Recensione 24/160: Cronache dalla Repubblica delle fiabe di Marco Improta

Quando ebbe finito non creò la donna perché si era fatto tardi e andò a dormire.
SETTIMO GIORNO
Dio e l'uomo passarono una domenica in completo relax: si alzarono tardi e pranzarono in una di quella trattorie dove con dieci euro ti spari un piatto di carbonara da trecento grammi, un litro di vino e pure il dolce. Poi si buttarono sul divano con i pantaloni sbottonati per far respirare le panze e guardarono il campionato  del '92/'93 perché Dio era un gran tifoso del Foggi di Zeman.
All'imbrunire si addormentarono felici per altre diciotto ore.
[...]
Dio fece scendere un torpore sull'uomo con un'anestesia totale e da una sua costola creò la donna. Usò una costola affinché nessuno dei due fosse superiore all'altro, ma l'uno accanto all'altra, fianco a fianco per tenersi la mano mentre camminavano nei sentirei della Vita. Diversi l'uno dall'altra ma uniti nella loro meravigliosa diversità.

Estratti da Favola di Adamo ed Eva

Il cantastorie Marco Improta si rivela un trasformista, é più veloce di Arturo Brachetti a cambiare abito, gli  basta una virgola o un punto per passare dall'esilarante  al dissacrante, dall'amaro e pungente al poetico. 

Cronache dalla Repubblica delle fiabe
Marco Improta
Youcanprint, pag. 202
Narrativa
⭐⭐⭐⭐ /5



Trama
Nella Repubblica delle fiabe  l'isola che non c'è ha uno spread altissimo, la Terra di Mezzo rischia il default, il Paese delle Meraviglie è stato bocciato da Standard & Poor's perché ritenuto, sorprendentemente, stato poco affidabile.  Ma non é tutto.  Capitan Uncino è alle prese con una crisi, non quella economica, una crisi esistenziale senza precedenti, ha deciso di partire dall'Isola che non c'è, dove sembra in effetti non esserci più nulla, ma deve convincere Spugna  e la sua ciurma; il lupo di Cappuccetto rosso è braccato da Bianconiglio per un debito contratto con il Brucaliffo,  il re del mercato degli stupefacenti provenienti dal Paese delle Meraviglie, roba da capogiro; Hansel è alle prese con una Gretel killer affetta da manie di persecuzione; il piccolo Principe, dopo la cartella esattoriale di Equifiaba, ha deciso di dribblare in maniera creativa i tentacoli del fisco intestando il suo pianetino monolocale da trenta metri quadrati  ad una società con sede  a Mordor nella Terra di Mezzo, il paradiso fiscale, ma Peter Pan ha fatto la spia, a chi? Dovrete scoprirlo leggendo le Cronache.
Non é finita qui perché la fata turchina, per colpa della crisi suddetta, deve apparire in più di una storia; Biancaneve è una ragazza con un grave problema di melatonina e lavora in una friggitoria della Garbatella; Mangiafuoco recluta  giovani minorenni per il suo Talent Show; i sette nani sono dei sindacalisti; il grillo parlante  è un predicatore da strapazzo, la fata turchina è rivestita di morale cattolica e Geppetto? Dovrete scoprirlo leggendo sempre le Cronache. E vi assicuro che non é finita qui.

Recensione
Risate, tante da buttarvi a terra per il mal di pancia, queste favole riscritte  sono la torta gustosa dentro cui affondare. State lì a leccarvi con piacere tutte le dita, una per una, e tra l'allerta meteo nella Repubblica delle Fiabe e  I problemi di sceneggiatura della Bella Addormentata arriva un retrogusto amaro quello dell'ironia mordace e qualcosa di pungente graffia la lingua.
L'autore non le manda a dire le scrive nero su bianco le cronache della società italiana degli ultimi cinquant'anni anni. Vi sentirete dentro ad un frullatore di personaggi famosi fiabeschi e reali: dalla Carrà agli influencer, da Capitan Uncino al Cappellaio matto, dalla tv analogica a quella digitale, ripercorrendo alcuni fatti legati alla  nostra Repubblica, alla politica, per poi passare alla morale, quella degli uomini di chiesa non di Dio, fino ai genitori salutisti ed ai loro, nostri, ricatti più o meno consapevoli. E mentre s
tate lì a cercare di capire come togliervi quell' amaro rimasto in bocca arriva lo zucchero filato, una  carezza: la poesia di alcuni brani  che si attaccano addosso con dolcezza. La stessa mano che vi ha punto ora vi accarezza. 

Tanta roba sì e vi dico di più è tutto concentrato in 200 pagine, in quaranta fiabe. É uno sballo per la mente, una vera scossa. Ma non vi preoccupate, vi trovate dentro alla Repubblica delle fiabe, lo sapete che le favole si chiudono con il lieto fine quindi leggetele magari solo per scoprire come va a finire la crisi esistenziale di Capitan Uncino e se poi tra una risata e l'altra vi scoprirete a bisbigliare: «Ma lo sai che forse c'ha ragione sto Marco?» Beh sarà tutto di guadagnato per voi, non di certo per il cantastorie che sta ancora aspettando di comprarsi una villa con piscina dai proventi dei suoi due manoscritti mentre Capitan Findus la casa a Cortina l'ha già acquistata. 
E ricordate come dice  l'autore, anzi no come dice Jacob Marley, sì quello del Canto di Natale:
Ognuno di noi ha ricevuto doni e talenti: la nostra missione consiste nel mettere a frutto questi doni e talenti a beneficio dell'umanità. Siamo luci che brillano e siamo chiamati a custodire la nostra luce, a tenerla viva e a moltiplicarla per illuminare il mondo.

Marco tu ci stai riuscendo, però... toglimi una curiosità: ma Darth Vader per la gigantesca stazione spaziale le paga le tasse? Perché se non le paga chi glielo spiega al Piccolo Principe?

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