Recensione 27/163: Come piangere sott'acqua. In tre parti di Diechirico
- Basta così ti prego. Il dolore dei ricordi. 2015
É un libro intrappolato nel tempo, questo. Un lungo sospiro congelato. Non c'è nulla che si muove, tutto rimane paralizzato su una panchina in un parco ai piedi della foresta Nera, in un luogo fuori dal mondo, non precisato, privo di qualsiasi coordinata spaziale. Il protagonista è un vecchio senza nome. Lì intorno a quella panchina sospesa nel tempo, nessuno ha un'identità precisa, tutti si muovono intorno al vecchio.
- Il sapore degli aghi. Un mazzo di vite intrecciate. 2015
Questa è la chiusura del cerchio, il momento in cui tutto trova una risposta, anche ciò che sembrava averla già. Questo libro è semplicemente un dopo.
Come piangere sott'acqua è fatto di materia umana, vite intrecciate fino a fondersi e poi spezzarsi. É fatto di grandi mani, quelle di André; di sorrisi sinceri come quello di Lou; di occhi determinati, frizzanti, che cercano e profanano; di muri con cui difendersi e ferire; di sguardi: infuocati, urlanti, indagatori, fissi, da ricordare, vuoti, pieni di lacrime, divoratori e blu, blu intenso.
Ci troverete André. L'ho amato per quel suo modo di entrarti dentro, per come divora la strada e Lou. Ci troverete Lou. L'ho amata perché si abbandona ad André, ad occhi chiusi, perché si fa rapire dalla curiosità. Ci troverete Jeanne, beh lei sì che l'ho odiata per quel mondo organizzato, per quegli occhi di ghiaccio frammenti di trasparenza azzurra, per quella parte in cui mi sono ritrovata. Ci troverete personaggi senza nome: il Vecchio con la sua agenda nera ed una storia da raccontare; il Generale in attesa di ascoltare una storia; l'Arbitro compagno di emozioni; il Barista, il Ragazzo, il presidente, il capitano, un amico perso, un amico sparito.
Nel seguirle queste vite mi sono persa, più volte, come più volte sono tornata indietro, ho preso appunti, ho segnato i passaggi, ho evidenziato e nonostante questo lavorio mi sono sentita come il Generale: ha appena iniziato a capire ma non riesce a mettere insieme i frammenti. Ne mancano ancora troppi, con tanti pezzi in mano senza quello di congiunzione.
Tre storie sconnesse eppure collegate perché qualcuno, l'assemblatore, si è preso la briga di raccogliere tutti i pezzi in una agenda nera, perché la vita di ognuno di noi produce briciole e ne produce tante se viene ridotta in briciole da un evento violento, perché è importante non dimenticare. Il libro è pieno di temi, accennati, sviscerati ma credo che la memoria sia quello centrale, oppure lo é per me.
Sai qual è la cosa che realmente mi terrorizza? É il poter essere dimenticato. L'esser dimenticati. Non aver lasciato alcuna traccia, alcun segno nella tua vita.
Possiamo dare una forma ai ricordi, possiamo imprimerli sulla carta, affinché nulla vada perduto così chi legge potrà mantenere vivo il ricordo, ogni volta di nuovo, con ogni lettura, con ogni lettore, con ogni lettrice.
Il libro, dalla copertina nera, contiene i frammenti di una, no di diverse vite, a questo ne seguiranno altri di libri, altre di vite, o chissà le stesse intrecciate alle nuove ed è necessario leggerli tutti i tre racconti, leggerli tutti i libri in modo da chiudere il cerchio, un moto circolare come lo è la vita nelle sue fasi.
Come piangere sott'acqua è l'inizio di tutto, questo mi ha ripetuto più volte Diechirico, ed ora, ripreso il corretto flusso, posso continuare con il terzo: l'effetto farfalla mentre il libro partirà verso chi vorrà onorare l'impegno: raccogliere le briciole per impedire al tempo di disperderle.
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