Le letture di Sabrina. Rubrica Ci provo con: Carlo è uscito da solo di Enzo Gianmaria Napolillo

Nuova recensione piena di emozioni della nostra Sabrina per la rubrica Ci provo con, rubrica nata da un'idea di Chiara Ropolo  con la preziosa collaborazione di  Dolci Carloni ideatrice del delicato banner che trovate alla fine. La rubrica funziona così: ogni mese chi partecipa sceglierà l'opera di un autore o autrice mai letti mettendosi alla prova.

Sabrina ci ha provato con:

Carlo è uscito da solo
Enzo Gianmaria Napolillo
Pag. 248
⭐⭐⭐⭐⭐/5




Carlo ha trentatré anni e non esce mai da solo. Conosce a memoria decine di numeri di telefono, il prezzo al chilo del pane e del prosciutto. Conta le briciole sul tavolo e le gocce d’acqua sulla finestra quando piove. La matematica è il suo rifugio sicuro che delinea il confine tra lui e il resto del mondo.
La sua vita è fatta di abitudini quotidiane, come quella di andare tutte le mattine nello stesso bar a far colazione con suo padre e ordinare sempre la stessa cosa: due cappuccini e due brioche con la marmellata di albicocche.
Ma una mattina Carlo vede che c’è una ragazza nuova dietro il bancone, Leda, che gli regala non solo un sorriso fatto di zucchero sul piattino della brioche, ma un sorriso delicato e gentile sul volto. Il bar si trasforma improvvisamente in un luogo di incontri ed emozioni che non è sicuro di poter gestire ma di cui non può più fare a meno.

"𝑺𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒕𝒊 𝒂𝒗𝒆𝒔𝒔𝒊 𝒊𝒏𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒂𝒕𝒂 𝒐 𝒕𝒖 𝒏𝒐𝒏 𝒂𝒗𝒆𝒔𝒔𝒊 𝒅𝒆𝒄𝒊𝒔𝒐 𝒅𝒊 𝒓𝒊𝒎𝒂𝒏𝒆𝒓𝒆 𝒂 𝒄𝒂𝒔𝒂, 𝒊𝒍 𝒓𝒊𝒔𝒖𝒍𝒕𝒂𝒕𝒐 𝒏𝒐𝒏 𝒂𝒗𝒓𝒆𝒃𝒃𝒆 𝒂𝒗𝒖𝒕𝒐 𝒏𝒆𝒔𝒔𝒖𝒏𝒂 𝒊𝒎𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂𝒏𝒛𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒎𝒆. 𝑪𝒆𝒏𝒕𝒐𝒗𝒆𝒏𝒕𝒊𝒒𝒖𝒂𝒕𝒕𝒓𝒐 𝒔𝒂𝒓𝒆𝒃𝒃𝒆 𝒔𝒕𝒂𝒕𝒐 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒍𝒊𝒄𝒆𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒖𝒏 𝒏𝒖𝒎𝒆𝒓𝒐 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒖𝒏 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒐. 𝑰𝒏𝒗𝒆𝒄𝒆 𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒊𝒏 𝒄𝒆𝒏𝒕𝒐𝒗𝒆𝒏𝒕𝒊𝒄𝒊𝒏𝒒𝒖𝒆."
𝑺𝒊 𝒈𝒖𝒂𝒓𝒅𝒂𝒏𝒐, 𝒎𝒂 𝒅𝒊𝒔𝒕𝒐𝒍𝒈𝒐𝒏𝒐 𝒔𝒖𝒃𝒊𝒕𝒐 𝒍𝒐 𝒔𝒈𝒖𝒂𝒓𝒅𝒐.
“𝑵𝒐𝒏 𝒂𝒗𝒆𝒗𝒐 𝒎𝒂𝒊 𝒑𝒆𝒏𝒔𝒂𝒕𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒖𝒏 𝒏𝒖𝒎𝒆𝒓𝒐 𝒑𝒐𝒕𝒆𝒔𝒔𝒆 𝒅𝒊𝒗𝒆𝒏𝒕𝒂𝒓𝒆 𝒖𝒏 𝒄𝒐𝒎𝒑𝒍𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒄𝒐𝒔𝒊̀ 𝒃𝒆𝒍𝒍𝒐”.

Ho trovato questo libro per caso, scorrendo le foto dei libri recensiti dalla bookblogger LaLibridinosa che seguo. Per caso ho letto la trama e senza voler sapere altro della storia l’ho prenotato in biblioteca.
Quando mi hanno consigliato di preparare i fazzoletti, non avrei mai immaginato di doverli usare subito dopo neanche dieci pagine.

Carlo è uscito da solo è uno di quei libri che una volta letto, assaporato e vissuto ti entra dentro e ci resta per sempre. Uno di quei libri che ha trovato un posticino nel mio cuore. Penso sia la prima volta in cui, in più di un’occasione durante la lettura, avrei voluto tuffarmi nel libro e trovarmi di fronte Carlo per poterlo abbracciare. Perché Carlo lo si può solo amare.

Con estrema delicatezza l’autore ce lo descrive come un ragazzo di trentatré anni che ama i numeri ma non la gente e pagina dopo pagina ci fa entrare nella sua vita, ci fa conoscere la sua piccola routine quotidiana fatta di poche e semplici cose e ci permette poco alla volta di avvicinarci a lui. Perché avvicinarsi e conoscere Carlo non è facile. Ci vogliono occhi profondi e forse qualche ferita mai guarita per comprendere i suoi silenzi. E forse solo Leda può capirlo, lei che nasconde bene il dolore e le pene dell’anima dietro ai sorrisi e ad un bancone di un bar. Quel bar dove Carlo tutti i giorni va a fare colazione con suo padre Anselmo. Ma in una mattina qualsiasi, un sorriso di zucchero sopra un piattino cambia tutto.
E Carlo che sapeva contare tutte le gocce della pioggia sul vetro, improvvisamente non è più capace, perde la concentrazione.

𝑪𝒂𝒓𝒍𝒐 𝒂𝒅𝒅𝒆𝒏𝒕𝒂 𝒍𝒂 𝒃𝒓𝒊𝒐𝒄𝒉𝒆, 𝒐𝒔𝒔𝒆𝒓𝒗𝒂 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒆 𝒈𝒐𝒄𝒄𝒆 𝒅’𝒂𝒄𝒒𝒖𝒂 𝒄𝒂𝒅𝒆𝒓𝒆 𝒔𝒖𝒍𝒍𝒂 𝒗𝒆𝒕𝒓𝒊𝒏𝒂, 𝒊𝒏𝒔𝒆𝒈𝒖𝒊𝒓𝒔𝒊, 𝒓𝒂𝒈𝒈𝒊𝒖𝒏𝒈𝒆𝒓𝒔𝒊, 𝒖𝒏𝒊𝒓𝒔𝒊. 𝑰𝒍 𝒔𝒐𝒓𝒓𝒊𝒔𝒐 𝒅𝒊 𝒛𝒖𝒄𝒄𝒉𝒆𝒓𝒐 𝒆̀ 𝒏𝒆𝒊 𝒓𝒊𝒇𝒍𝒆𝒔𝒔𝒊 𝒅𝒆𝒍 𝒗𝒆𝒕𝒓𝒐, 𝒔𝒄𝒐𝒍𝒑𝒊𝒕𝒐 𝒏𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒄𝒆𝒓𝒂𝒎𝒊𝒄𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝒑𝒊𝒂𝒕𝒕𝒊𝒏𝒐. 𝑪𝒊 𝒑𝒓𝒐𝒗𝒂 𝒂 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒂𝒓𝒆 𝒍𝒆 𝒈𝒐𝒄𝒄𝒆, 𝒎𝒂 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒕𝒓𝒐𝒑𝒑𝒆.

Ho adorato il modo in cui Leda entra nella vita di Carlo, perché si avvicina a piccoli passi e con rispetto ma anche con determinazione, infondendogli il giusto coraggio di cui aveva bisogno per uscire dal suo guscio e urlandogli “Io sono qui”. Leda crea con il suo sorriso una crepa in quelle mura che Carlo ha innalzato con il resto del mondo, quelle quattro mura della sua cameretta, dove a fargli compagnia ci sono solo la matematica e la musica, l’unico posto in cui si sente protetto.
Carlo è educato, gentile e spontaneo ma molto vulnerabile agli stimoli del mondo esterno. La mano di Leda tesa per aiutarlo a camminare insieme però lo spinge a varcare quelle mura.

Durante la lettura le emozioni e i sentimenti sono stati plurimi e contrastanti. Non ho provato solo amore. Ho provato anche un odio profondo per un personaggio, a cui avrei voluto tirare molti schiaffi e strozzare con le mie mani. Avrei voluto anche urlare a Rita, la madre di Carlo, “svegliati” e subito dopo abbracciarla, perché ho riflettuto sul fatto di quanto noi genitori a volte presi dal lavoro e dalla routine quotidiana non diamo attenzione a piccoli dettagli che possono fare la differenza, essere genitori è difficilissimo e i dolori più grandi sono proprio quelli legati alla felicità dei figli. Ma non svelerò altro perché dalla trama non si evince la storia di Carlo ed è giusto scoprirla leggendo il libro, capitolo dopo capitolo, ognuno con i propri tempi, per ingoiare e digerire il peso di quello che si legge.
Mi è piaciuto molto anche il fatto che l’autore abbia sviluppato la trama su due piani temporali, alternando il racconto del presente a quello del passato. La sua scrittura semplice e delicata è fluida e ricca di parole e frasi che toccano il cuore e le corde più interiori.

Carlo conquista il lettore dalla prima riga, mi ha portato con sé nella sua cameretta e in silenzio mi ha raccontato la sua storia. Alla fine però mi ha ripagato di tutte le lacrime versate in queste duecento pagine.

A seguire il banner con l'elenco delle altre partecipanti alla rubrica:



Commenti

  1. Che bello quando i libri ti prendono così! C'è così tanto entusiasmo in questa tua recensione che voglio assolutamente leggerlo anche io.
    Preparo i fazzoletti? 😝

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  2. Non lo conoscevo ma per la tua bellissima recensione corro a prenderlo subito🧡

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