Recensione 14/191. Il crepuscolo degli eccelsi di Uberto Ceretoli

Le verità lampanti sono sotto gli occhi di tutti ma nessuno le vede. Credere non è facile, ma è meno difficile se si provano dubbi.


recensione
Il crepuscolo degli eccelsi
Uberto Ceretoli
Nero Press, pag. 372
Distopico, urban fantasy
Valutazione ⭐⭐⭐⭐⭐/5



Trama
Londra, 2056.
Timothy Pollard, investigatore di Scotland Yard, ha appena scoperto che i vampiri esistono davvero. Non sa ancora, però, che vivono protetti dai servizi segreti e che, grazie a Sigmund Freud, hanno da tempo placato la loro sete di sangue. Roger de Tosny, vampiro millenario stanco della vita noiosa e decadente che condivide con i suoi simili, infrange gli accordi e torna ad assaporare il senso di potere e piacere che deriva dal nutrirsi prosciugando le proprie vittime. Ebbro di sangue, decide che è arrivato il momento di liberare se stesso e i membri della setta di cui fa parte, la Fratellanza degli Eccelsi, dal controllo del governo inglese. Il vampiro, inoltre, crede che la figlia di Pollard, Deborah, sia la reincarnazione della perduta moglie Godehildis e per riconquistarla, è disposto a fare qualsiasi cosa.



punto di lettura,
                                  
Recensione
Che Uberto Ceretoli fosse un abile narratore lo sapevo già, questa storia non è arrivata per caso tra le mie mani, non sapevo ancora quanto. 
Il crepuscolo degli eccelsi è  un urban fantasy dentro ad un distopico o viceversa con una struttura narrativa geniale. 
Chi scrive la storia è uno ma a narrarla sono in due: Uberto Ceretoli e Roger de Tosny. Incredibile.
Uberto, narratore onniscente umano, ha srotolato la trama descrivendo una città distopica,  passando da un evento all'altro, e vi assicuro che accade di tutto, con un semplice cambio di paragrafo e ha  costruito i personaggi con  tinte precise: tutti hanno un ruolo, tutti  dovranno fare una scelta mentre il lettore si pone le domande. Il ritmo è serrato fino alla fine e la fine attesa è inattesa.
La voce di Roger, il predatore  non umano, è tracotante inconfondibile e non perché i capitoli sono in corsivo bensì perché quando parla cala la nebbia,  l'atmosfera si raffredda e l'aria odora di morte.  Non può essere eluso. Roger ha il fascino dell'immortalità, la bellezza di chi è eterno, la sfrontatezza della lussuria e si inorridisce quando usa il Potere anche se è stanco ed affamato. 

Ogni narratore piega il tempo della storia a suo piacimento.
Uberto utilizza il passato per narrare gli eventi che avvengono in una  Londra futura, siamo nel 2056. Roger narra al presente, per lui  ieri è oggi,  affondando in secoli e secoli passati, ricostruendo le sue gesta, gli avvenimenti senza dimenticare nulla e qui i dettagli storici sono numerosi, curiosi, verificabili e dimostrano la cura nella stesura della storia.
I due si passano il testimone, le pagine di Uberto sono più numerose ma quelle di Roger più dense, come il sangue e straripano  tanto che il suo tempo è finito in quello di Uberto senza rendermene conto. Sorprendente.

Ma è con Timothy Pollard il detective, il personaggio più complesso a mio avviso che ho provato inquietudine. Siamo a Londra in una società distopica  dove tutto è controllato dal Grande Fratello, tutto è tracciato con il sistema Mecury, dove ciò che non serve viene destrutturato, ciò che è inefficiente viene efficientato, ogni aspetto della vita è sottoposto a valutazione e l'unico modo per  regalarsi un sogna è  assumere la Starway to Heaven. Pollard è un ingranaggio del sistema, mentre agisce, mentre parla in una società non così lontana dalla nostra, ne illumina le parti buie e l'assurdità. Pollard  è uno specchio, ci ho litigato perché mi ha costretto a guardare ponendomi domande fastidiose.

E poi dovrei raccontarvi ancora di tutti gli altri personaggi umani: i vivi, Eastefan mi ha conquistato verso il finale; di quelli non vivi Ulfvaldr  ha un posto sul podio; di cosa succede a Debby, la figlia di Pollard; cosa centrano Sigmund Freud, Jack lo Squartatore; dell'elogio con cit. ai film e libri, però se lo facessi poi non credereste alla bravura dell'autore perché è bravo all'inverosimile. 

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