Rubrica: Ci provo con. Recensione 37/136. La corte di rose e spine di Sarah J. Maas. Volume 1. Trilogia Acotar

Ultimo appuntamento dell'anno con la rubrica a cadenza mensile Ci provo con, rubrica in cui si legge un autore o autrice per la prima volta, nata da un'idea di Chiara Ropolo  con la preziosa collaborazione di  Dolci Carloni creatrice del bellissimo banner natalizio a seguire in cui troverete l'elenco dei blog  partecipanti.

Questo mese ci ho provato con La corte di rose e spine di Sarah J. Maas, un retelling della Bella e la bestia. Direte voi: ci hai preso gusto! Ebbene sì ma la lettura è stata deludente rispetto al retelling della Kemmerer letto un mese fa. L'unica nota piacevole il gruppo di lettura. Sono riuscita a completare la storia solo grazie alle tre compagne di viaggio e sarà sempre grazie a loro che continuerò la trilogia, fosse stato per me avrei chiuso il kindle a circa poco più della metà e senza nessun appello. 


La corte di rose e spine
Sarah J. Maas
Traduzione a cura di: Vanessa Valentinuzzi
Edizione digitale, pag.482 
Valutazione ⭐⭐/5





Un muro divide fisicamente il mondo degli umani da quello delle creature magiche. Un trattato  stipulato cinquecento anni prima stabilisce i rapporti tra le due specie.  Prima, millenni prima, questa divisione non esisteva gli umani erano schiavi dei Fae maggiori, poi dopo la lunga e sanguinosa guerra tutte le creature fatate occuparono la terra a nord del muro, Prythiandivisa  in sette corti governate da sette Signori, i Fae maggiori, gli umani si stabilirono a sud costretti in eterno a cercare di sopravvivere coltivando la terra. 
L'umana Feyre ha dovuto imparare presto a cavarsela da sola è lei a cacciare nei boschi, a reperire il cibo per la sopravvivenza della famiglia: il padre infermo e le due sorelle maggiori, Elain la coltivatrice di fiori dal cuore buono e Nesta la più dura segnata dalla morte della madre e dalla perdita degli agi e della ricchezza in cui vivevano un tempo.  Un giorno però Feyre uccide l'animale sbagliato: un  grosso lupo, un essere del mondo fatata e questo la metterà davanti ad una scelta: morire all'istante o lasciare la famiglia per  l'esilio  a Prythian, alla corte d'Estate. A reclamare la vita di Feyre in cambio della morte del lupo è Tamlin un essere fatato sceso nella terra degli umani perché il trattato è chiaro: Una vita per una vita. Qualunque attacco ingiustificato da parte di un umano a un membro della nostra razza può essere ripagato solo con una vita umana in cambio. 
Feyre sceglierà l'esilio in quella terra abitata da esseri violenti, vanitosi ed arroganti e scoprirà  piano piano la vera anima celata dietro a quelle maschere.

Ero molto curiosa di iniziare questa trilogia di cui ho sentito tanto parlare spesso in modo entusiasta ma aimè la mia di lettura è stata deludente a tratti rabbiosa per il modo in cui l'autrice si è dimenticata, ad un certo punto, del protagonista e per altre diverse cosette.

Riconosco alla Mass una fervida fantasia, i personaggi magici si affastellano a Phitryan: Suriel, Bogge, Puca, Attor, ce n'è per tutti i gusti; l'idea delle maschere inamovibili sul volto dei personaggi, legate alla maledizione abbattutasi sulla corte d'Estate, mi è piaciuta, così come i primi capitoli forieri di una trama ricca e misteriosa poi però ad un certo punto tutto si è perso ed ho trovato la storia un tantino debole, così come i dialoghi.
Fayre si definisce diverse volte: analfabeta, ignorante, mediocre, orgogliosa, fredda ebbene se la volontà dell'autrice era questa  ci è riuscita perché io li ho sentiti tutti questi aggettivi e per Fayre ho provato solo fastidio. L'autrice decide di renderla analfabeta ed io mi sto ancora chiedendo il motivo di tale scelta vista l'importanza svolta dai libri, dalla biblioteca nella favola originale. Fayre non sa leggere, potrei anche sorvolare, ma ama la pittura che diventa un elemento onnipresente,  quasi tutto quello che le capita diventa il soggetto di un dipinto idealmente creato nella sua mente e descritto con passi svolazzanti a mio avviso inutili, passi e capitoli con cui si allunga un brodo diventato ad un certo punto insipido e ripetitivo a scapito della trama. Trama che scade in un clichè, il triangolo amoroso, nel momento in cui entra in scena l'antagonista di Tamlin: Rhysan. Ecco a questo punto la storia ha perso tutto, la trama si è svuotata come anche la mia attenzione ma cosa ancora peggiore l'autrice si dimenticata totalmente del protagonista Tamlin, lo fa diventare una salma, lo svuota di qualsiasi pensiero, azione, emozione, lasciando spazio solo a Rhysan.
Mi chiedo: è possibile abbandonare così un personaggio chiave? Perché fare una scelta di questo tipo? E
no, non sono bastate le spiegazioni finali per risollevare la mia delusione.
Ora mi attende il prosieguo sperando in uno sviluppo della trama che sia agli antipodi di questo inizio.


Commenti

  1. Lo sai, in gran parte concordo con te (tranne che su Rhys). Tuttavia sono molto meno scettica di te nell'iniziare i sequel e continueremo a fare del nostro mini gdl il punto di forza di queste letture.

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  2. io ancora non mi sono decisa a leggere questa serie

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    1. Purtroppo, per ora, non posdo consigliartela, vediamo se migliora.

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  3. Oddio non so se consigliarti di proseguire, perché se è vero che il secondo è migliore, ciò che l'autrice farà a Tamlin è veramente assurdo e credo che tu lo odierai

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    1. Grazie Chiara, allora mi preparo. Continuerò la lettura grazie al GdL.

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  4. Sabrina:

    Anche quando la lettura non ti ha soddisfatto riesci comunque a rendere unica la recensione.
    Il punto di forza di questa lettura è ciò che abbiamo ideato! Il nostro mini gdl ❤️

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    1. Grazie Sabrina. Sì hai ragione la forza della lettura siamo noi lettrici insieme.

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