Recensione 25/161: Iulia Farnesia. Lettere da un'anima di Roberta Mezzabarba


Io sono Giulia Farnese, vedova Orsini, vedova Capece Bazzuto, amante del Cardinale Rodrigo Borgia, tuo amato padre e poi Papa Alessandro VII.
Sono Giulia La Bella.
Ma in fondo non sono nessuna di loro e, vergando parole su questi fogli candidi con questa penna d'oca e inchiostro nero come la pece, voglio lasciare un segno indelebile della mia anima, affidandola a te, dolce amica mia.

Nella nota finale l'autrice, parlando di Giulia, scrive:  E da un certo punto, lei era dentro me e io dento lei. Sapevo senza capire, e le mille domande hanno capitolato dinnanzi a granitiche certezze che sgorgavano dall'anima. 
Ebbene da un certo punto in poi della lettura anche io l'ho sentita accanto a me. Ho preso posto davanti al fuoco dell'imponente camino di pietra nella fortezza di Carbognano ed ho ascoltato la sua storia. 

francesca ostili
Iulia Farnesia, Letterre da un'anima
Roberta Mezzabarba
Romanzo storico, pag. 247
⭐⭐⭐⭐ /5



Trama
Può un romanzo riscattare la dignità e la figura di una donna usata dalla sua famiglia e poi dispersa nell'oblio? 
Questo è quello che l'autrice di questo ambizioso romanzo storico "IULIA FARNESIA – Lettere da un'anima" è mirabilmente riuscita a portare a termine. Giulia Farnese, soprannominata dalle lingue del suo tempo La Bella, si racconta fosse il fiore più bello del 1500. Appartenente alla famiglia Farnese, allora di piccola nobiltà, Giulia lasciò che la sua famiglia utilizzasse le sue bellezze per ammaliare il Cardinal Rodrigo Borgia, maritandola nello stesso tempo ad Orsino Orsini di Bassanello detto Monoculus, per spingere la carriera ecclesiastica del fratello Alessandro (che poi diverrà Papa Paolo III).
Di Giulia si è sentito dire di tutto: le cronache del tempo la hanno dipinta come licenziosa e dispotica dama, abile amministratrice di potere, spietata manipolatrice. Questo romanzo, a quasi cinque secoli dalla sua morte, rappresenta una voce fuori dal coro. Racconta di una donna che dopo il periodo passato alla corte vaticana, come favorita del Papa Borgia, ha dato una svolta alla sua vita decidendo per la prima volta di sé. Una Giulia matura, vedova per la seconda volta, domina del feudo di Carbognano si racconta e racconta il suo percorso, rivelando un personaggio indimenticabile.

Recensione
Lettere da un'anima. Il titolo lo annuncia, il taglio scelto dall'autrice  lo conferma: questa è una storia intima. Non l'intimità carnale, sordida di un cardinale, divenuto poi papa, con la sua giovanissima amante bensì l'intimità di una donna tra le donne quando il sipario su Roma si chiude, quando il  suo secondo marito è morto, quando la Bella decide di ritirarsi nella fortezza e feudo di Carbognano, ereditato per volontà del suo primo marito Orsini. 
Potrebbe sembrare la fine invece è l'inizio, una Giulia Farnese rediviva.

Attraverso gli eventi storici, scelti con  attenzione in un lavoro di studio molto lungo Roberta Mezzabarba da voce al personaggio storico vissuto cinquecento anni fa. Ce la racconta nel momento in cui si spoglia degli abiti da Bella per  diventare la Domina, impegnata nelle incombenze legate al feudo che amministra con capacità, oculatezza, correttezza. Ce la racconta attraverso i ricordi che tornano prepotenti  nelle lettere, non molte,  indirizzate all'amata amica Lucrezia Borgia, con cui Giulia ha vissuto durante il soggiorno a Roma come amante del padre; nelle confidenze con la figlia Laura e quelle con l'ancella Berna e la governante Onofria. E così scopriamo quell'amore per la famiglia d'origine ed il casato: la fede cieca in mia madre, l'educazione all'ubbidienza e l'amore per la casata dei Farnese; il matrimonio di facciata con Orsino Orsini per diventare amante del papa Borgia Orsino era un povero diavolo, guercio da un occhio e impaurito come un puledro selvatico, Rodrigo un toro focoso con esperienza e carisma da vendere; l'odio cieco del fratello Alessandro, poi Papa Paolo III, odio perpetrato fino alla morte.

Fino a quasi metà della storia ero incerta: affascinata dalla  bellezza di alcuni passaggi, dall'accuratezza della narrazione degli eventi, dai dettagli ma incapace di  raggiungere Giulia, come se la stessi guardando da lontano, cinquecento anni di distanza. C'è da dire che l'autrice dimostra grande attenzione per noi lettori, ci mette a nostro agio inserendo una legenda con la guida ai personaggi  principali, i cenni storici e poi qua e là le note a piè di pagina in cui vengono spiegati alcuni termini desueti.  Dicevo la storia stava lì, scivolava via grazie alla scrittura ma non riuscivo ad afferrarla, alcuni passaggi repentini tra passato e presente hanno creato distanza, poi ad un certo punto tutto si è disvelato,  è diventato reale non so dirvi neanche io come ma  la voce dell'autrice è scomparsa,  c'era solo Giulia accanto a me o meglio ero io accanto a lei fino alla fine insieme a Berna e Onofria. Da qui in poi ho potuto apprezzare le scelte dell'autrice, godere della storia. Arrivata alla fine l'avrei ascoltata ancora e ancora. 

Roberta Mezzabarba, di cui avevo già avuto modo di apprezzarne le scrittura, sa dare voce alle donne e qui riesce a farlo con un personaggio del Cinquecento  regalando a Giulia una voce intima ma stentorea.


Commenti

  1. Carissimo PUNTO DI LETTURA ho letto con vivo piacere questa tua recensione per questo mio ultimo romanzo-
    Devo dire che mi ha reso orgogliosa tutto ciò che hai scritto e che mi hanno commossa fino alle lacrime le tue parole: mi ero posta un intento nello scrivere questo romanzo, quello di traghettare l'anima di Giulia Farnese fuori dalle nebbie dell'oblio e raccontarla così come è stata, straordinaria e forte.
    Ora so con certezza di esserci riuscita.

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    Risposte
    1. Grazie Robera. Sì, sei riuscita a far rivivere Iulia.

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