Recensione 43. Rubrica L' assassino è il maggiordomo: "Le segnatrici" di Emanuela Valentini 3 e 1/2

 Nuovo appuntamento con la rubrica mensile L'assassino è il maggiordomo il gruppo di lettura su Facebook nato da un'idea di Desirèe MelanoDurante il mese si decide  insieme cosa leggere; a metà mese con metà del libro letto condividiamo impressioni, sospetti, parliamo dei moventi, dei personaggi, della storia; a fine mese si tirano le somme: chi avrà indovinato l'assassino? 
Per il mese di novembre è stato scelto il  thriller di Emanuela Valentini, Le segnatrici.




Io facevo parte della mappa di quel luogo.
Io ero un capitolo di quella dolorosa storia.
Cercare la verità non era affatto una missione adesso, ma una necessità.


La protagonista di questo thriller è Sara Romani. 
Sara non è una poliziotta, non è una detective, non è una criminologa, è un medico, un chirurgo oncologico e non vive a Borgo  Cardo, paesino nell'Appennino emiliano di sessanta anime, il luogo dove si svolge la storia, qui c'è la sua nonna, la sua infanzia, i suoi amici di un tempo. Però quando, dopo circa vent'anni, vengono ritrovate le ossa della sua amica Claudia, scomparsa nell'estate del 1997, Sara da Bologna torna a Borgo Cardo,  ufficialmente per partecipare al funerale, ufficiosamente per ricostruire quel pezzo della vita di Claudia  che si è perso, perché Cercare la verità non era affatto una missione adesso, ma una necessità.
A Borgo Cardo ritroverà gli amici di un tempo, quelli con cui condivideva i giochi, le estati: Marco, con un figlio, il piccolo Giacomo ed Emilia, una poliziotta temporaneamente sospesa, ognuno con la sua storia da raccontare e scoprire. Il giorno in cui Claudia scomparve era  con loro tre,  tornare nei posti della sparizione vuol dire  riportare alla memoria  quell'evento e quello che accade.
A Borgo Cardo gli abitanti del paesino sono montanari,  uomini e donne che l'ambiente ha forgiato ma non ha cambiato. Schivi, silenziosi al limite della scontrosità, sfuggenti a tratti misteriosi con le loro tradizioni e superstizioni che si perdono nella notte dei tempi ed in quei segni di cui hanno conoscenza solo loro, le anziane donne, le segnatrici.

Il tema centrale trattato dall'autrice è la cura del male. Al centro della storia infatti c'è la contrapposizione tra la medicina tradizionale, il modo scientifico di  riconoscere, isolare e curare le malattie di cui Sara è fautrice ed il metodo empirico delle segnatrici,  le uniche che nei secoli hanno tramandato un'arte antica per contrastare il male.
Il folletto che fa i dispetti se non gli lasci il latte appena munto. La paura che si nasconde tra le dita dei piedi e va lavata via con un bagno di fiori bianchi. Il malocchio. Le male parole. L'anima che cade per terra. Il sangue mestruale per legare l'uomo amato. Il confine sottile tra guaritrice e strega.

La narrazione è  in prima persona, questo ci avvicina di più all'instancabile protagonista che seguiremo quasi correndo nelle sue  ricerche, in questo caso, senza metodo scientifico, spinta solo dall'intuito. Devo dirlo subito non ho avuto empatia per Sara, probabilmente per il suo carattere impavido che a tratti la rende inverosimile. Gli eventi a cui va incontro segnerebbero il più audace dei supereroi mentre lei affronta, mette da parte e va avanti alla ricerca della verità. Alcuni dialoghi, inoltre, mi sono sembrati incompleti, chiusi troppo in fretta dall'autrice lasciando la sensazione che qualcosa è mancante.
Il bilancio potrebbe sembrare del tutto negativo, invece la lettura mi ha tenuto incollata alla pagine e mi è piaciuta questa suspense che l'autrice ha saputo creare fino alla fine perché i misteri si affastellano, uno sull'altro, gli indiziati  aumentano  con l'aumentare delle pagine lette fino ad arrivare ad un punto in cui potrebbero essere tutti, ad aver ucciso Claudia, oppure nessuno.
Se state cercando una lettura che vi faccia evadere nei misteri  vi consiglio questo thriller.

 
Ed ora andiamo a leggere  cosa ne pensa Desirèe nel suo blog: la biblioteca dei desideri 




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