Recensione 7/106 : Blu di Giorgia Tribuiani.

Carrozza in zucca e cavalli in topi, Blu, e davvero vuoi patire tutto questo anche con Dora? Oh, Blu. Chi non si accosta non può allontanarsi, non dicevamo così? Non dicevamo che - Blu! - non dicevamo di non volerle più vedere, le schiene della gente?

recensione, francesca
Edizione Cartacea, pag. 220, valutazione ⭐⭐/5

L'intento dell'autrice è pienamente riuscito: la protagonista assoluta del libro è l'ossessione, invadente  strabordante, è lei ad occupare ogni pagina ogni interstizio tra una parola e l'altra senza lasciare vuoti. Sotto questo punto di lettura mi sento di dare un quattro alla bravura dell'autrice  di metterla in parole l'interiorità spezzata di Ginevrablu. 
Il  lettore però ne esce distrutto, se ne esce, per questo non mi sento di consigliarla. Sotto questo punto di lettura  alla storia assegno un due, io non ne sono uscita facilmente.

Ginevra, nome di battesimo, ha diciassette anni anche se durante la lettura ne avrà tre, dodici, otto, quindici, sei in una soluzione di discontinuità;  frequenta il liceo artistico ed è molto brava nel disegno; ha un ragazzo Roberto con cui sperimenta sesso senza piacere, stare con Roberto la rende out ma lasciarlo è un'opzione complicata per quel senso di colpa pernicioso;  vive a Bologna insieme alla madre spesso assente per lavoro; ogni tanto va a casa della nuova famiglia del padre: una compagna che sa cucinare ed una figlia - sorellastra, Lea, quattro anni più piccola. 
Blu è la parte buona obbediente di Ginevra, è il soprannome con cui fin da piccola la chiamano perché la parola blu da piccina  la faceva tanto ridere ma ora le è rimasto attaccato solo quel nome, Blu, il riso non c'è più  Ginevra non c'è più schiacciata dal suo stesso soprannome e da quella voce interiore che la tiene sotto scacco. 
Ginevrablu è un bersaglio sottoposta a continui rituali, comportamenti ossessivi: contare, contare , contare i battiti delle ciglia, il lavaggio delle mani, i pezzetti del cibo fino a dieci; contare il cellulare dentro e fuori dalla  tasca, contare nella stanza delle punizioni  fino a cento; contare i tratti della matita sul foglio fino a cinquecento e oltre; contare per espiare solo così tutto può essere controllato, solo così non deluderà nessuno.

La situazione precipita quando Ginevrablu partecipa ad un'esposizione di performance Art dove conosce  l'artista Dora  Leoni, più che conoscerla la osserva nella sua performance dentro ad una vasca da bagno, la guarda  con  ammirazione ed un piacere tra le cosce. Ne nascerà un' ossessione per la donna artista a cui seguiranno punizioni ossessive perché Blu hai aumentato il male  nel mondo, le colpe nel mondo, e ora devi pagare contando fino a ottocento, ottocento segni della matita sul foglio, solo così  la carrozza non si trasformerà in zucca ed i cavalli in topi. 

Questa lettura è un incubo, l'incubo di Ginevrablu e di chi le sta intorno: noi lettori.  La storia mi ha assediato, stretto in una morsa implacabile, il respiro si è fatto sempre più corto, un peso sul diaframma e la possibilità di un sollievo  l'ho intravista solo dopo aver chiuso l'ultima pagina. Lo ammetto a volte la lettura è stata così estenuante e fastidiosa da portarmi a scorrere velocemente, anzi saltare alcune parti in cui l'ossessione prende il sopravvento, smettere di ascoltarla quella violenza assurda e gratuita fonte di forte disturbo. Un comportamento di difesa, il mio,  una presa di distanza dagli imperativi. Poi mi sono chiesta: ma chii questa barriera non sa alzarla e soccombe come fa a vivere? 
Che fatica Blu. Che fatica si fa [...] puoi mai vivere così?

In questa seconda prova letteraria l'autrice dimostra una grande capacità nel modo in cui  adatta la scrittura alle necessità narrative: non ci sono capitoli non possono esserci pause nel fluire dell'ossessione, la narrazione è in seconda persona, i segni di interpunzione sono liberi da ogni regola come il trattino a fine frase, l'uso dei puntini, le frasi sospese e poi i periodi senza punteggiatura. A questo si aggiungono i  salti temporali repentini  che riportando Blu a momenti ben precisi del suo passato. 
L' autrice dichiara, nelle ultime due pagine, la fatica di scriverla questa storia,  io dichiaro la mia personale difficoltà di fruizione: da tutte le parole ossessive imperative mi sono dovuta difendere senza poterne godere. 

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