Rubrica: Ci provo con. Recensione 15/62 "Una questione privata" di Beppe Fenoglio

Nuova recensione per la rubrica a cadenza mensile Ci provo con... ideata da Chiara  in cui si legge un autore o autrice per la prima volta. Un grazie come sempre a Dolci Carloni per il banner.
Questo mese ci provo con un autore  di cui ho sentito parlare ma a cui non mi ero ancora avvicinata. 


punto di lettura,   ci provo con
Edizione cartacea, pag. 129, valutazione ⭐⭐⭐⭐/5

Arrivò sotto il portichetto. <<Fulvia, Fulvia, amore mio>>.
Davanti la porta di lei gli sembrava di non dirlo al vento, per la prima volta in tanti mesi. << Sono sempre lo stesso, Fulvia. Ho fatto tanto, ho camminato tanto... Sono scappato e ho inseguito. Mi sono sentito vivo come mai e mi son visto morto. Ho riso e ho pianto. Ho ucciso  un uomo a caldo. Ne ho visti uccidere, a freddo, moltissimi. Ma io sono sempre lo stesso>>.

Di  Una questione privata si è scritto e detto tanto. La stessa prefazione a questa edizione è composta da ben 59 pagine in cui si affrontano i tanti aspetti del romanzo partigiano, si tratta della scrittura della  poetica e della produzione  dell'autore. Rimando quindi ai tanti testi per l'approfondimento dei temi sopra citati.
Quello che leggerete a seguire è semplicemente il risultato della mia personale immersione in una lettura breve ed intesa,  assoluta come può esserlo la follia, vera come può esserlo la storia, umana come può esserlo la vita. 

Fulvia, Milton, Giorgio, sono questi i nomi che si alternano nel racconto. Fulvia e Giorgio vivono grazie ai ricordi di Milton, è lui, solo lui, che seguiremo ed ascolteremo. Una storia  apparentemente  sviluppata su un arco temporale di pochi giorni ma che effettivamente investe tutto un mondo, la vita  prima. Prima della Resistenza partigiana mentre è in corso la Resistenza partigiana, anche se quella vita  dovrebbe essere lasciata a dopo. <<Con la vita e il mestiere che facciamo si va in crisi come niente. Le cose di prima a dopo, a dopo!>>
Nella vita, prima, Milton é uno studente, un amante delle parole, della musica, della poesia, di Fulvia. Ora Milton è un partigiano. La vista della villa però cancella le distanze, centrifuga il partigiano e lo studente, la guerra e l'amore, con un risultato drammatico che darà il via ad una serie di azioni concitate nella manciata di giorni a seguire.  
La villa, in cui Milton si imbatte durante una ricognizione insieme ad un compagno, è quella di Alba, con il ciliegio, il portichetto,  quel parquet e la libreria. Quello per lui era il più luminoso posto al mondo, che lì per lui c'era la vita o resurrezione La villa riporta  in superfice  la vita prima della Resistenza, quando c'era Fulvia e Giorgio. 

Giorgio Clerici è il ragazzo più ricco, bello ed elegante di Alba. Giorgio ospita Fulvia, arrivata da Torino, nella sua villa di campagna e le fa conoscere Milton. 
La bellezza di Fulvia lo addolorava. Fulvia è allegra, solare. A Fulvia piace ascoltare la musica e le poesie che Milton le regala. Milton è silenzioso, serio, triste. Non è bello ma è un Dio con l'inglese, è formidabile con le parole, molto meno con le altre cose. Ecco perché quando Fulvia e Giorgio ballano lui fa il macchinista cambiando i dischi e quando Fulvia e Giorgio giocano a tennis lui sta in panchina, scomodo, a guardare. Nessuna ragazza di Alba  era in condizioni da far da pendant a Giorgio Clerici. Arrivò da Torino Fulvia e la coppia perfetta fu formata.


Il tarlo, Giorgio e Fulvia,  non c'era nella vita di prima, inizia a rodere solo ora, ora dentro ai vestiti  umidi, sporchi di partigiano. Ora che la governante incontrata nella villa gli racconta degli ultimi mesi di Giorgio e Fulvia in quella villa, quegli incontri notturni sempre più lunghi, quegli appuntamenti lontani dalla villa, fino a settembre, fino alla firma dell'armistizio. Fulvia e Giorgio intimi mentre lui era già partigiano. Parte tutto da qui. 
Milton decide di andare a cercare la verità. Cercare Giorgio, trovarlo, farsela dire da lui  la verità, se è vera quella storia di lui e Fulvia: <<la verità, Una partita di verità tra me e lui.  Dovrà dirmelo, da moribondo a moribondo>>.

La  prosa  mi ha colpito in faccia. Asciutta, incalzante negli eventi, densa nelle riflessioni. La prosa fa la differenza, vale la lettura di una questione privata. 
Un libro dentro alla Resistenza. Quella storica dei partigiani, presente in tutta la narrazione e quella di Milton. Indefesso, spinto da una gelosia dilaniante avanzerà sempre più avanti, avanzerà  senza sosta alla ricerca della risposta, isolandosi da tutto il resto: dalla guerriglia, da quei compagni. 
Non poteva più vivere senza sapere e soprattutto, non poteva morire senza sapere, in un'epoca in cui i ragazzi come lui erano chiamati più a morire che a vivere.

Il racconto  inizia con i ricordi e via via si fa sempre più concitato portando il lettore dentro alla follia, quella amorosa e quella inevitabile della guerra. 
Mi sono sentita trasportata da una forza  impetuosa, senza possibilità di fermarmi.  Trascinata nella nebbia impenetrabile, nel freddo impietoso, nel fango putrido, bagnata fradicia, cercando di fermare Milton. Impossibile.
Il pensiero di perdere Fulvia, quell'amore raccontato al vento, fa cadere ogni speranza lanciando il partigiano in una corsa forsennata. Caduto l'ultimo baluardo Milton non sarà più lo stesso.
Una questione privata quella di Milton e Giorgio, una questione privata la lotta partigiana. Ad un certo il confine tra le due questioni  si confonderà: la lotta partigiana ha portato Milton lontano da Fulvia, l'amore spezzato porterà Milton lontano dalla realtà ed il lettore  seguirà la sua furia cieca, in un tempo storico in cui la vita è sospesa. Saremo così condotti all'epilogo finale dal gusto inconfondibile di sconfitta. 
Un libro intenso grazie alla sua brevità, grazie alla scrittura. 


Nel banner a seguire le altre partecipanti alla rubrica.





Commenti

  1. Mi è piaciuta l'analisi del testo però è da un po' che ho fatto una scelta del tutto personale di non imbttermi più in libr narranti i periodi delle due guerre, tra le due guerre o comunque tutto ciò che giro intorno a quel periodo

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    1. Devo ammettere che fino ad ora anche io mi sono tenuta lontana dalle letture che riguardano la guerra, qualsiasi, ora però sto seguendo un gruppo di lettura di classici ed è stato proposto questo libro insieme ad un alto sempre sulla Resistenza quindi mi sono buttata. : )

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  2. Io sono molto vicina al pensiero di Floriana. Capisco benissimo che alcuni libri dovrebbero essere letti a prescindere da tutto ma io spesso non riesco assolutamente.

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    1. Io sono dell'idea che si legge quello che ci piace, perché la lettura è appunto un piacere. Ultimamente mi è venuta voglia di leggere qualche classico ecco perché mi sono buttata in questa lettura grazie anche ad un gruppo di lettura a cui mi sono iscritta.

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  3. Di Fenoglio ho il ricordo bellissimo della trasposizione teatrale amatoriale a cui ho partecipato da bambina. Dovrei leggere altro di suo

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    1. Che bel ricordo che hai.
      Al di là del tema sempre un pò difficile da affrontare per il dolore che si porta dietro, la prosa di Fenoglio è notevole.

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  4. Ai tempi del Liceo, non per imposizione scolastica, ho letto un’amplissima quantità e varietà di letteratura partigiana. C’è stato un periodo in cui non lèggessi altro, ma Fenoglio ancora non lo leggo, pur ripromettendomi da quei tempi, di leggere qualcosa di suo. Questo potrebbe essere un inizio! Grazie!

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    1. Che belli questi ricordi. Pensa io invece ricordo poco delle letture scolastiche, povera me, e poco di quelle partigiane che a quanto ho letto sono un filone importante della letteratura.
      Fenoglio ha sicuramente una prosa che colpisce.

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