Recensione 20/156. E poi...Paulette di Barbara Constantine

Con le storie francesi ho uno strano rapporto: per entrarci dentro ho bisogno di tempo, il tempo necessario per leggere almeno la metà della storia, poi poco prima o poco dopo, spesso,  la storia si disvela e allora arrivano i messaggi trasportati  con una delicatezza palpabile.  É successo con Le lettere di Esther, con La felicità delle piccole cose, con I quaderni dell'amore perduto ed ora con questa.


Trama
Ferdinand è un signore sui settanta che vive tutto solo nella sua enorme cascina in campagna. Figli e nipoti hanno troppi impegni... A lui resta il cane, un bicchierino ogni tanto, e un sacco di tempo libero. Un giorno Ferdinand, facendo visita alla vicina, scopre che il suo tetto è stato devastato da un nubifragio. Non ci dorme tutta la notte. Ma il mattino successivo si fa coraggio e invita Madame Marceline a trasferirsi da lui. Lei e tutti i suoi animali, ben inteso. A poco a poco la fattoria si riempie di fermento, agitazione, nuova vita. Perché dopo Marceline arrivano anche un amico di infanzia di Ferdinand rimasto vedovo di recente, due vecchine un po' smemorate, uno studente di Agraria che rimette in sesto l'orto, e alla fine anche Paulette.


E poi, Paulette, pag. 227
Barbara Constantine
traduzione a cura di: Margherita Botto 
Einaudi
Narrativa straniera
Valutazione: ⭐⭐⭐/5


Aveva preso gusto a vivere da sola, se ne sarebbe senz'altro pentita. Ma ha cambiato idea rapidamente. Perché era bello, davvero, poter chiacchierare con qualcuno fino alle tre del mattino., sganasciarsi dal ridere, prendersi a cuscinate o raccontarsi cose personali, e persino qualche segreto. Così tutto ciò che avrebbe potuto essere  un problema sul piano organizzativo si è rivelato di facile soluzione. 

Recensione
Ma quanto è grande la casa di Ferdinand? Questa domanda è arrivata ad un certo punto della lettura perché in questo spazio sembra esserci posto per tutti:  bambini, giovani, anziani. Quando sta per aggiungersi qualcuno basta dire: due più uno alla fattoria e tre più uno alla fattoria,  avanti così, capitolo dopo capitolo, persona dopo persona.

Ferdinand, dopo la morte della moglie, vive da solo in una grande cascina poco fuori dal paese. Il figlio Roland gestisce un ristorante insieme alla moglie Mirelle con la quale ha un rapporto teso, i loro figli vanno di rado a trovare il nonno. Lionel, fratello di Roland, è da anni in Australia e si fa sentire pochissimo, vedere mai. Ferdinand é solo e annoiato, è un tipo a cui non piace parlare di sé, gli sembrerebbe di spogliarsi in mezzo alla piazza principale ma quando si accorge che la vicina, Marcelline,  vive in condizioni precarie in una casa in cui piove a causa  del tetto malconcio, riesce a trovare le parole giuste per convincerla ad andare a vivere da lui almeno fino a quando il tetto non sarà riparato. Insieme a Marcelline Ferdinand accoglie un gatto, un cane ed un asino.
Dopo di lei  toccherà a Guy, riparatore di bici e ideatore di planning inutili,  sarà sempre Ferdinand a convincerlo per salvarlo da una depressione incombente dopo la morte dell'amata moglie; poi  arriveranno le sorelle Lumiere,  non sono realmente sorelle ma è come se lo fossero per i tanti anni di vita e lavoro insieme. Vengono accolte da Ferdinand perché stanno per perdere la casa in cui vivono da sempre. Arriva poi la giovane infermiera Muriel e Kim lo studente di agraria. Infine  i nipoti di Ferdinand inizieranno a passere più tempo a casa del nonno vista la situazione catastrofica  tra i genitori.
Ogni personaggio  occuperà uno spazio vuoto nella cascina riempiendolo con la propria presenza.

Stando insieme a questa famiglia improvvisata scopriremo quanto gli anziani sono simili ai bambini per il modo in cui affrontano la vita senza tanto rimuginare, appena hanno un'idea, gli uni e gli altri, vanno dritti al sodo non come gli adulti: capaci di tutto. Di cambiare idea senza preavviso, rimangiarsi la parola data senza spiegazioni, abbindolare, rifilare, fregare, giocare brutti tiri ai bambini, non necessariamente per cattiveria, è vero, ma come se fosse normale. 
Si scopre che il ruolo dei nonni è quello di viziare i nipoti e che se c'è un'infermiere in casa questa può prendersi cura degli acciacchi dei vecchietti così come gli anziani possono mettere a disposizione le loro abilità e le molte conoscenze. Ci si rende conto quanto lo stare insieme ci rende attenti all'altro e più forti perché il peso degli eventi dolorosi si divide per tutti.  
Il messaggio dell'autrice è chiaro: la convivialità, lo stare insieme è una ricchezza più che una perdita delle proprie comodità tutto ciò che avrebbe potuto essere  un problema sul piano organizzativo si è rivelato di facile soluzione. Un bel messaggio per una società abituata all'esaltazione del singolo, dello stare chiusi nel proprio piccolo pezzetto di terra.

La storia si legge velocemente grazie ai capitoli brevi e all'ironia dei personaggi anche se non ho molto apprezzato l'uso del discorso indiretto che appesantisce la narrazione e sul finale c'è un evento legato a Muriel che ha poco di credibile, sembra quasi che l'autrice abbia dimenticato di inserire un brano o un capitolo per legare l'evento.  
Rimane  una lettura dai toni delicati e un po' fiabeschi con cui si cerca di affrontare temi importanti.


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