Rubrica: Ci provo con. Recensione 16/152: Ada brucia. Storia di un amore minuscolo di Anja Trevisan

Nuovo appuntamento con  la rubrica mensile Ci provo con rubrica in cui si legge un autore o autrice per la prima volta, nata da un'idea di Chiara Ropolo  con la preziosa collaborazione di  Dolci Carloni creatrice di tutti i nostri banner compreso quello a seguire con l'elenco delle partecipanti.

Questo mese ci ho provato con una giovane autrice Anja Trevisan e la sua opera prima Ada brucia.

Ada brucia. Storia di un amore minuscolo. Pag. 304
Casa editrice Effequ
Narrativa
Valutazione: ⭐⭐⭐⭐⭐/5

Le cose belle fanno male. Dice Ada.

Questa storia fa male perché è un delirio. Tanto male per  come si infila sottopelle, scalfendo ogni giudizio. Troppo male da starci scomodi. Eppure è bella. 
Bella per come è scritta: una terza persona che si trasforma in una prima e accade così naturalmente da essere sicuri che a raccontarla sono i protagonisti e non il narratore. Bella per Ada senza scarpe e per Ada con le scarpe. Bella per come ribalta le posizioni perché lo so quanto malato sia Rino, quanto folli i sui pensieri, assurde le sue azioni eppure, non prendetemi per pazza, eppure alla fine mi sono ripetuta quella frase: se il loro non è amore, allora l'amore non esiste. 
Questa storia è bella ma fa male perché in bocca c'è l'amaro di un amore ingabbiato, sentito come unico possibile, un amore minuscolo che fa dire alla parte sbagliata della storia: io ti amerò per sempre e fa sentire nello sbaglio quanto forti e vere siano queste parole.
Questa storia è bella ma fa male perché, letta l'ultima pagina, mi sono lasciata andare in un piano amaro e liberatorio.



Rino rapisce la Ada durante la festa del paese. La porta nella sua casa, poco fuori il piccolo centro abitato umbro, dove vive  da solo da quando il nonno è morto.
Rino lo ha capito da quando ha intravisto quella mano nella culla e poi nei successivi incontri in paese con Cecilia, la madre di Ada: tutto lavora o ha lavorato perché lui arrivasse lì al rapimento. Ci ha provato a resistere a quel richiamo dell'amore minuscolo ma le coincidenze messe in fila nella mente di Rino confermano la giustezza del rapimento: l'amore è giusto e allora è giusto che lei stia con lui. 
Le uniche domande  riguardano il futuro di quell'amore: se poi Ada non lo amerà? E se poi il loro amore svanirà.
La coscienza di Rino a volte fa capolino  quando vede Cecilia prostrata in paese, quando giornali e tv parlano del rapimento, dell'ignoto mostro autore di un'azione così abominevole e allora quasi gli dispiace perché lui non è un mostro, perché Cecilia ha altre due figli, può occuparsi di loro, perché Ada starà meglio con lui e quando saremo pronti vi faremo vedere che stiamo bene.
Da qui in poi tutto quello che Ada sarà dipenderà da Rino. Non le farà del male tralasciando il fatto di averla rapita; con lui starà bene, meglio che con la madre, tralasciando il fatto di averla rinchiusa in una fortezza e ucciderà chiunque provi a farle del male, tralasciando il fatto che è lui ad averle fatto del male per primo.  Questo per Rino sarà l'impegno più grande ed importante, una grande responsabilità. Tra lui e Ada tutto è da costruire nulla è già detto o già deciso: al contrario tutto è da spiegare per riuscire a mantenere un equilibrio  e così  come costruisce gli ingranaggi degli orologi venduti in paese costruirà  gli ingranaggi della loro vita insieme, un mondo tutto loro, con delle regole tutte loro per preservare quell'amore intatto, farlo crescere e fiorire. 
Ada vivrà per quattordici anni dentro la casa di Rino senza mai uscire, senza incontrare nessun altro. Quando lui esce la porta è chiusa a chiave, le finestre ugualmente chiuse, le imposte semichiuse. Il limite invalicabile è la veranda, oltre Ada non può andare, il prato è un ostacolo da non superare mai.  Per dare senso a questo carcere  Rino inventa delle storie: se esce sul prato senza scarpe  Ada brucerà, le scarpe della sua misura arriveranno solo quando sarà grande; quando è sola se qualcuno si avvicina alla casa lei deve correre in cantina chiudersi dentro e stare in silenzio, di questo spazio angusto ha la chiave, perché le persone fuori sono mostri e possono farle del male. 
Ada cresce, senza scarpe, osservando il mondo da una finestra, con una vecchia barbie, la tv, dei fogli e dei colori. A farle compagina le domande a cui di volta in volta Rino prova a rispondere con nuove storie. Ada cresce con la loro storia abusata e le loro cose: le nocche sulla testiera, le X sula calendario, la porta chiusa a chiave.
La vita di Rino e Ada è dentro una bolla ma quando  Ada, ormai quattordicenne, sarà liberata, Rino arrestato e processato la bolla scoppierà e allora cosa succederà a quell'ingranaggio? 
 
Non serve dire quanto questa storia sia aberrante serve invece elogiare l'autrice per averla scritta e per averla scritta così bene.
Anja Trevisan giovanissima è riuscita a portarci nella mente dei personaggi, il pedofilo Rino e la vittima Ada ma lo ha fatto  sospendendo ogni giudizio e questo è l'aspetto più sorprendente della sua scrittura.  Lo so non potete crederci perché una storia così è da condannare, è vero, avete ragione,  eppure vi sorprenderete per la delicatezza con cui viene raccontata senza  edulcorare nulla, per come non riuscirete ad additare Rino, per come ad un certo punto sentire serpeggiare quella frase nel rapporto distorto ed abusato di Rino e Ada: se questo non è amore, l'amore non esiste e ci starete male per il finale.

Leggetela la storia di questo amore minuscolo, fa male ma é bellissima.


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