Rubrica: Ci provo con. Recensione 44/92: "Madrigale senza suono" di Andrea Tarabbia

Nuovo appuntamento con la rubrica a cadenza mensile Ci provo con, rubrica in cui si legge un autore per la prima volta, nata da un'idea di Chiara Ropolo  con la preziosa collaborazione di  Dolci Carloni
Questo mese ci ho provato con  un libro impilato nello scaffale da troppo tempo Madrigale senza suono e sono stata folgorata. 

Il madrigale  è:  "una composizione musicale o lirica, in maggior parte per gruppi di 3-5 voci, originaria dell'Italia e diffusa in particolare nel Rinascimento e Barocco, destinato ad esprimere un omaggio galante poetico o sacro e devozionale."  


recensione
Edizione cartacea, pag. 373, valutazione   ⭐⭐⭐⭐⭐/5

Di questo sono colpevole: di aver voluto mondi e di non aver creato che quello che c'era già.

Una domanda si è fatta strada nella mia testa durante tutta la lettura, appena accennata all'inizio, pertinace in seguito: come si riesce a fabbricare una storia così nera, a tratti ripugnante  eppure straordinariamente  godibile,  capace di suscitare in me due momenti  di profonda pietà? 
Madrigale senza suono è una storia ferale a tratti grottesca eppure così vicina alla perfezione nel modo in cui è scritta  da spaventarmi.

 


Il protagonista storico di questo libro è Carlo Gesualdo da Venosa (1566 -1613)  Principe di Venosa  considerato un compositore  geniale e pionieristico  per il suo periodo. La sua vita è segnata dalla ricerca spasmodica e fiaccante della composizione  "sovversiva" quella in grado di contenere tutta la musica fatta fino a quel momento e superarla: voglio soprattutto fare mie tutte le combinazioni possibili e finora inesplorate. Voglio che in me si esaurisca tutta la musica possibile. Nascono da questo assunto i suoi madrigali, composizioni ardite,  stridenti, sovraccariche. Indagare la musica  come si indaga l'universo infinito e ritrovarsi uomo infinitesimamente piccolo e circoscritto nel tempo storico in cui si nasce. Da qui il tormento dell'artista e dell'uomo.
Di questo sono colpevole: di aver voluto mondi e di non aver creato che quello che c'era già.

Il fato però non fu clemente con il Principe, il suo nome fu associato dai posteri ad un omicidio ponendo in secondo piano la produzione madrigalista all'avanguardia. Il delitto efferato  venne perpetrato nei confronti della prima moglie Maria d'Avalos e del suo amante Fabrizio II Carafa colpevoli di essere amanti, uccisi nell'ottobre del 1590 dopo essere stati colti in flagrante. A quel tempo la legge permetteva un tale atto  da parte del marito per difendere l'onore e la discendenza del casato. Da questo evento nacquero le leggende nere e le mitologie che avvolgono il madrigalista. Molto si scrisse  e si disse sul modo  in cui Carlo trucidò ed abbandonò i corpi dei due amanti, su come lasciò morire di stenti un presunto figlio illegittimo di Maria, sul trattamento riservato alla seconda moglie Eleonora d'Este. 
Carlo uccise Maria, la donna amata fin da giovane senza riuscire a liberarsi di tale passione, L'odore di donna Maria è un sedimento, e io lavo poco il mio corpo per lasciare che germogli,  per preservare la sua stirpe eppure il destino decise altra sorte: il casato si esiste con la morte di Gesualdo avvenuta nel 1613, i figli maschi nati dai due matrimoni perirono quasi tutti in tenera età e comunque prima del Principe che assistette alla morte della sua prole, uno dopo l'altro. 

Con Madrigale senza suono  Tarabbia fa  un atto d'amore verso i lettori, se ne esce arricchiti dalla prosa nel molto male e nel poco bene narrati  e un atto di giustizia verso il Principe,  il lettore conoscerà la sua anima tormentata  segnata dal peso della morte chiamata per sua mano. 
Poco importa se questo riscatto umano sia basato su una cronaca dove ci si perde tra verità e artificio.

La trama è costruita in modo straordinario: il lettore si ritrova tra le mani la Cronaca della vita di Carlo Gesualdo Principe di Venosa, scritta durante gli ultimi mesi di vita del Principe, dal suo fedele servitore Gioachino Ardytti come atto di amore e giustizia nei confronti del suo padrone. Ma attenzione il libro inizia con una lettera del compositore  Igor Stravinskij a Glenn E. Watkins due personaggi reali del Novecento, l'uno amante della musica di Gesualdo dedicatosi allo studio dei madrigali ed alla loro riedizione in chiave moderna, l'altro studioso del personaggio storico. La lettera accompagna il manoscritto, spedito da Igor a Watkins, spiegando le circostanze in cui ne è entrato in possesso e chiarendo l'impossibilità  di definire se  sia  autentico o apocrifo. La cronaca viene inoltre arricchita dalle riflessioni scritte  da Stravinskij durante la lettura, sparse qua e là, riconoscibili dal lettore perché in corsivo nel testo. 

Chi racconta la vita del Principe è il suo fedele servo Gioachino. Lo farà con una ricostruzione in cui la parte storica si fonde con gli espedienti narrativi, impossibile  definire dove inizia l'una e finiscono gli altri, ma alla fine non  importa. Il narratore Gioachino-Tarabbia è esso stesso un artificio: è mostruoso, è cupo, è claudicante, è l'ombra di Carlo, la sua parte nera incastra il lettore nelle pieghe buie delle pagine, nelle viscere  delle parole in quella lussuria del dolore di cui è impregnata tutta la storia restituendoci la cronaca della vita di un uomo vissuto più di cinquecento anni fa. La narrazione è così profonda  da diventare autentica portandomi  a pensare, senza nessuna logica, che l'autore lo abbia conosciuto davvero  quel Principe nato per comporre e divenuto poi assassino suo malgrado queste mani hanno già sparato e ucciso, ma si trattava di cinghiali, di volpi. Non sono nate per uccidere ma per comporre.  

Ho amato la scrittura di Tarabbia ricercata eppure così piacevolmente fruibile, una scrittura che scuote ed ho acquistato un altro suo libro Il giardino delle mosche perché di questo autore voglio leggere tutto, a piccole dosi.

A seguire il banner con le altre partecipanti alla rubrica per andare a curiosare:





Commenti

  1. Non è il mio genere ma sembra interessante. Un buon primo approccio!

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  2. La tua recensione fa capire benissimo che ti è piaciuto da morire, di solito mi fido sempre a occhi chiusi del tuo parere ma questa volta c'è un qualcosa che non mi convince in questo libro (e pensare che ne stavo aspettando la recensione da quando l'hai iniziato!)

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  3. Mi piacciono tanto questi libri e me lo sono segnato

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  4. Mamma mia!!! Lo cerco immediatamente! Mi attira tantissimo e in più Carafa è molto legato alle vicende di Napoli, la mia città!! Grazie ☺️

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  5. Come dice Sara, mi fido molto del tuo parere e piu volte mi hai convinto con le tue recensioni. Si capisce benissimo quanto ti sia piaciuto, ma c'è un qualcosa nel complesso che non mi attira particolarmente. Chissà magari non è il momento giusto 😉

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  6. Francesca, che bella recensione e che bel titolo che hai scovato. Mi hai fatto venire l'acquolina in bocca e l'ho già comprato. Grazie! Poi Bollati Boringhieri per me è una certezza di qualità. :)

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    1. Sono felice che ti sia piaciuto. Brava. Non te ne pentirai, poi però voglio leggere cosa ne pensi. : )

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  7. Non conoscevo autore e libro, ma le tue parole mi hanno spinto a farci un pensierino! Grazie

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    1. Una lettura che sono sicura ti sconvolgerà e piacerà.

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