Rubrica: l'assassino è il maggiordomo. Recensione 26/74. "L'uomo del labirinto" di Donato Carrisi

Nuovo appuntamento con la rubrica mensile L'assassino è il maggiordomo il gruppo di lettura nato da un'idea di Desirèe Melano. Durante il mese si decide  insieme cosa leggere; a metà mese con metà del libro letto condividiamo impressioni, sospetti, parliamo dei moventi, dei personaggi, della storia; a fine mese si tirano le somme: chi avrà indovinato l'assassino?

Questo mese abbiamo letto L'uomo del labirinto di Donato Carrisi.


Punto di lettura, recensione
Edizione cartacea, pag. 400, Valutazione 3 e mezzo /5

L'animale più difficile da cacciare è l'uomo.
L'uomo è il cacciatore; la ragazza di tredici anni è la preda; il labirinto è la tana o il carcere, dipende.




Leggendo la sinossi mi è tornato in mente Ossigeno di Sacha Naspini, stesso tema: un'adolescente, Samantha, viene rapita e poi ritrovata, viva, a distanza di diversi anni.  Le viene rubato un decennio e più di vita, un bottino di cui  gode solo il carnefice. 
Il labirinto creato da Carrisi  è un luogo sotterraneo, inaccessibile e introvabile dall'esterno, fetido e terrificante all'interno ed è qui che il cacciatore giocherà con la sua preda per quindici lunghi anni.

La storia inizia con il rapimento di Samantha il giorno dei giorni, il 23 febbraio, data in cui avrebbe dovuto incontrare  il compagno di scuola Tony Barletta e per questo incontro non ha dormito la notte, troppo elettrizzata. É stato lui a chiedere un appuntamento. Invece, poco prima di entrare a scuola, incontrerà un coniglio, Bunny, con gli occhi rossi a cuore. Dopo il buio. 
Sam riemergerà dalle tenebre all'età di ventotto anni  ed ora toccherà alla polizia e ad un detective privato, Bruno Genko, ingaggiato dai genitori subito dopo la scomparsa della ragazza, ricostruire cosa è successo per scovare il "mostro".  Il lettore verrà rimbalzato attraverso la brevità dei capitoli da una scena all'altra. Siamo nel letto di ospedale con Samantha ed il dottor Green per far riemergere i ricordi dolorosi; siamo nel labirinto, una gabbia infernale; siamo nella Saab con Genko,  nella sua casa, sul luogo in cui è stata ritrovata Samantha, in quella fattoria, come segugi  annusando le tracce per scovare il figlio del buio, il tutto in una città che è essa stessa un labirinto, fiaccata dall'incredibile ondata di caldo torrido, tanto asfissiante da portare gli abitanti a vivere di notte e dormire di giorno. 
 
Con i libri di Carrisi rischio di ripetermi, stile  inconfondibile: capitoli brevi, frasi essenziali, dialoghi serrati. Le parole non sono mai troppe e neanche poche, sono precise e subito  veniamo inglobati nelle viscere del male inaudibile.
Per fortuna gli uomini muoiono e lo stesso accade ad alcuni  suoi personaggi nauseabondi. Muoiono nella trama e nella mia immaginazione ma solo dopo aver stazionato nei pensieri delle ore notturne, lasciando una scia macerante. 
La storia mi ha coinvolto fino ad una manciata di pagine dalla fine e secondo me è proprio qui che avrebbe dovuto  fermarsi l'autore, nel punto esatto in cui tutto viene chiarito ed il lettore è sazio. Quanto aggiunto ulteriormente mi ha fatto arricciare il naso, una deformazione della fine per raggiungere un effetto sorpresa che non c'è stato, almeno per me. Invece ho particolarmente apprezzato il personaggio di Bruno Genko. Questo detective è diverso dal modello a cui siamo abituati. Apparentemente è come tutti gli altri investigatori: trasandato, con abiti stazzonati, barba incolta, un miserabile, ma una volta entrato in casa, beh, lo stile cambia e stenteremo a credere a  quanto ci viene raccontato sulle sue abitudini di vita. 

L'uomo del  labirinto  è una lettura autoconclusiva ma si inserisce nel ciclo di Mila Vasquez. Ritroveremo  alcuni personaggi già incontrati nel Suggeritore: Mila e la suora Nical  ed  un richiamo alla cittadina di Avechot dove è avvenuta la sparizione della ragazza nella nebbia altro titolo presente nella sua produzione.

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