Recensione 11/110 : La canzone di Achille di Madeline Miller
Si è vero la storia inizia in una sala gremita di re arrivati con doni ricchissimi, nomi altisonanti ereditati da stirpi auliche o semi divine e con cipigli violenti perché in ballo c'è la scelta del futuro marito di Elena figlia di Tindaro e Leda.
Si è vero la storia finisce con la lunga e sanguinosa guerra di Troia che impegna quegli stessi re greci, con il favore o meno degli dei, per recuperare la stessa Elena data in sposa a Menelao e rapita da o fuggita con Paride, secondogenito di Priamo re di Troia, ma tutto questo fa solo da contorno alla storia di Achille e Patroclo. Sono loro i protagonisti è quello che sta dietro agli accadimenti e che sta dentro all'uomo Patroclo, al semidio Achille ad essere narrato. Così dopo le prime pagine mi sono resa conto che il glossario dei personaggi alla fine del libro sarebbe bastato, ho riposto il testo studiato alle medie nello scaffale. Per leggere la Miller non serve.
Ho amato tutto di questa storia: il taglio intimo scelto dall'autrice; la narrazione in prima persona di Patroclo apprezzata e compresa sul finale; la stupefacente caratterizzazione dei personaggi; i dialoghi perfetti e soprattutto la scrittura così umana così divina, così gentile così letale.
Achille racchiude in sé l'umano ed il divino e l'aspetto più bello, come ci fa notare Patroclo, è il modo inconsapevole con cui vive la sua divinità ed il modo naturale con cui gode della sua umanità.
Teti lo vuole audace, freddo, distante come lo sono gli dei, sprezzanti degli uomini ma Achille si innamora di Patroclo l'ultimo degli ultimi, un essere trascurabile, il più piccolo ed insignificante degli umani. Eppure Achille ne farà il suo compagno, il suo amante, lo eleverà al suo stesso rango pubblicamente con dignità e fermezza, sempre, lo proteggerà ignorando la disapprovazione della divina madre perché Patroclo è la ragione della sua felicità di uomo.
Patroclo si innamora subito di Achille si innamora della sua bellezza divina ma soprattutto della grazia, della gentilezza, del suo modo di chiamarlo: Pa-tro-clo scandendo ogni sillaba, senza inciampare o affastellare le lettere, riservandogli l'importanza data ad un re. Patroclo sarà un compagno fedele, sempre accanto al suo amato senza sentirsi mai abbastanza degno, sentendo invece tutta la disapprovazione degli altri, a tratti anche la mia, ponendosi quella domanda a cui anche io, fino ad un certo punto, non ho saputo dare una risposta: perché io? Perché Patroclo? Perché questo uomo sbiadito, questo narratore impolverato?
É qui che la storia si dischiude, è qui che l'autrice con la voce di Patroclo offre al lettore una memoria diversa: di Achille non ricorderemo solo il guerriero invincibile colui che ha straziato per giorni il corpo di Ettore, ricorderemo anche il soffio leggero della sua anima, la sua musica, il suo canto, la felicità.
É sempre qui che ho chiesto scusa a Pa-tro-clo, a lui il migliore degli uomini, il migliore dei mirmidoni perché lui è la ragione, lui la memoria: io sono fatto di ricordi quelli più dolci, quelli più intimi, quelli da non dimenticare.
Se cercate nel racconto della Miller la forza prepotente e reboante della guerra, la gloria immortale, gli eroi sfrontati e vigorosi, ne troverete solo un po', in cambio inciamperete in una lettura di una bellezza divina ed umana che fa bene e male allo spirito per quanto riempie.
anche questo in lista! n
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