Recensione 27/204. Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov
Il Maestro e Margherita, Michail Bulgakov, Universale Economica Feltrinelli, pag. 560 Letteratura russa, Classici ⭐⭐⭐⭐⭐/5 |
Pennac nel saggio 𝘊𝘰𝘮𝘦 𝘶𝘯 𝘳𝘰𝘮𝘢𝘯𝘻𝘰 scrive: le riletture nascono 𝘥𝘢𝘭 𝘥𝘦𝘴𝘪𝘥𝘦𝘳𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘪𝘯𝘤𝘢𝘯𝘵𝘢𝘳𝘤𝘪 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘮𝘢𝘯𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘦 𝘳𝘪𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢𝘳𝘭𝘢 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢 𝘤𝘰𝘴ì 𝘳𝘪𝘤𝘤𝘢 𝘥𝘪 𝘯𝘶𝘰𝘷𝘪 𝘪𝘯𝘤𝘢𝘯𝘵𝘪. Ebbene nel 𝘔𝘢𝘦𝘴𝘵𝘳𝘰 𝘦 𝘔𝘢𝘳𝘨𝘩𝘦𝘳𝘪𝘵𝘢 la rilettura sta nella prima lettura perché per qualche diabolico effetto rileggendo alcuni brani a distanza di pochi minuti, inevitabile farlo, questi arrivano con un incanto sempre diverso e la storia si dilata in percorsi intimi imprevedibili.
Potrei dirvi che il 𝘔𝘢𝘦𝘴𝘵𝘳𝘰 𝘦 𝘔𝘢𝘳𝘨𝘩𝘦𝘳𝘪𝘵𝘢 è una rappresentazione teatrale, i dialoghi sono superlativi; potrei dirvi che è un'acuta critica della società sovietica e qui sono state d'aiuto le note dell'edizione; potrei dirvi che è una commedia infernale in cui si ride di gusto; potrei dirvi che è una storia d'amore oltre il tempo tra i personaggi che danno il titolo all'opera; potrei dirvi che è un'ironica rappresentazione dell'umanità o meglio dei suoi vizi e che è anche una storia di speranza: 𝘯𝘰𝘯 𝘤𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘢𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘶𝘰𝘮𝘪𝘯𝘪 𝘮𝘢𝘭𝘷𝘢𝘨𝘪 dice Iesua a Ponzio Pilato mentre sta per essere condannato. Ebbene non avrei detto nulla o al contrario troppo creando solo confusione.
Al di là delle parole é rimasto un fatto: la commozione, la mia, davanti alla bellezza di questa storia. Come ci si può commuovere davanti a Woland, il diavolo, lo sa solo lui, ha a che fare con la paura o meglio con il consiglio del diavolo stesso di 𝘯𝘰𝘯 𝘢𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘮𝘢𝘪 𝘱𝘢𝘶𝘳𝘢 𝘥𝘪 𝘯𝘶𝘭𝘭𝘢. 𝘓𝘢 𝘱𝘢𝘶𝘳𝘢 è 𝘪𝘳𝘳𝘢𝘨𝘪𝘰𝘯𝘦𝘷𝘰𝘭𝘦 perché spesso porta al più penoso dei vizi umani, la viltà, ne sa qualcosa Ponzio Pilato. Al contrario seguendo Margherita sospinta dal suo amore, affrontando la paura si può addirittura arrivare ad esigere una cosa dal diavolo e vi assicuro ve la concederà a quale prezzo é da scoprire.
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