Recensione 5/182. Van Helsing di Natascia Luchetti

«É un mostro. É solo un mostro» dissi  «Ed io uccido i mostri.»

La paura del buio è ancestrale, da essa nascono storie per dare forma a ciò che forma non ha, un modo per affrontarla, la paura, o forse per esorcizzarla.


recensione
Van Helsing
Blood never lies
Natascia Luchetti
Edizioni Delrai, pag. 368
Horror, fantasy
Valutazione ⭐⭐⭐⭐/5


TRAMA
La vera storia dell’uomo che ha trasformato la sua vita in leggenda, la cui stessa esistenza era un’arma contro le Bestie: Abraham Van Helsing. L’essere umano deve conoscere il mondo per poterlo capire appieno ed è ciò che pensa il giovane Van Helsing nell’approcciarsi all’università e al suo futuro da medico, ma l’oscurità lo attende e non gli lascia tregua, incamminandolo per la via a lui destinata.
È nelle ombre più fitte che l’incubo ha inizio, una verità inspiegabile da Abraham considerata inconcepibile: esiste il Male, esiste il Bene. Ogni tipo di creatura sovrannaturale vive tra gli uomini, con loro, e questi non ne hanno coscienza. Continuano le loro vite, schiavi della superstizione e dell’ignoranza. È impossibile concepire un futuro senza l’abisso delle tenebre e la lotta per la sopravvivenza ha inizio, perché chi uccide il male, assorbe il male. A condurre il braccio del cacciatore una sola verità, che domina persino il suo cuore: il sangue non mente mai.

Recensione
É sempre difficile parlare del male ma Natascia Luchetti, attraverso il diario di Van Helsing, ci riesce benissimo. Lo fa grazie alla scrittura elegante per il modo in cui costruisce i brani e affilata per come incide. Lo fa con una fantasia fervida che sa creare e deformare. Lo fa con una trama complessa, avvolta nel mistero e nel sangue. Ho apprezzato tantissimo il taglio intimo della narrazione in prima persona che non toglie nulla alla descrizione dei luoghi e dei tanti eventi, così come la scelta di presentarci Van Helsing da giovane e seguirlo nella sua evoluzione. 
La storia si divide in due parti: nella prima, più breve, saremo appena sfiorati dal buio, nella seconda corposa bruceremo nel freddo. Natascia  ci trascina da Amsterdam a Londra, in manicomi e cimiteri, in locande e sotterranei ed in luoghi sconosciuti. Assisteremo ad azioni concitate, violente,  sanguinarie, scene sempre diverse e questo è  un altro pregio dell'autrice: il non ripetersi, mai. I personaggi sono tutti  definiti con cifre precise. Van Helsing è  la nostra guida, un protagonista a tutto tondo, accanto a lui  sin dalle prime battute ho amato tanto la tinta rossa di Susan, quella nebulosa di Carvill, quella impetuosa di Wolf e questi sono solo una parte delle presenze che si agitano intorno a noi durante la lettura.


Van Helsing da giovane  studioso di medicina a cacciatore di mostri, il passaggio non sarà indenne per lui perché è convinto, come lo siamo tutti, che  la conoscenza può dissipare il buio ma ci sono tenebre in cui la luce non arriva e si può diventare pazzi  o mostri a guardarci dentro. Ecco perché Abraham cerca il metodo giusto, gli strumenti adeguati, per difendersi.
Da medico a cacciatore il fine è lo stesso, aiutare l'umanità ma i campi di azione cambiano: il mondo tangibile prima, l'abisso poi.  Abraham insegue l'oscuro, lo caccia, lo vuole estirpare, il suo percorso  crea continui stordimenti in lui e in noi.  Durante la lettura, sul finire, ho vissuto una fase di ottundimento, Abraham mi ha portato dentro ai deliri del male con la furia della parole, qui ho intravisto qualcosa in mezzo al buio, qualcosa di conosciuto ecco perché ho offuscato la visione. Bisogna saperlo affrontare il male e Van Helsing, cacciatore umano di mostri, ci prova. 

E voi a cosa credete? Siete pronti a guardare nel buio? Se non ve la sentite  non fatelo ma ricordate che  far finta di non vedere non vuol dire che non esiste. Invece se il dubbio, la curiosità diventano prepotenti immergetevi nel mondo creato dall'abile penna di Natascia del resto Nessuno può conoscere la verità finché non ne viene travolto.

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