Rubrica Ci provo con. Recensione 40/176. Panum Resis di Ludovico Paolo Monticciolo

Ultimo appuntamento dell'anno con  la rubrica mensile Ci provo con rubrica in cui si legge un autore o autrice per la prima volta, nata da un'idea di Chiara Ropolo  con la preziosa collaborazione di  Dolci Carloni creatrice di tutti i nostri banner compreso quello a seguire con l'elenco delle partecipanti.
Questo mese vi parlo dell'opera prima di Ludovico Paolo Monticciolo, un viaggio insolito dove vi sentirete a disagio mentre riderete mentre andrete avanti trascinati dalla scrittura.

«No, Federico. Quel tipo di mondo che pensi ci sia là fuori non esiste, in realtà.Tutto ciò che ci sembra scontato non lo è mai e quello che ci sembra impossibile poi diventa reale.»


recensione
Panum Resis
Ludovico Paolo Monticciolo, 
Delrai Edizioni, pag. 220
Giallo, Thriller, weird
⭐⭐⭐⭐/5


Trama
Cosa ci fa un cadavere appeso sul tridente di Nettuno in Piazza Maggiore? E cosa hanno a che fare i sette segreti di Bologna con tutto questo?
Una morte molto bizzarra quella del sindaco Carrera. Mario Basili, maresciallo dei carabinieri che vive e lavora in città, si trova davanti una bella gatta da pelare, oltre a un mistero dalle radici articolate e tetre: omicidio originale con tanto di attenzione mediatica.
Tra i problemi causati dal fratello Paolo e l’amore del suo fido cane Otto, Mario viene ossessionato dalla difficoltà del nuovo caso, che sembra impantanarsi in un vicolo cieco. Certezze non ce ne sono, indizi sì, ma complessi, enigmatici, dai tratti cospirazionisti, e perlopiù dal sapore celtico e avventuroso. Conscio dell’ignoto, ma soprattutto della bellezza della bibliotecaria Carlotta, l’ispettore verrà sedotto e opportunamente – oppure no – condotto nei meandri di un delirio di follia che lo condurrà attraverso le bellezze di Bologna, una città che riserva meravigliose sorprese, oscure consapevolezze e terribili forze incatenate in uno spazio senza tempo.




Recensione
Non vi parlerò della trama perché  non c'è nulla da aggiungere alla sinossi ma soprattutto non ve ne parlerò perché c'è un mondo sotteso nelle parole da scoprire leggendo.
Panum Resis è molteplicità adamantina. La storia è molteplice, ricca nella trama e nel suo srotolarsi passo dopo passo, ricca di personaggi e luoghi, anche se si svolge in una sola città, Bologna,  ma  la scrittura è adamantina: nella profondità riverbera. 

Chiuso il libro sono rimasta stupefatta, poco più di duecento pagine eppure la percezione è di averne lette il doppio per quanta roba ci sta dentro. Strano.
Panum Resis mi ha riportato  alla mente un'altra storia: Casa di Foglie di Mark Z. Danielews non per i temi, sono due libri molto lontani, bensì per l'effetto  creato. Davvero strano.
Nel libro di Danielews
  c'è questa casa al cui interno gli inquilini scoprono spazi dove non dovrebbero esserci, l'interno aumenta di volume ed è in continua evoluzione mentre l'esterno non cambia di un millimetro. Ebbene Panum Resis è come la casa: l'involucro, la copertina, non cambia ma la storia si dilata. Standoci dentro si aprono varchi da percorrere, cunicoli in cui intrufolarsi, si incontrano tanti personaggi ma attenzione il suo dilatarsi non è un di più, tutto è essenziale e incredibilmente dettagliato e vi consiglio di leggerlo tutto d'un fiato  per non rischiare di rimanerci intrappolati in quei cunicoli. 
Panum Resis crea inquietudine, come la casa, del resto non è mai piacevole camminare su un terreno scivoloso paventando qualcosa di funesto eppure andiamo avanti perché l'ignoto é conturbante, avanti come rabdomanti alla ricerca della fonte con le braccia tese e le mani aperte per tastare lo spazio circostante mentre Mario, il protagonista, strappa sorrisi inattesi, sì perché riusciamo anche a ridere.

Di Panum Resis mi é piaciuto tutto e sopra a tutto la scrittura, la cifra dell'autore.
I personaggi sono come fiumi sotterranei emergono dalle profondità per confluire tra loro davanti agli occhi del lettore con brani di appena una pagina, leggendoli scopriamo quello che c'è da sapere ed anche quello che non si vorrebbe sapere e la cosa strana é che di tutti, con una manciata di parole infinite, ricorderemo l'essenza.  Con me porterò Carlotta, la più occhiuta, una figura apprezzata fino in fondo solo andando avanti nelle storia grazie alla sua evoluzione. Bologna, anch'essa protagonista grazie alle dettagliate ma mai verbose descrizioni,  è il palcoscenico ricco di misteri, tutto verificabili, dentro cui ci muoviamo. La  doppia narrazione, in prima ed in terza persona ha una sua precisa funzione. I dialoghi sono ridotti all'osso ma non se ne sente la mancanza. Nel finale fate attenzione a dove metterete i piedi potreste scivolare rovinosamente mentre nella postfazione  ci aspetta qualcosa di piacevole: sbirciare nella cassetta degli attrezzi di un autore da seguire, di cui leggerò sicuramente altro.

Commenti

  1. Lo abbiamo comprato insieme e i tuoi commenti positivi mentre leggevi più questa recensione mi fanno sentire la necessità di leggerlo a breve... brevissimo. Aspetta i miei scleri 😘

    RispondiElimina

Posta un commento