Rubrica: l'assassino è il maggiordomo. Recensione 48/96 "Non ti faccio niente" di Paola Barbato

Oggi vi parlo del thriller  Non ti faccio niente  di Paola Barbato per la rubrica a cadenza  mensile L'assassino è il maggiordomo il gruppo di lettura nato da un'idea di Desirèe Melano. La rubrica funziona così: si decide  insieme cosa leggere; a metà mese con metà del libro letto condividiamo impressioni, sospetti, parliamo dei moventi, dei personaggi, della storia; a fine mese si tirano le somme: chi avrà indovinato l'assassino?


recensione
Edizione digitale, pag.  382, valutazione ⭐⭐⭐⭐ /5


Non ti preoccupare adesso le cose andranno meglio

Paola Barbato non si risparmia, lavora per addizione: un personaggio dopo l'altro, la loro storia una dopo l'altra, aggiunge di continuo, di paragrafo in paragrafo. Trentadue bambini, diciannove femmine tredici maschi, ormai adulti tutti presenti in quella lista che copre sedici anni dal 1982 al 1998, reduci da un rapimento lampo, durato tre giorni, un rapimento senza danni fisici per loro e senza riscatto. Tutti, dopo trent'anni, hanno un ricordo commovente di quel ragazzo che li ha sottratti alla loro vita,  tutti dicevano che era stato "buono", "gentile", " affettuoso" ed a tutti ha fatto una promessa:  Non ti preoccupare adesso le cose andranno meglio.




Ci viene presentato subito il rapitore "buono": é Vincenzo un uomo strambo, rifugiatosi in Umbria dove vive in una casa isolata, a fargli compagnia diversi gatti e le visite della Nives, una donna del  posto risoluta,  un personaggio incredibile per l'arguto ingegno. Vincenzo è  un uomo placido, amante degli animali e dei bambini. Vincenzo è un povero disperato incapace di gestire le proprie emozioni, preda di attacchi di panico e crisi autolesioniste, da maneggiare con cura. Vincenzo  è un uomo lucido, sicuro di sé, meticoloso, preciso, maniacale, capace di  organizzare con cura trentadue rapimenti, dove la componente casualità non trova spazio. Quei bambini se li ricorda tutti, ogni dettaglio, li ha nel cuore perché, a modo suo, li ha salvati e  probabilmente li conosce meglio di  quei genitori. Vincenzo è un paladino con ideali alti,  le sue  intenzioni sono buone: salvare i bambini da famiglie mancanti nei loro doveri ma  l'azione che ne segue è sbagliata: rapirli applicando la legge del contrappasso. É l'incuria, la disattenzione, lo stato di abbandono in cui vengono lasciati dai genitori a spingerlo a  rapirli, prenderli  per regalargli un mondo diverso, peluche, dolci, storie, un "nido"  per soli tre giorni. La legge del contrappasso educa: sarà la paura generata dalla loro assenza a far cambiare quei genitori perché quando vengono restituiti alle famiglie illesi allora sì che le cose andranno meglio. 
Vincenzo quei trentadue bambini voleva salvarli  adesso però, dopo trent'anni dall'ultimo rapimento, qualcuno ha ricominciato con una sostanziale differenza: chi è rapito non torna a casa, viene ucciso e con un'importante coincidenza: ad essere rapiti sono i figli di chi è stato rapito trent'anni fa.
<<Io volevo fare bene.>> <<Eh, non ti è riuscito. Non ti è riuscito proprio.>>

Andremo ad infilarci dentro alla vita di quasi tutti i trentadue bambini, accanto a loro le famiglie di un tempo, quelle attuali;  conosceremo l'ispettrice Pina Pautasso, la sua vice Flavia Mariani, un  commissario ormai in pensione, Giuseppe Cardinali; ci sposteremo per tutta Italia, una quantità di date, nomi, di persone con il vissuto interiore, di bambini con paure incolmabile e di uccisioni violente non tanto per le modalità bensì per chi ne è la vittima. L'autrice ci prepara un lauto banchetto,  sembrarà troppo poi diventeremo bulimici.
Ho trovato questo modo di narrare, per episodi, estenuante, all'inizio mi sono sentita  spaesata eppure  è stato perfetto per farmi entrare nelle indagini con taccuino, penna, libro,  ad un certo punto volevo di più, ancora storie e dettagli, di più, per completare la lista, organizzare le informazioni,  arrivare alla soluzione. 
Se il lettore è  strapazzato da una famiglia all'altra, da un dolore all'altro, da una violenza all'altra sarà anche ripagato dal meritato finale.

Ci si potrebbe chiedere e forse qualcuno lo ha anche scritto:  la quantità di informazioni fornite, i tantissimi personaggi  descritti non creano  superficialità, confusione? Non è questo il caso, vi assicuro che qui non si disperde nulla, l'autrice ci regala tutto e di più attraverso una scrittura chiara, diretta  in cui i personaggi si passano il testimone con una scioltezza da campioni  portando a casa la vittoria: una storia consigliatissima. 

Dell'autrice leggerò sicuramente altro.


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