Recensione 20/197 Absinthe di Selene Alaska


Absinthe
Selene Alaska
Triskell Edizioni, pag. 343
Fantasy
Valutazione  ⭐⭐ / 5

Trama
La morte, signora volubile e temuta, veglia su ogni anima e la brama. L’ultimo respiro di ogni essere finito le appartiene e chi osa cercare di ingannarla non può che essere condannato a un’eternità di dolore e sofferenze. La morte è un bacio di gelida quiete, l’eternità è un nulla viscoso di peccato.

Julian è sfuggito alla morte diventando un vampiro, ma la maledizione di un’eternità di sangue l’ha messo in catene.
James è sfuggito alla morte diventando un demone, ma la morte gli è comunque rimasta dentro e lo segue in ogni dove da quando è tornato dall’inferno.
I cuori di entrambi vivono in un passato da dimenticare, i corpi si muovono in un presente in bilico tra vizi e virtù. Le menti, le colonne portanti della loro esistenza, sostengono il gran tempio delle loro vite nutrendosi d’arte. E il passato dimostrerà di non essere poi così impotente sul loro presente.
Jago, burattinaio inarrestabile, ha sete di vendetta e niente gli impedirà di ottenerla: Julian è il suo antagonista da annientare e James un mero strumento da piegare.
Peccato che James, un dandy che mai si è inchinato davanti ad anima viva o morta, non appartenga a nessuno se non alla musica del proprio violino.
Peccato che Julian, un affascinante Conte dalle fattezze angeliche, annientato dal senso di colpa per i propri errori passati, si rivelerà più interessante e nobile di quanto prospettato. 


Recensione
La trama e la bellissima copertina hanno attirato la mia attenzione. Chiuso il libro la copertina è rimasta affascinante mentre la storia non ha saputo trasformare  la curiosità in emozioni. Durante la lettura non ho trovato il punto in cui agganciarmi, ogni appiglio, personaggi, trama, struttura, si è rivelato fragile,  tra me e Absinthe non si é creata la magia. Cercherò di spiegare i motivi.

Le  azioni dei personaggi non sono del tutto calate negli eventi mi sono arrivati come fossero comparse su un palcoscenico nell'atto di recitare senza troppa convinzione  di conseguenza  le emozioni, le mie, sono rimaste fredde come il sangue di James. 
Ci sono poi dei cambi di direzione nelle scelte di alcuni personaggi troppo repentini, mi hanno lasciato perplessa, avrei gradito un tempo più lento per comprenderle appieno.  Due figure, quelle che ho trovato meglio costruite, rimangono coerenti con la loro personalità, Jago ed il demone James incoerente per natura, le altre 
Alcuni personaggi non hanno evoluzione sono strettamente funzionali al momento della narrazione, Diana o Gabrielle  e Anne che svanisce come è apparsa mentre all'inizio della storia ho avuto la netta sensazione che dovesse avere un ruolo di rilievo.
La relazione principale tra Jonas e Julian evolve troppo velocemente non ho avuto  il tempo di assaporarla, costruirci sopra fantasie, lo stesso accade per il mistero intorno a Jago, come se le autrici avessero fretta di raccontare ma correndo non ho trovato spazio ed ho sentito la mancanza dei dettagli.
 
La narrazione si sviluppa con capitoli alternati tra i  personaggi principali e qui in diversi passaggi mi è mancata la cornice di fondo quella che tiene unita la storia  e  ancorato  il lettore.  L'unico elemento di raccordo  in tutta la lettura, che ho trovato sovrabbondante,  sono state le citazioni dall'Otello, dall'Amleto, da Cime Tempestose e non finiscono qui; i rimandi alla musica di Chopin.
Absinthe sembra un palcoscenico dove gli attori e la storia vengono piegati al fine di celebrare l'arte, quella sopracitata,  così però i primi perdendo spessore, la storia solidità e la lettura mordente
Peccato. Per me ovviamente.

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