Recensione 14/113 : "The Outsider" di Steven King

Non è mai senza senso scegliere l'impossibile invece del possibile. L'unica cosa insensata è accettare il possibile.

Stig Dagerman

All'inizio di ogni recensione sono solita citare frasi tratte dai libri letti  oggi però ho scelto l'esergo di un altro libro, Morsi di  Marco Peano, iniziato subito dopo The Outsider perché   leggendolo mi sono detta: questo è quello che fa King.  Stephen King sceglie  l'impossibile lo racconta e porta il lettore dalla sua parte, dopo sarà difficile rimanere nel possibile in ciò che è razionalmente spiegabile.
In questa storia l'impossibile passa per un melone pieno di vermi, per delle tracce che svaniscono di punto in bianco nella sabbia e per lo stramaledetto universo senza confini.

Edizione digitale, pag. 530, valutazione ⭐⭐⭐⭐/5



Terry Maitland cittadino dell'anno di Flint City, professore di inglese, allenatore di baseball di giovani ragazzi viene arrestato in modo plateale nello stadio in cui si sta svolgendo la partita davanti a tutto il pubblico, davanti alla sua famiglia.  Viene arrestato senza essere stato interrogato e quindi senza aver verificato l' alibi. Chi lo ha ammanettato lo vuole umiliare, vuole cancellare ogni possibile traccia di innocenza anche se fino a prova contraria siamo tutti innocenti. 
I motivi della pubblica gogna sono due: le prove contro Terry sono inoppugnabili: dna, gruppo sanguigno, impronte digitali, testimoni; il secondo motivo riguarda  l'omicidio o meglio il modo brutale in cui l'assassinio si è divertito con la vittima, un ragazzo di soli undici anni. 
Dell'arresto è convinto  il procuratore capo William Samuels, un po' meno il detective Ralph Anderson che avrebbe voluto prima verificare l'alibi ma  che spinto da motivazioni personali,
 suo figlio Derek è stato allenato da Terry quando era piccolo, partecipa all'arresto. Ben presto però quello che sembrava un caso già risolto  si dimostra un gran rompicapo per chi segue le indagini e per lo stesso lettore perché Terry  ha un alibi di ferro per il  giorno dell'uccisione di Frankie ed i testimoni a suo favore sono tanti quanti quelli a suo sfavore.  Il dono dell'ubiquità è  divino, lo so bene, ma ad un certo punto ho iniziato a pensare ad un Terry ubiquo non riuscendo a smontare le prove contro di lui e tanto meno  l'alibi. Ho oscillato tra colpevolezza e innocenza e la lettura ne ha goduto scorrendo velocemente. 
La svolta avverrà quando l'indagine diventa corale quando cioè la mano destra incontra la sinistra e quando  arriva Holly Gibney, a circa metà libro, un personaggio incredibile che farà la differenza  perché Holly crede all'esistenza dell'Outsider, all'impossibile. 

Nessuna delusione dal mio terzo King che si merita un applauso, come sempre, per la  scrittura. Qui sono impazzita nella parte iniziale con gli interrogatori dei testimoni dove, oltre ad utilizzare un font diverso, l'autore cambia il registro  in base a chi sta parlando; sono impazzita nella parte finale dove gli eventi concitati vengono raccontati come se fossimo dentro ad un film con la cinepresa in continuo movimento da un punto all'altro per offrirci la scena nella sua totalità.  
King narra il male e se la lettura, grazie alla scrittura, scivola via velocemente la storia, al contrario, si attacca alla pelle e l'oscuro all'anima  grazie sempre alla scrittura. Durante le serate passate a leggere il buio confortevole della mia casa si è trasformato in un buco nero in cui muovermi è stato difficile mentre qualcosa di arcano e mostruoso strisciava accanto a me.

Io sono come il detective Ralph: pratica, razionale, voglio toccare con mano ed il soprannaturale non esiste, non posso accettarne la presenza  se esiste l'inesplicabile come si può andare avanti? Se il male è un'entità oltre la natura allora tutto può accadere, n
on ci sono confini. Proprio così. Nessun confine, per questo stramaledetto universo. 
Holly Gibney è l'esatto opposto lei arriva per convincerci che il male è un'entità oscura con molte facce  a cui piace cibarsi della paura e del dolore, è un mostro in continua trasformazione e si moltiplica come un moto ondoso inesorabile su tutto quello che tocca.   

Holly parla all'incredulità di  Ralph per convincerlo  dell'esistenza di un'entità mostruosa, il male.
King parla all'incredulità del  lettore convincendomi: l'outsider esiste con le sue molte facce, sopravvive proprio lì dove crediamo che non esiste, non volerlo vedere  lo rende solo più libero di muoversi ovunque. 
Siamo stati educati a seguire i fatti, e  a volte avvertiamo quasi la sua presenza quando i fatti entrano in conflitto l'uno con l'altro, ma ci rifiutiamo di seguire le sue tracce. Lui lo sa, e ne approfitta.

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