Recensione 17/194. Male dentro di Jo Burnette.


Male Dentro
Jo Burnette
Independently published, pag.294
Valutazione  ⭐⭐⭐ / 5


Trama
Berlino est, 1979. L’esplosione di una centrale industriale sconvolge la notte silenziosa. Emanazioni tossiche si diffondono per l’aria, investendo un neonato innocente e innescando un’alterazione del suo DNA. Un potere oscuro e incontenibile si risveglierà in lui. Il patto di sangue stretto con un amico fraterno, anni dopo, intrappolerà quest’ultimo in una spirale di poteri paranormali che lo condurranno a una realtà distorta e paranoide. Mentre il confine tra reale e paranormale sbiadisce sempre più, il protagonista si ritroverà sull’orlo della follia a combattere una lotta impari per la sua stessa sopravvivenza.


Recensione
Spizzicando nell'indice, anzi nel modo in cui è strutturato e quindi costruita la storia capirete subito di trovarvi davanti a qualcosa di strano. Quello che accade alle vite dei due protagonisti, amici, Jo e Marco, è inspiegabile, a livello scientifico ovvio,  si può parlare in questi casi di telepatia, di chiaroveggenza, in una parola  di medianico scostandosene però visto che  il soggetto capace di andare nell'oltre è anche il protagonista del viaggio. Jo si troverà a dover fare i conti con un mondo paranormale perché c'è una verità, forse scomoda, da portare alla luce, qualcosa di non detto, di non chiarito riguardante il suo amico Marco.
Un patto di sangue, un cerchio ed una piazza sono gli elementi che dovrete tenere a mente.

Nei primi capitoli l'autore ci troveremo prima a Berlino, poi alla periferia di Roma poi a Roma. Ci troveremo prima nel 1979, poi nel 1992, poi in due momenti diversi del 1998. Ma poi nella parte centrale della storia il tempo e lo spazio svaniscono. Non siamo più a Berlino, né a Roma, non siamo  più nel 1979 né nel 1992 né nel 1998, siamo oltre, siamo in vuoto fatto di luce, fatto di buio, dove nessun riferimento tangibile può aiutarci,  dove non c'è strada da percorrere ma solo tentativi da fare. Siamo insieme a Jo ed alla sua coscienza che fa capolino di tanto in tanto per spronarlo, per redarguirlo, per dargli consigli, come un amico immaginario, alla ricerca di Marco o meglio della sua storia, di quel segreto che solo lui può raccontare a quell'amico con cui ha stretto tanti anni fa un patto.

L'autore dimostra una grande abilità nell'uso della scrittura nel riuscire a descrivere così lucidamente  ciò che non è tangibile tanto da farmi pensare che questo viaggio lui lo abbia fatto davvero. É bravo nell'uso della prima persona, così come nel costruire il finale, inaspettato, con cui viene rovesciato ciò in cui credevo. Mi è venuto un sorriso sghembo subito dopo aver compreso. É bravo perché la storia si legge velocemente.
Io però ammetto di aver sofferto, in alcune parti, questo  stare dentro a Jo, o meglio il taglio molto introspettivo  Gran parte della narrazione, delle azioni, passano filtrate attraverso i pensieri ed i contropensieri di Jo, della sua coscienza, attraverso le pagine di un  diario. La storia è scritta bene ma a me ha non ha parlato o meglio ha parlato troppo da una prospettiva non mia, è andato troppo oltre il mio oltre e questo è uno dei miei limite di lettrice.  
Non sono stata brava  a seguire  Jo nei suoi percorsi mentali mentre scopre verità indicibile e si adatta  alla nuova dimensione senza spazio ne tempo.


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