'ascolto passivo a cui sono stata sottoposta non ha permesso nessuna forma di empatia con uno solo dei tanti personaggi. Nessuno ha un moto di riscatto, nessuno parla, tutti vivono nell'apparenza e allora tutti diventano colpevoli. Ho apprezzato la scrittura essenziale, diretta ma l'osservazione di questa umanità proiettata verso l'excrucior  mi ha disturbato. 

A seguire il banner con l'altra partecipante di questo mese.




Commenti

  1. Confesso che questo libro non mi attira particolarmente e la tua recensione mi dà conferma di questa mia sensazione.

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  2. non credo che sia la lettura adatta a me, ma ho letto con piacere la tua recensione

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    1. Grazie Chiara. Sì, direi che è non è una lettura per te e neanche per me. ; )

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  3. bhe dai almeno un libro in meno da leggere per noi!

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