Recensione : 37/85 "L'anno della lepre" di Arto Paasilinna

Vatanen dichiarò di aver abbandonato il domicilio coniugale ed il posto di lavoro, di essere in un certo senso in fuga e di non aver ancora deciso cosa fare. Per il momento voleva solo andare un po'  in giro a vedere il paese. 

L'anno della lepre  mi ha spiazzato per la narrazione poetica e dissacrante, per il suo essere surreale dall'inizio alla fine ma soprattutto per il modo brusco in cui vira. 
Eppure avrei dovuto immaginarlo, la scrittura lo preannuncia, lavora sugli opposti.  



Punto di lettura, recensione

Edizione Cartacea, pag. 199 valutazione ⭐⭐⭐⭐/5



Vatanen è un giornalista in trasferta, poco lontano da Helsinki,  con un collega fotografo per un servizio. Mentre sono in macchina sulla via del ritorno compare sulla strada una piccola lepre, il fotografo alla guida non riesce ad evitarla e l'animale per lo spavento decide di saltare  sbattendo contro il parabrezza cadendo sull'asfalto per poi correrre repentinamente verso la foresta.
Da qui inizia  il viaggio o meglio la fuga di Vatanen, sì perché questo giornalista affermato scende dalla macchina, segue la lepre,  immergendosi nella foresta, la trova, è ferita alla zampa così la prende in braccio, ascolta le grida sempre più lontane del collega  che cerca di farlo tornare indietro e poi nel dubbio sul da farsi sceglie la strada meno battuta. Decide di non tornare indietro ma di fasciare la zampetta della lepre, tenerla con sé ed inoltrarsi ancora di più nella foresta. Eccoli, un uomo ed un animale davanti a situazioni surreali  in un processo di osmosi. 
Noi lettori li seguiremo pagina dopo pagina buttando l'occhio, ogni tanto, alla cartina a fine libro con il tracciato del viaggio. 

Leggendo la sinossi probabilmente penserete anche voi di trovarvi davanti alla solita storia in cui un essere umano ad un certo punto cambia vita riscoprendo la natura ed il suo richiamo, beh, in parte è così, in parte all'inizio l'ho  anche invidiato Vatanen per questo moto di libertà assoluta poi gli eventi hanno preso una strana piega. Credevo di leggere un libro ameno e invece in un voltar di pagina  mi sono ritrovata tra le mani una denuncia impietosa della società finnica. L'autore attraverso le peripezie dei protagonisti, uomo e lepre, si toglie dalla scarpa  tutti i sassolini scomodi accumulati e lo fa con un riso beffardo a tratti con un ghigno sardonico descrivendo  le brutture della società a lui contemporanea passando dalla religione, alla politica, al sistema comunista. Lo fa con un gioco di opposti  sfrenato in cui il lettore rimbalza tra il soave e l'amaro.

Durante la lettura ho sottolineato e trascritto su un taccuino tutte le parole e gli aggettivi utilizzati da Paasilinna per descrivere il paesaggio naturale finnico e la società umana con le sue strutture. Vedere ogni lettera nero su bianco, divise in due gruppi, rende meglio l'idea degli opposti: siamo nei boschi con l'odore dei fiori, lo splendore della sera estiva, l'ebbrezza dell'aria, il mormorio del ruscellolo stormire della forestala bellezza incantata della natura, la frescura dell'acqua di fiume e poi siamo in mezzo agli uomini  con persone ciniche, rammollite, infelici, frustrate,  tormentate nel loro squallido correre, indifferenti a tutto il contorno, stanche. con la fissazione del sesso, e cervelli intorpiditi.
Nonostante questa netta contrapposizione l'autore non lascerà Vatanen tranquillo nella sua nuova vita selvaggia, tutt'altro lo metterà davanti a:  un corvo ladro,  un orso altrettanto ladro ma molto più aggressivo; un uomo di chiesa che proverà ad uccidere la lepre; altri uomini di cultura che invece proveranno a rubargliela; altri ancora subdoli e violenti.  In questo quadro surreale il lettore non potrà non riconoscere la tenacia del protagonista:  non molla, non cede, non arretra di un passo, abbraccia la sua rivoluzione fino alla fine, potrà sembrare una ribellione scriteriata o audace, ma  la felicità di aver scoperto un nuovo modo di vivere gli rischiarava il volto segnato dalle rughe
Vatanen come Paasilinna contro il sistema comunista, contro le storture della società in una dichiarazione sovversiva e colorata.

Due ultime annotazioni una sull'introduzione,  letta dopo aver finito il libro, che ho trovato illuminante e l'altra sulla necessità di contestualizzare il libro al periodo storico politico e sociale in cui  è stato pubblicato, la prima edizione è del 1975,  quando  il comunismo era una realtà invadente ed invasiva.

Commenti

  1. questo è un libro che io farei fatica a leggere. ammiro invece le tue scelte di lettura che spesso si allontanano tanto dalla mia confort zone

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    1. Io ammiro le tue e ogni tanto prendo spunto. La bellezza della diversità. : )

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